
Lo stabilimento di Hp Composites
La crisi dell’HP Composites, su richiesta dell’opposizione, approda in un Consiglio Comunale aperto. Presenti istituzioni locali, regionali, vertici dell’azienda, sindacati e lavoratori. Al centro del dibattito il cosiddetto “piano di risanamento aziendale“ – che, secondo Rella, general manager dell’azienda, è in fase di valutazione e in attesa di approvazione definitiva – e la paura dei lavoratori: circa un centinaio sono quelli in esubero. Di seguito tutte le dichiarazioni.
«HP Composites è un’azienda leader nel suo settore – apre il Consiglio il sindaco Marco Fioravanti – In questo periodo delicato, con loro abbiamo condiviso ogni passo: HP ha aperto un tavolo permanente con la Regione Marche che ha portato alla cassa integrazione straordinaria, utile per affrontare questa flessione di mercato e che apre alla possibilità di ristrutturare l’organizzazione interna».

Sandro Rella
LA CRISI – È l’ingegner Sandro Rella, general manager di HP, a spiegare nel dettaglio la questione: «L’azienda progetta e produce componenti in fibra di carbonio per il settore automotive e racing – illustra – I componenti vanno a finire su supercar, molto di nicchia, o su vetture da corsa. In tutti e due i segmenti l’HP ha sempre rappresentato un’eccellenza, con i principali clienti che sono Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Porche, eccetera. Questo mercato, tutto, a inizio 2024 è entrato in una fase di crisi: non c’è stato un cliente che non abbia diminuito la crescita, con l’HP che ha dovuto gestire il calo di mercato legato a diversi fattori, anche internazionali».
«È stata una tempesta perfetta con problemi esterni: dazi, aumento dei costi energetici, dei costi delle materie prime e dei costi della mano d’opera – continua -. Non parliamo di una crisi solo per l’HP ma tutte le aziende di questo segmento, tra cui è nata una una forte competizione di pricing: alcune aziende che hanno spostato anche la produzione in aree low-cost come Ungheria e Tunisia. L’HP si è categoricamente rifiutata di farlo. Nel frattempo i programmi di sviluppo si sono allungati e i volumi di vendita sono scesi, in maniera importante. Così la perdita di profittabilità ha generato la crisi più importante, che nel 2025 ha costretto a rivedere le linee strategiche e riorganizzare i processi interni. Dopo esserci assunti il rischio d’impresa di attendere una ripresa del mercato, ora dobbiamo gestire la crisi».
CASSA INTEGRAZIONE – «Per gestire tale crisi c’è stata una fase di ristrutturazione di processi interni, sia per la parte produttiva che per la struttura (i cosiddetti “colletti bianchi”). – va avanti Rella-. L’HP si è sempre distinta per aver proposto ai propri clienti qualcosa di nuovo, non solo per la capacità produttiva. Non abbiamo mai smesso di investire in ricerca e sviluppo. L’imprenditore sta valutando di fare investimenti per portare internamente processi che non ha mai gestito. C’è pieno impegno nel valutare l’impegno sociale: il processo manuale è lungo e avere laminatori o finitori esperti è un asset per l’azienda, che stiamo cercando in tutti i modi di non impoverire».
«Per questo abbiamo attivato la cassa integrazione “straordinaria”, di 12 mesi, perché la contrazione di mercato non durerà poco: proprio per salvaguardare i posti di lavoro – conclude –. Noi abbiamo un esubero di circa 100 unità, su una forza di 534-535 persone. Abbiamo esteso la cassa integrazione a tutti per farne fare poca a ognuno, non tanta a pochi. E non volevamo rimettere lavoratori sul mercato. L’impegno che ha preso la casa madre, l’azienda francese Everspeed, con un capitale sociale di 77 milioni di euro e proprietaria al 95% di HP, è quello di supportare l’azienda in qualunque necessità. Jaques Nicolet ogni due settimane è in azienda, la sua presenza è il segnale dell’importanza dell’HP per lui».
PROSPETTIVE – Nonostante la crisi, «le prospettive, per quanto riguarda il carbonio, sono comunque di crescita, perché si sta diffondendo in altri settori. C’è da gestire questa fase di contrazione del mercato, o trovando altri clienti o entrando in altri segmenti. Il primo rilancio sarà dal punto di vista commerciale, poi investiremo in nuovi segmenti di mercato: aviazione, aerospaziale, marine, difesa. Segmenti di mercato lenti ma anti-ciclici, che cioè non subiscano la stessa flessione dell’automotive. Il processo di diversificazione sarà lento, ma lo abbiamo già iniziato: raccoglieremo i frutti. Intanto dobbiamo gestire questa fase temporanea».

