di Walter Luzi
L’addio a Pasquale Allevi, ad Ascoli, in una Cattedrale gremita all’inverosimile. Come accaduto solo per pochi grandi ascolani nel recente passato, che, come lui, sono stati capaci di lasciare un segno profondo con la loro esistenza. Un bel regalo stare in mezzo a tanta gente per lui, che di tante persone intorno aveva sempre voluto circondarsi. Una testimonianza imponente di affetto generale, sincero e riconoscente, e di gratitudine verso di lui e quel suo straordinario modo di essere. In quella sua vita, certamente troppo breve, ma intensamente vissuta come a lui piaceva. Sempre di corsa, al massimo, tutta di un fiato, piena di passioni, di amori famigliari forti ed eterni, di impegno, sempre entusiasta, e generosità senza limiti, verso gli altri. Senza mai risparmiarsi, senza mai fare calcoli di convenienza.

Il Duomo gremito
La vita, come insegnava il maestro Luciano De Crescenzo, non possiamo decidere quanto sarà lunga, ma possiamo decidere quanto può essere larga. Nella propria, Pasquale Allevi, è stato bravo a farci entrare tutto. E sempre nel migliore dei modi. Dimostrando sempre, come ha detto don Andrea nella sua accorata omelia, «quello che sei, non quello che hai… Senza mai mancare a nessuno… Esserci a prescindere, ogni volta che è necessario, a fare la tua parte per il Prossimo, per il Bene Comune, con il suo saper stare con tutti… Il suo farsi servitore…». Come dottore, calciatore, sindaco, assessore provinciale, imprenditore della Sanità, e chi più ne ha più ne metta. Una capacità poliedrica e una vitalità prodigiosa che poteva farlo volare, magari, a New York, per lavoro e per diletto, e tornare agli appuntamenti nel suo studio, in 48 ore. Ma i tantissimi che, incessantemente, gli hanno reso omaggio ieri nella cappella della Redenzione dell’obitorio ascolano, e oggi, sabato, al Duomo, se lo ricordano, tutti, soprattutto, per la sua debordante umanità, per la sua bontà d’animo. Straordinarie, perché di altri tempi. Virtù oggi smarrite, inadatte e irrise in tempi di moderna e diffusa barbarie. Di squallido do ut des ad ogni livello e in ogni ambito.

Pasquale da bambino
Un cuore che affonda radici forti e profonde a Roccafluvione, dentro una famiglia numerosa e unita, di quelle che si possono vedere solo nei film. Solo che qui, a casa Allevi, è tutto autentico. Con due genitori, Mario ed Elsa, come pilastri, e nove, fra fratelli e sorelle, cresciuti in un’armonia, un amore, che neanche lo scorrere delle tante primavere, l’imboccare le vie più diverse nelle rispettive vite, hanno minimamente scalfito. Un legame di affetti, una simbiosi perfetta di cuori e di spiriti, che, anzi, questo improvviso e devastante dolore rinfocola ancor di più in una famiglia, come detto, numerosissima. Il papà Mario, il Cavaliere, come lo chiamavano un po’ tutti, uomo di grande fede religiosa, ha lavorato in Comune a Roccafluvione con diversi incarichi prima di impiegarsi in banca, alla Cassa di Risparmio. È un figlio unico che, invece, di figli ne vorrà tanti. Nove alla fine. La mamma Elsa è casalinga ovviamente, per poter badare alla numerosissima prole. Candida arriva nel 1949, Emidio nel ’51, Piero nel ’53, Simone nel ’55, Leonardo nel ’57, Pasquale nel ’59, (battezzato da un Vescovo, chissà se avrà influito anche quello?), Angela nel ’61, Stefania nel ’63 e Luana, l’ultima nata nel 1967. Ma quando i suoi figli sono cresciuti abbastanza, Elsa diventa cuoca anche in diversi ristoranti, fra i quali il rinomato Las Vegas di Costantino Rozzi. A lei Costantino Rozzi, di ritorno dai lunghi viaggi nei suoi cantieri, chiedeva di preparagli la solita frittata con le cipolle, che adorava. Quando anche altri ristoranti della riviera glielo richiedono, si porta anche i camerieri da casa per servire a tavola ai banchetti: i suoi figli, quando ormai intraprendenti giovanottelli.

