di Elena Minucci
Sfratto del Tribunale di Ascoli e archivio giudiziario inagibile: sono queste le due priorità che il neo presidente, Raffaele Agostini, intende affrontare durante il suo mandato. Due questioni urgenti e di grande rilevanza, che il giudice ascolano auspica di poter risolvere nel più breve tempo possibile.
Designato pochi giorni fa dal plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, il nuovo incarico rappresenta un riconoscimento importante e prestigioso. Si tratta, per Agostini, di un ritorno in un luogo che conosce molto bene: dal 2006 al 2020 ha infatti prestato servizio al Tribunale di Ascoli, ricoprendo il ruolo di giudice delegato ai fallimenti, oltre a occuparsi di volontaria giurisdizione e lavoro. Una profonda conoscenza dell’ambiente e del personale che rappresenta un valore aggiunto e che contribuirà sicuramente a rendere più efficace e immediato il lavoro che andrà a svolgere.
Successivamente è stato giudice di sorveglianza a Macerata e poi Presidente del Tribunale di sorveglianza di Ancona. Tra i suoi provvedimenti più noti, il decreto riguardante il fallimento dell’Ascoli Calcio 1898 spa nel 2013 e, l’anno successivo, la presidenza dell’asta che portò all’assegnazione della società bianconera all’imprenditore italo canadese Francesco Bellini.
Presidente, cosa rappresenta per lei questo nuovo ruolo?
«Non è una novità dirigere un ufficio giudiziario: nel 2020 sono stato nominato Presidente del Tribunale di sorveglianza di Ancona, un organismo con competenza distrettuale, unico nelle Marche, che si occupa di materie diverse rispetto ai tribunali ordinari. Anche lavorare ad Ascoli non è una novità, visto che qui ho trascorso quindici anni. La vera novità è fare il Presidente ad Ascoli, pur conoscendo già l’ambiente e il personale. Ora bisogna abituarsi alle nuove responsabilità, sperando che alcune criticità che ci sono, non creino imbarazzo».
Fresco di nomina, come sta vivendo questi primi giorni?
«Adesso c’è tutta una fase di riorganizzazione del lavoro e l’assegnazione dei compiti nei vari settori e materie. Potrebbero essere necessari interventi negli ambiti della famiglia, delle esecuzioni e della volontaria giurisdizione, così da tornare a lavorare in pieno regime. Ho già iniziato a ricevere richieste di appuntamento da parte del Consiglio dell’Ordine e dei servizi sociali, che dovranno essere calendarizzate. Inoltre, dovrò rivedere l’assetto delle assegnazioni, considerando che a breve arriveranno tre nuovi magistrati, uno andrà in pensione e una collega arriverà in primavera».
Quali sono gli interventi più urgenti che intende risolvere?
«Sicuramente la procedura di sfratto pendente del Tribunale: siamo in fase di appello ad Ancona, ma sarà il Ministero a dover individuare una soluzione. C’è una velata preoccupazione da parte di tutti. E poi l’archivio, che a causa della presenza dell’eternit, dal 2017 è inaccessibile. Nonostante i tentativi di bonifica, la situazione non è mai stata risolta: gli spazi sono pieni di fascicoli e il tribunale è privo di un archivio, che contenga i documenti più vecchi. Si tratta di due questioni macroscopiche e inusuali rispetto agli altri tribunali, che invece devono affrontare le difficoltà amministrative o giudiziarie. Nel nostro caso, abbiamo problemi legati all’edilizia».
Quanto è importante il dialogo con le istituzioni locali e con la comunità?
«Il tribunale non deve essere un luogo isolato ma sarà fondamentale il dialogo con le istituzioni territoriali, gli enti locali e gli ordini professionali. Naturalmente, quando saremo chiamati a giudicare, l’indipendenza sarà irrinunciabile, ma la collaborazione resta un punto essenziale per il buon funzionamento del sistema».
Qual è la sfida più impegnativa che si aspetta di affrontare?
«Mi auguro che la mia permanenza non sia breve: l’intenzione è quella di restare per l’intero periodo previsto dalle circolari, che consentono ai dirigenti di rimanere nello stesso ufficio fino a otto anni. L’obiettivo è lavorare in armonia, evitando scossoni e clamori. Non cerchiamo pubblicità: il nostro compito è svolgere il lavoro con equilibrio. Le decisioni giudiziarie comportano inevitabilmente contrasti, ed è proprio per questo che sarà importante la collaborazione tra colleghi. La normalizzazione si ottiene anche lavorando in armonia».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati