Crisi politica, ognuno carica la pistola fumante in mano agli altri e tutto resta fermo

SAN BENEDETTO - Non parte la raccolta firme, il sindaco Spazzafumo non si dimette e presenta progetti, non c'è Consiglio Comunale urgente e quello del 19 novembre si avvicina. Nella "crisi di San Martino" nessuno vuole esporsi per primo: per evitare il rischio di figuracce, per non farsi troppo vicini ai centristi, perché si vuol lasciare l'onere dell'affondamento a chi ha dato il colpo che sembra(va) di grazia
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di Pier Paolo Flammini

 

Antonio Spazzafumo

Ogni giorno sembra l’ultimo, eppure non accade nulla. Non si dimette il sindaco Spazzafumo, che vuole che i rappresentanti delCentro Civico Popolare espongano i motivi del loro abbandono in Consiglio Comunale. Si potrebbe forse dimettere, Spazzafumo, nel momento in cui la roulette russa in corsa lo trovasse con il proiettile puntato alla tempia, e allora le dimissioni gli darebbero altri 20 giorni di tempo di mediazioni e tentativi prima che diventino definitive.

 

Non ci sarà il Consiglio Comunale “urgente”, richiesto da Spazzafumo stesso al presidente del Consiglio Eldo Fanini, semplicemente perché mancano i presupposti: da regolamento comunale non ci sono né motivazioni di ordine pubblico né fortunatamente eventi naturali avversi. Dunque giovedì ci sarà la riunione dei capigruppo e Fanini provvederà a convocare il Consiglio Comunale come previsto mercoledì prossimo, 19 novembre. Una settimana, ma sembra un anno, di questi tempi.

 

Non c’è (ancora) alcuna raccolta firme, o almeno nessuno dichiara che gli è stato richiesto di firmare per il decadimento del Consiglio Comunale. Perché magari se ne trovano, di firmatari, ma qualcuno dovrà cominciare, col rischio di non raggiungere la maggioranza dei consiglieri, e poi sai che figura, e che assist a Spazzafumo e ai suoi: se non c’è più la maggioranza (è il mantra ragionevole) e poi non c’è più l’opposizione, che succede?

 

Non parte la raccolta firme da chi la crisi l’ha certificata, ovvero Centro Civico Popolare: un conto è dimettersi da assessori e scrivere un comunicato di abbandono della maggioranza e auspicare le dimissioni di Spazzafumo, un conto è essere gli artefici di una raccolta firme e passare, nell’imminente campagna elettorale, come gli accoltellatori figurati dell’esperienza civica (da loro stessi avviata e sostenuta). Sempre col rischio di non arrivare a 13.

 

Non lo fa la destra, e tutti guardano a Fratelli d’Italia, per il ruolo guida e i malevoli per la triangolazione tra Ccp, il consigliere comunale Andrea Assenti e il sindaco di Ascoli Marco Fioravanti (ferito per il cappotto sulle nomine Ciip e in barricata sulla Start Plus) come ha detto in una intervista il consigliere Umberto Pasquali, un socialista da Prima Repubblica che ne ha viste di ogni, e ha visto anche questa. Non lo fa – oltre che per il rischio di cui sopra – anche per scacciare il sospetto di essere l’asse portante di un attacco per procura: meglio stare sulla sponda del fiume e attendere che un Ciccippì pietisca una firma, piuttosto che rischiare di affogarci, in quel fiume. Non ne vale la pena.

 

Figurarsi la Lega, oggi con l’ex sindaco Piunti, precipitarsi a soccorso di Pellei & C., dopo quindici anni di contrapposizione politica.

 

Non lo fa la sinistra: Canducci è pronto a firmare per finire questa storia, ma nessuno fino ad ora gli ha portato il foglio e un calamaio. Mentre il gruppo misto è imprevedibile: firmerebbero, ma sai che piacere fregare tutti e vedere la disintegrazione politica di Spazzafumo o del Centro Civico Popolare in Consiglio Comunale. O per assurdo entrambi.

 

Non lo fanno neanche le due esponenti di Viva San Benedetto (De Ascaniis e Mancaniello), che erano uscite dalla maggioranza giusto perché al loro posto entravano i due di Forza Italia, ma mica si assumevano l’onere del salto in aria con nuova campagna elettorale un anno e mezzo prima della fine.

 

Perché in Consiglio Comunale potrebbe persino non esserci il confronto desiderato dal primo cittadino: i quattro consiglieri di Ccp potrebbero non presentarsi, e qui si aprirebbero pallottolieri per numeri legali, seconde convocazioni, strappi e ricuciture e chissà cosa. Perché tutto è possibile, anche l’impossibile. Come la disperata offerta di assessorati per recuperare quattro consiglieri e tirare un altro po’ a campare e intanto – come accaduto oggi – mostrare alla città altri progetti avviati, tra via Lombroso, Porto e a breve Albula e chissà cos’altro. Più il tempo passa, più ogni cosa appare confusa, invece che chiarirsi.

 

Forse la conferenza stampa convocata per la mattinata di giovedì 13 novembre dagli esponenti del Ccp (Domenico Pellei, Luigi Orlando, Fabrizio Capriotti) servirà a diradare le nebbie che pure, in questa prolungata estate di San Martino, non ci sono. Oppure, chissà.

 

 


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