Il Piceno piange Sergio Andreucci: una vita di calcio, lavoro e grande generosità

ASCOLI - Aveva 64 anni ed era il primo di 6 fratelli. Simbolo del quartiere San Marcello e talento del vivaio Elettrocarbonium, ha dovuto arrendersi ad un male incurabile. Lunedì 17 novembre l'ultimo saluto 
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di Walter Luzi

 

Sergio Andreucci

L’impari lotta di Sergio Andreucci contro un male fatale, durata sette mesi, è finita oggi. A sessantaquattro anni. Sergio era il più grande dei fratelli Andreucci, cresciuti a San Marcello, e dentro quel campo sportivo, costruito da Giuseppe Mascetti, che portava lo stesso nome. Una famiglia numerosa, che il papà Umberto, già mastro cordaio insieme a Bruno Galanti, e la mamma Santina, riescono a mantenere dignitosamente grazie al buon stipendio guadagnato all’Elettrocarbonium.

Era nato nel 1961 Sergio, prima di Andrea, Gianni, dei gemelli Stefano e Piergiorgio, e di Massimo, meglio conosciuto nel quartiere come “Turella”. Una famiglia molto unita con il talento calcistico scritto nei geni di tutti i fratelli Andreucci. Lo dimostreranno negli anni successivi.

Sergio apre la via. Gioca in porta, e il gran fisico lo aiuta. È estroverso, sempre allegro, sempre pronto alla battuta e alla marachella. A neppure quindici anni lo vuole il Napoli.

 

Il Gruppo Sportivo Elettrocarbonium di Pippo Mascetti ha già, nel 1975, un vivaio giovanile di tutto rispetto. Diventerà la scuola di calcio più grande d’Italia nel decennio successivo. Per la grande avventura partono in tre. Insieme ad Andreucci sono convocati per il ritiro precampionato di Fiuggi anche Dino Giantomassi e Valeriano Galiè. Ma Sergio ne combina un’altra delle sue.

Grossa stavolta.

Durante la preparazione, convince gli altri a sottrarsi all’obbligo dell’isolamento notturno e a tentare la fuga a caccia di distrazioni in città. Vengono beccati in flagranza e rispediti a casa all’indomani. Ma lui era fatto così.

 

Sergio Andreucci con il fratellino Piergiorgio in una delle prime formazioni giovanili del San Marcello di Peppe Capriotti

Esuberante e scanzonato, insofferente alle regole, ma straordinariamente ricco, come i fratelli, di debordante umanità. Che è una gran dote. Perché fa ricco l’uomo. Questo conta di più che essere, o diventare, un bravo calciatore. E nel Gruppo Sportivo Elettrocarbonium si cresceva un po’ tutti con questo spirito. Come in una unica grande famiglia, che, ancora una volta, non fa mancare il suo calore in momenti tristi come questo.

Sergio lavorerà come commesso in alcuni supermercati, anche come posatore di cartongesso, e, da ultimo, come operaio nella fabbrica della cooperativa Ama Aquilone.

Nel 2018 aveva sposato Sandra. Lorenzo, il suo unico figlio, ha lo stesso gran fisico del padre. Vanno a loro, per primi, le condoglianze della nostra redazione.

La camera ardente è allestita alla Casa Damiani, dove si terrà anche il funerale, lunedì17 alle ore 10,30.


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