di Marco Braccetti
«La palla è nelle mani della minoranza storica o in quelle del sindaco. In questa fase, noi siamo in attesa». Il Centro Civico Popolare sintetizza così la sua posizione sulla crisi dell’amministrazione Spazzafumo. Le parole sono di Luigi Orlandi, coordinatore della lista civica che – negli ultimi giorni – ha dato uno scossone alla maggioranza, ritirando gli assessori Cinzia Campanelli e Domenico Pellei ed i consiglieri Fabrizio Capriotti, Elena Piunti e Domenico Novelli insieme al presidente del consiglio Eldo Fanini.
Nella mattinata di giovedì 13 novembre, Orlandi e Pellei hanno incontrato la stampa per un’analisi della situazione. All’incontro era stata annunciata anche la presenza di Capriotti, poi saltata per impegni dell’ultimo momento del capogruppo consiliare centrista.
L’ex assessore Pellei si smarca dalle parole del sindaco, che aveva bollato l’uscita di Ccp come un atto di irresponsabilità amministrativa poiché, secondo Spazzafumo, l’eventuale arrivo del commissario metterebbe a rischio i principali progetti municipali. «Non è assolutamente così, anzi. Il nostro gruppo ha avuto la responsabilità di uscire dalla maggioranza solo quando i principali progetti che cambieranno il volto della nostra città erano ormai ben istradati. Tanto che il commissario non potrà far altro che attuarli. Mi riferisco alle riqualificazioni di piazza Montebello e di Villa Rambelli, la nuova vasca della piscina comunale e l’ammodernamento di altri impianti sportivi, il restyling del lungomare».
Con queste premesse, lo stesso Pellei passa al contrattacco, non avendo affatto gradito alcune dichiarazioni circolate negli ultimi giorni, che avrebbero dipinto il suo gruppo come dispensatore di «ricatti» o impegnati in formulare richieste al sindaco in cambio della permanenza in maggioranza. «Ho letto commenti al limite della querela per diffamazione e, da questo punto di vista, verranno fatte apposite valutazioni. Chi si permette di ledere la dignità altrui dovrà risponderne davanti a un giudice».
Tranchant il commento dell’ex titolare del Bilancio in merito all’analisi formulata dal consigliere Umberto Pasquali circa i futuri assetti in vista del voto: «Il quadro è semplice – aveva detto Pasquali -: Pellei si appresta a candidarsi con la destra e Fanini con la sinistra, il problema è che non avranno il centro dalla loro parte». La replica del diretto interessati: «Pasquali fa cabaret. Io spero solo che il progetto di Ccp possa andare avanti anche nella futura amministrazione, a prescindere da chi lo rappresenterà».
Ma prima di pensare alla futura amministrazione, bisogna vedere se e come chiudere questa. «Il sindaco può decidere di dimettersi ed ha il diritto/dovere di verificare, in 20 giorni, se sussiste una maggioranza alternativa per proseguire nel suo percorso. Il sindaco può scegliere questa soluzione ma a noi avviso il percorso è complicato, poiché i rapporti si sono incrinati anche a livello personale».
Nelle parole dei rappresentanti del movimento civico traspare una certa amarezza per come si è evoluta la situazione politica cittadina. Orlandi e Pellei non risparmiano critiche al metodo di governo del primo cittadino, accusato di un eccessivo protagonismo personale e di una scarsa propensione al confronto collegiale. Una modalità, dicono, troppo centrata sull’“io” e poco sul “noi”, che avrebbe progressivamente incrinato il rapporto fiduciario con chi, come loro, aveva creduto in un progetto realmente condiviso.
«La crisi non l’abbiamo iniziata noi e non spetta a noi finirla» prosegue Orlandi, passando ad analizzare un altro scenario, dopo le possibili dimissioni del sindaco. Ossia le dimissioni – in blocco – della maggioranza dei consiglieri comunali: 16 persone. I 4 di Centro civico popolare con gli altri 12 della minoranza sarebbero pronti a rassegnare le dimissioni e di conseguenza decretare lo scioglimento anticipato del consiglio comunale. Verrebbe preferito un notaio al segretario generale e, su questo fronte, i ben informati sanno che è pronto all’opera lo studio del notaio Carlo Campana.
Orlandi ne fa una questione di forma, che in politica è sostanza. I primi a firmare dovranno, a suo dire, essere i membri della «minoranza storica». Le prossime ore, in tal senso, saranno decisive. Se la situazione non evolverà, si andrà al Consiglio comunale del prossimo 19 novembre, nel corso del quale la crisi verrà discussa ufficialmente, su richiesta del sindaco. Sia chiaro, noi non abbiamo paura di andare in consiglio e di spiegare le nostre ragioni. Più che altro, sarà il sindaco a dover spiegare il perché nel corso degli ultimi anni ha mandato via assessori come Lina Lazzari, Bruno Gabrielli e, da ultimo, dalla sera alla mattina, il vicesindaco Tonino Capriotti, senza un minimo di condivisione con gli altri».
L’ex assessore ha voluto ricordare, con toni pacati ma decisi, la coerenza e la lealtà dimostrate dal Centro Civico Popolare in tutti questi anni di amministrazione. Ha sottolineato che il gruppo civico non ha mai fatto mancare il proprio sostegno, mantenendo una linea di piena responsabilità verso la città: nessuna defezione, nessun voto contrario, nessuna astensione. Una condotta, ha spiegato, che stride con le accuse di irresponsabilità arrivate negli ultimi giorni.
Secondo Pellei, i problemi di governabilità sono emersi solo quando la maggioranza si è ridotta a tredici consiglieri, situazione che ha spesso impedito il raggiungimento del numero legale e rallentato l’approvazione di atti fondamentali. Ha ricordato, in particolare, il consiglio comunale straordinario dello scorso luglio, convocato d’urgenza dopo la sentenza del Tar sulla Torre della Pro Marche: in quell’occasione, è stata la minoranza a garantire la validità della seduta, e la delibera è passata con appena sette voti favorevoli, di cui quattro provenienti proprio dal CCP. «Eppure – ha commentato – c’è ancora chi ci accusa di essere irresponsabili. Noi vogliamo solo uscire da questa spirale di polemiche che ha finito per oscurare il lavoro concreto portato avanti in questi anni».
Sul fronte politico, Pellei e il coordinatore Luigi Orlandi hanno espresso un giudizio netto sull’ingresso di Forza Italia nella giunta Spazzafumo, definendolo non un vero ampliamento della coalizione, ma una sostituzione. Hanno chiarito di non avere nulla contro il partito azzurro, ma di aver più volte segnalato al sindaco che un rimpasto di questo tipo non poteva avvenire a discapito di una forza civica che aveva lavorato con impegno fin dall’inizio del mandato e contribuito in modo decisivo all’elezione del primo cittadino.
Secondo il Ccp, l’operazione politica non ha portato i risultati sperati: già al primo consiglio utile, infatti, la nuova composizione non è riuscita a garantire un voto decisivo sull’avanzo di bilancio, facendo bocciare un documento fondamentale. «Avevamo espresso chiaramente al sindaco la nostra contrarietà – hanno ricordato – e lui ci rispose che, se non eravamo d’accordo, potevamo pure sfiduciarlo. Di quelle parole restano anche i messaggi a testimoniarlo».
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