
La via della stazione all’inizio del Novecento
di Gino Micozzi *
Tralasciando le origini più antiche dell’attuale Porto d’Ascoli, qui si intende ripercorrere brevemente la storia recente focalizzando l’attenzione nell’area destinata a ospitare la piazza denominata “Cristo Re” o “Del Redentore” analizzandone l’evoluzione urbana ed edilizia.

La strada statale Adriatica nel primo decennio del ‘900
La formazione del primo nucleo urbano di Porto d’Ascoli risale alla fine dell’Ottocento, quando con la realizzazione del primo tratto della nuova linea ferroviaria (Porto d’Ascoli-Roma) si realizzò la nuova stazione (inaugurata il 1° maggio 1886) intorno alla quale dopo pochi decenni iniziò a svilupparsi una importante zona industriale con numerosi opifici, punti di raccolta, di trasformazione e di scambio dei prodotti della vallata del Tronto e dell’entroterra appenninico.
Ancora nel 1908 il cosiddetto borgo di Porto d’Ascoli era costituito da sole 19 case che si sviluppavano lungo la Statale Adriatica e dall’incrocio con la via Salaria. L’area oggi occupata dalla piazza “Cristo Re” appariva ancora nella metà del terzo decennio del Novecento completamente libera ad uso agricolo, coltivata con filari di basse piante da frutto.
L’avvenimento che diede inizio alla formazione della futura piazza si verificò a metà degli anni Venti. Le Suore Agostiniane di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù di Visso (Macerata), a causa delle condizioni insalubri del loro convento, su consiglio dei superiori e con licenza della Santa Sede decisero di vendere il Monastero di Visso e costruirne uno nuovo in Porto d’Ascoli.
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Panorama di Porto d’Ascoli anni 10-20
Questo particolare decisione fu possibile in quanto, Abadessa delle Suore di Visso era una certa Maria Teresa Olivieri (al secolo Annunziata Olivieri fu Fortunato) sorella di Ercole Olivieri. Ercole Olivieri era una figura molto importante per il territorio di Porto d’Ascoli perché gestiva numerose attività industriali. Nel 1924 aveva donato un orologio pubblico da porsi nella torre della chiesa dell’Annunziata, dal 1923 al 1930 aveva rivestito più volte cariche politiche e amministrative sia come consigliere che come assessore e nel 1927 fu nominato vice-podestà del Comune di Monteprandone. Olivieri fu anche responsabile della prima agenzia bancaria di Porto d’Ascoli – Cassa Rurale e Prestiti San Giacomo della Marca (1920-25) – ma soprattutto era proprietario di quei terreni che furono donati alle Suore Agostiniane per costruirvi il nuovo Monastero.
Il 28 agosto 1929 le religiose si trasferirono ufficialmente a Porto d’Ascoli e inaugurarono il nuovo convento il giorno 1º settembre 1929 alla presenza del Vescovo di Ripatransone Mons. Luigi Ferri. La costruzione fu resa possibile grazie ai capitali della Comunità religiosa, al contributo di 19.000 lire di Papa Pio XI e al sussidio del Cardinale Pietro Gasparri.

Il monastero del Divino Amore
Il complesso monastico fu posizionato in un punto bel preciso dell’area, lasciando intendere che l’Amministrazione di Monteprandone avesse già elaborato un Piano Regolatore, come sembra nel 1908, che prevedeva uno spazio aperto, una piazza a sud del convento.
Nel 1938, dopo l’aggregazione di Porto d’Ascoli al Comune di San Benedetto del Tronto (1935), l’ingegner Luigi Onorati ratificò tale indicazione nel nuovo Piano Regolatore, indicando con la lettera “B” l’area dell’attuale piazza, collocata in posizione baricentrica rispetto al quadrilatero formato dalle attuali vie Nazario Sauro, Del Mare, Enrico Toti e Filippo Turati, vero cuore urbano della frazione.