Andrea Maria Antonini
REGIONE E MINISTERO – «È stata già avviata una discussione con i manager e con i sindacati – dice Andrea Maria Antonini, consigliere regionale – L’ultimo tavolo in Regione c’è stato il 3 dicembre, per gli ultimi aggiornamenti. La Regione c’è, ha gli strumenti adatti e può mediare col Ministero, vedi la questione Beko. L’importanza strategica di HP è stata riconosciuta dal Ministero, tramite Invitalia, che ha messo a disposizione l’ipotesi del “fondo di salvaguardia delle imprese”, in caso di necessità. Dico quindi al territorio di non allarmarsi, ma allo stesso non abbassiamo la guardia su una crisi che è oggettiva: tutti gli enti preposti devono mantenere alta l’attenzione per utilizzare tutti gli strumenti a disposizione».
IL PIANO DI RISANAMENTO – «Allo stato attuale delle cose – continua Rella – c’è un esperto indipendente nominato dalla Camera di Commercio che ci sta aiutando nella “composizione negoziata della crisi” ma “senza misure protettive”, perché di fronte ai creditori, per noi, non è cambiato nulla. L’esperto valuterà la sostenibilità del piano di risanamento e ci aiuterà poi con la negoziazione con le banche per raggiungere un accordo comune. Ora siamo esattamente in questa fase. Le prospettive sono positive: abbiamo il portafoglio del 2026 e anche parte di quello 2027. I clienti ci parlano ufficialmente di volumi in crescita. È solo una questione di gestire questa attesa tramite la cassa integrazione, in attesa della crescita che arriverà».

Alessandro Pompei
BOTTA E RISPOSTA CON I SINDACATI – «Oggi la produzione dell’HP vale solo il 5% verso i nuovi settori nominati da Rella – fa notare Raffaele Bortomimoli, segretario Uil Ascoli Piceno – Ci vorrà tempo. Ora chiediamo all’azienda di avere il piano di rilancio, per essere partecipi». Anche Alessandro Pompei, segretario Fiom Cgil, punta l’attenzione sul piano di risanamento: «Nel momento in cui si accede alla composizione negoziata della crisi, c’è una necessità documentale di produrre un piano – spiega – Questo dovrebbe essere già avvenuto, ma ai sindacati è stato detto che tale piano non è ancora pronto. Non consegnarcelo è un atto molto grave. Le dichiarazioni non ci lasciano tranquilli, perché noi lo diciamo da 5 anni che bisogna ricapitalizzare».
«Il piano è al vaglio dell’esperto – ribatte Rella – È stato redatto ed è stato completato. Ora siamo in una fase tecnica, ma nel piano sono inclusi tutti i capisaldi che vi ho illustrato. E ci sono i numeri, che alla fine sono quelli che contano. Ma le logiche, le strategie e le azioni sono quelle che vi ho raccontato. Ora l’esperto sta facendo un’attenta valutazione della validità dei numeri, con le dimostrazioni del caso, prima di dare un parere terzo. C’è un dialogo costante per la validazione e valutazione del piano». «Avremmo dovuto avere il piano nel momento della firma della casa integrazione», risponde Pompei. «Quello che abbiamo condiviso e consegnato sono le stesse linee strategiche estratte proprio dal piano – la replica finale di Rella – Ora stanno valutando i numeri e la correttezza del piano stesso».
LAVORATORI – «Ascoli si sta spopolando – denuncia poi Samuele Puglia, Fim Cisl – L’età media dei lavoratori dell’HP è di 36 anni: non abbiamo oggi un tessuto industriale capace di riassorbire eventuali esuberi, che non accettiamo in nessuna misura. La responsabilità sociale non può pesare solo sulle spalle delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori».

Augusto Curti
«Dietro alle crisi c’è sempre la grande preoccupazione dei dipendenti – dice l’onorevole Augusto Curti, Pd – Il territorio non può permettersi altre “crisi aziendali”: qui oggi si deve parlare di “terremoto sociale”, quando si perdono posti di lavoro. Si tratta di catastrofi, non di “crisi”. Ma qui siamo tutti dalla stessa parte, senza colore politico, per risolvere. Servono obiettivi: il primo è quello di mantenere la produzione. Noi, politicamente, dobbiamo affiancare l’HP con tutti gli strumenti necessari».
«Sono figlio di un operaio che ha visto chiudere il proprio posto di lavoro dopo 30 anni – dice il consigliere Cappelli, Ascoli Bene Comune – Siamo già a 100 unità di esubero, 100 persone, 100 famiglie: un numero già oggi difficilissimo da accettare. Dobbiamo mettere in condizioni le aziende esistenti e i potenziali investitori nel poter trovare nella nostra zona industriale un territorio adatto. E questo passa non solo attraverso la Zes, che non può essere adatto all’HP. Le istituzioni devono farlo attraverso infrastrutture moderne: la A14 è un cantiere perenne, la zona industriale è bloccata dal ponte sull’ancaranese, la ferrovia non facilita il trasporto delle merci. È qui che la politica deve, doveva, intervenire. Oggi siamo qui perché noi lo abbiamo chiesto, con un solo unico scopo: tutelare i posti di lavoro».
«Qualcuno prova a dire che è colpa del sindaco, “troviamo il responsabile di una crisi aziendale” – la replica finale Fioravanti -. Oggi Comune e Regione sono molto presenti per l’HP. La crisi dell’azienda non è legata a problemi infrastrutturali, altrimenti oggi avremmo parlato di quello. Se vogliamo parlare di questo, il problema più grande della zona industriale e dell’HP è la presenza del Consind, un ente pubblico dove politici hanno portato un Consorzio a 40 milioni di debiti, a causa del quale le aziende pagano il 15% in più. E tante scappano, se ne vanno via. Per l’HP siamo tutti allineati, ma dobbiamo dire no alla cattiva politica. Manteniamo un profilo basso ma non sottovalutiamo il problema, noi ci aggiorniamo con l’ingegner Rella ogni giorno. Ci sono le condizioni per combattere questo momento critico e per cercare di trasformarlo in qualcosa di positivo».
A.P.
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