Stralcio della piazza
Dopo la seconda guerra mondiale nei primi anni Cinquanta iniziarono a costruirsi diverse abitazioni private lungo i lati ovest (fam. Carosi, Sgolastra, Marozzi) e sud (fam. Neroni, Speca, Capriotti, Bruni) della piazza. L’area centrale nelle domeniche, fin dal 1954, veniva utilizzata per le partite di calcio dei giovani di Porto d’Ascoli.
La popolazione di Porto d’Ascoli cresceva vertiginosamente, la piccola e unica chiesa della Santissima Annunziata era assolutamente insufficiente ai bisogni dei fedeli, ciò spinse la Diocesi ad acquistare il terreno sul lato est della piazza per edificare una nuova parrocchia.

In Piazza Cristo Re prima della costruzione della chiesa c’era un campo calcio
Le celebrazioni liturgiche che si svolgevano nella chiesa della SS. Annunziata, i fedeli facevano fatica a seguire le funzioni perché erano costretti ad ammassarsi sulla porta o a rimanere nell’antistante piazzetta fino a occupare parte della strada Salaria.

La chiesa dell’Annunziata coi fedeli rimasti fuori
Fu allora che grazie all’impegno del neo eletto Vescovo Monsignor Vincenzo Radicioni (1906-1988), del giovane parroco della chiesa della Santissima Annunziata don Marino Ciarrocchi (parroco dal 30 marzo del 1947) in collaborazione con il suo grande amico Costantino Rozzi decisero di costruire una seconda parrocchia. A conferma del bel rapporto avuto con la parrocchia di Porto d’Ascoli si racconta che Costantino Rozzi ogni anno nel periodo natalizio, inviava una confezione di sei bottiglie di vino a Don Marino. Questo gesto di generosità ed affetto non si arrestò con la morte del parroco (1983), ma continuò negli anni successivi con il nuovo parroco don Pio Costanzo.
Mons. Vincenzo Radicioni vescovo della Diocesi di Ripatransone e Montalto fin dal 1954 con lungimiranza intese erigere una nuova Parrocchia da dedicarsi a “Cristo Re” sotto il titolo parrocchiale di “San Giorgio Martire”. Il titolo e suoi benefici, con decreto dell’Ordinario diocesano di Ripatransone del 22 giugno 1955, furono trasferiti dal comune di Cossignano al monastero di “Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù” quale sede provvisoria in attesa della costruzione della nuova parrocchia sita in frazione di Porto d’Ascoli. Fino a quando non fu inaugurata la nuova chiesa di “Cristo Re” le celebrazioni liturgiche si svolsero in quella delle Suore.
Per l’acquisto del terreno della nuova Parrocchia di proprietà della famiglia Olivieri, si racconta un curioso aneddoto. Un giorno presso la casa parrocchiale, il parroco don Marino radunò intorno a un tavolo le persone più facoltose del paese (il “farmacista” sor Antonio Stacciarini, il pastaio Pasquale Fazzini, il farmacista di Roma Federico Sciarra, ingegner Pietro Laureati, sor Candido Neroni anch’egli di Roma, ed altri) invitandole a sfidarsi su chi potesse poi vantarsi di aver fatto l’offerta maggiore per l’acquisto del terreno. Durante l’incontro, un certo Domenico Massi (rivenditore di bombole di gas che certamente non aveva disponibilità economiche rilevanti), “da buon giocatore di poker” o forse su suggerimento dello stesso parroco, propose di offrire la consistente somma di 1 milione di lire. Questa offerta stimolò i convenuti a rilanciare somme ancora più importanti le quali risultarono determinanti all’acquisto del terreno.
Nel 1957, il Comandante della locale caserma dei Carabinieri di Porto d’Ascoli in una nota informativa sul parroco della Parrocchia dell’Annunziata don Marino Ciarrocchi, confermava il ruolo fondamentale che aveva avuto nella costruzione della nuova chiesa scrivendo: “…essendo egli l’ideatore, il propugnatore e l’animatore della costruzione della chiesa … e per la considerazione che riscuote in pubblico… non esistono ragioni perché non venga nominato economo spirituale della nuova Parrocchia di San Giorgio”.

La chiesa in costruzione
Il progetto per la costruzione della nuova chiesa fu presentato, per l’approvazione alla Commissione per l’Arte Sacra, in data 30.03.1955. Ricevette un finanziamento dalla Legge 2522 del 18 dicembre 1952 per un importo complessivo di 42.661.414 lire. L’intervento prevedeva nel suo complesso la costruzione dalla chiesa con annessa canonica e un salone per cinema-teatro.
Il complesso parrocchiale fu progettato dall’importante architetto Innocenzo Sabbatini affiancato da suo figlio Agostino. Questo architetto di origini marchigiane negli anni (1913-1931) aveva lavorato molto a Roma (quartiere Garbatella) ed aveva avuto contatti con protagonisti dell’architettura italiana tra cui Gustavo Giovannoni, Marcello Piacentini, Arnaldo Foschini, Cesare Bazzani.

L’interno, oggi
La chiesa “Cristo Re” ha un impianto centrale di tipo esagonale con profondo presbiterio e due cappelle semicircolari ai lati. Molto interessante è il doppio ed indipendente sistema costruttivo. La parte basamentale è tutta avvolta da una muratura esternamente rivestita “a opera incerta” da grandi blocchi in travertino. L’elevato ha una complessa struttura portante in cemento armato che nasce da robusti pilastri sagomati da cui bipartono travi a sbalzo raccordati a una corona di capriate che a sua volta sostiene un alto tiburio con finestre pentagonali.
Esternamente, l’articolato gioco di falde triangolari delle coperture “come le squame di una pigna”, fa emergere un linguaggio dinamico, crescente verso l’alto che trova la sintesi nel suo vertice: il Crocifisso. Negli elaborati di progetto originario era previsto un crocifisso alto oltre 2.50 metri. La chiesa di “Christo Regis”, sembrerebbe avere una connotazione simbolica dove, la “crescente pigna” ha nel punto più alto la Croce, il simbolo del potere di Gesù Cristo Re dell’Universo, la Croce è il segno del suo Regno che si irradia nel mondo.

Un disegno del progetto dove è ben visibile la croce
L’apertura del cantiere per la realizzazione della Parrocchia di San Giorgio Martire con la chiesa dedicata a “Christo Regi” avvenne il 22 giugno 1955. La posa della prima pietra accadde il 30 ottobre 1955 giorno della solennità di Cristo Re. Per la consacrazione e l’apertura al culto bisognerà attendere circa sei anni, il 29 giugno 1961, con la presenza di Mons. Radicioni e del Cardinale Luigi Traglia (FOTO 0.12).
Una curiosa coincidenza è che la denominazione della chiesa e della piazza “Cristo Re”, fosse ispirata dall’enciclica Quas Primas emanata nel dicembre del 1925 da Papa Pio XI, cioè da quello stesso Papa che aveva contribuito economicamente alla costruzione del Monastero delle suore Agostiniane.
Intanto nei primi mesi del 1962, il Comune di San Benedetto del Tronto inoltrava la richiesta all’allora Superiora delle Suore Agostiniane (Madre Adriana Moroni) di acquisire l’appezzamento di terreno antistante il Monastero posto a sud per poter ampliare la piazza Cristo Redentore.

La chiesa in costruzione, nell’immagine anche l’architetto Sabbatini
Molto interessante è l’approvazione in Commissione Edilizia del Comune di San Benedetto del Tronto del 4 dicembre 1963, del progetto di un campanile in c.a. di altezza pari a 33,40 metri che doveva erigersi sul lato nord della facciata principale a firma degli architetti Innocenzo e Agostino Sabbatini. L’opera non fu mai realizzata, probabilmente per mancanza di soldi, ma oggi con la crescita in altezza dei fabbricati circostanti, la sua realizzazione sarebbe risultata molto efficace per meglio individuare nello skyline la chiesa di “Cristo Re”.

L’invito all’inaugurazione del 2003
L’area della piazza rimase libera e indefinita fino ai primi anni del 2000 quando l’Amministrazione del sindaco Martinelli decise di sistemarla con la realizzazione di una pavimentazione rialzata in porfido, la creazione di fasce di parcheggio sui lati nord e sud, l’eliminazione della transitabilità dell’area interna. Il progetto fu elaborato dall’Ufficio Lavori Pubblici del Comune di San Benedetto del Tronto e l’inaugurazione avvenne la domenica 13 aprile del 2003.
Oggi, a distanza di oltre vent’anni da quel giorno, la piazza “Cristo Re” necessita di un urgente intervento di riqualificazione radicale che possa renderla sicura, attrattiva, funzionale, identitaria del luogo e della comunità.
* dottore di ricerca in Storia dell’Architettura
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