Pasquale il giorno della sua laurea in Medicina, nel 1985
Al Liceo Scientifico “Orsini”, Pasquale va forte in matematica, ed è compagno di classe con Marco Giuseppe Giorgi, con il quale condividerà un bel pezzo del cammino iniziale nel suo ambulatorio di Villa Pigna. A Chieti si laurea in Medicina con 110 e lode. È il 1986. Inizia collaborando con uno studio medico di Sant’Egidio alla Vibrata. Capisce che quello può essere il suo futuro. Coinvolge il dottor Enrico Lattanzi in questo suo ambizioso e oneroso progetto. Vanno insieme a comprare in alta Italia, incrociando insieme le dita, uno dei primi ecografi entrati in funzione alle nostre latitudini. Quando, nel 1987, apre i battenti la I.R.E.F. lui non ha ancora la laurea specialistica in Ortopedia, che conseguirà brillantemente in tempi record, e si affida così al suo vecchio compagno del Liceo, Giorgi, come Direttore Sanitario. Ma il deus ex machina della I.R.E.F. si chiama Ivo Micucci, il massaggiatore storico del Miracolo Ascoli. Sarà lui a portare in ambulatorio i primi calciatori, bianconeri e non, e sua figlia, Elisa, sarà la prima addetta alla segreteria del centro medico. Enrico Lattanzi, radiologo ed ecografista il primo specialista del suo poliambulatorio, che offre servizi di fisioterapia e riabilitazione. Dopo la stipula della convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, il centro decolla definitivamente, grazie alle prestazioni mutuabili che all’epoca erano, a differenza di oggi, tantissime. Nicola Di Donato, Massimiliano Damiani, Morena Di Girolamo i primi fisioterapisti storici del suo centro. E poi Marisa, fin dal 1990 e Martina, nel 1994, le prime assunte in segreteria. Mai padrone, responsabilizza tutti i suoi collaboratori, di cui si fida. Deciso, determinato, ma anche sempre aperto, disponibile alle loro esigenze.

Una delle tante formazoni Amatori con Pasquale capitano
Intanto Pasquale dopo gli esordi, come i fratelli maggiori, nella Pro Calcio, parte, di pari passo, con un’altra delle sue avventure, stavolta calcistica. Grazie allo sponsor Ascoli Gastronomica di Tonino Frollo apre un quarto di secolo, dal 1991 al 2016, di successi dentro e fuori i confini regionali, nei campionati Amatori. Pasquale è il capitano e gioca da libero. Altri tempi, anche qui. Mezza squadra è composta, almeno inizialmente, dai fratelli Allevi. Emidio, che era arrivato a giocare fino in serie D, Piero, Leonardo, Simone e Pasquale. Gli arbitri, all’appello prima delle gare, vanno in tilt con tutti questi omonimi. Ma, sempre lui, Pasquale, riuscirà a coinvolgere in squadra anche campioni veri del pallone come Emidio Oddi e Italo Schiavi, fra gli altri. Memorabili gli accesi derby contro la Pescatori di San Benedetto. In occasione di una finale regionale si mobilita anche Rai 3 per un servizio su questa squadra composta da tanti fratelli. Che cementano un gruppo rimasto unito per sempre.

La famiglia Allevi al completo negli anni ’60
Nei primissimi anni duemila Pasquale è anche medico sociale dell’Ascoli. Sono gli anni dei Diabolici che riportano i bianconeri in serie B dopo sette anni. In casa Allevi tutti tifano per la Juventus, con la iattura dei cognati acquisiti, tutti, invece, interisti. Mario, il grande vecchio tecnologico, ha approntato un maxischermo per poter guardare tutti insieme le partite alla tv. Elsa, la mamma, sarà sempre l’unica a riuscire a riportare un po’ di calma quando i suoi ragazzi, anche cresciuti, in casa fanno troppo baccano. Le nascite dei nipoti si susseguono a ritmo serrato, e lei arriverà ad apparecchiare la tavola, nelle grandi occasioni, fino a per cinquantadue. Una festa. Ogni volta. Come sempre. Nel 1986 Pasquale sposa Irene, che gli darà tre figli: Davide nel 1987, Mario nel ’90 (che proprio quest’anno lo aveva reso nonno, per la prima volta, di Emma) e Luca nel ’93.

Pasquale Allevi è stato sindaco di Folignano per due mandati consecutivi
La grande popolarità di cui gode lo porta anche ad essere eletto a capo di una lista civica, per due mandati consecutivi alla guida del suo Comune di Folignano. Dal 1999 al 2009, per poi proseguire e concludere in Provincia, fino al 2014, come assessore con delega ai lavori pubblici sotto la presidenza di Piero Celani, la sua esperienza in politica. Condotta ovviamente, anche questa, alla sua maniera. Sempre predisposto a unire anziché a dividere, cercando sempre l’incontro, e non lo scontro, con chi la pensa diversamente. Con il suo sorriso vero, le su strette di mano energiche, i suoi immancabili inviti a farsi un aperitivo insieme rivolto anche agli avversari. Con Sonia, la sua nuova compagna di vita di molti anni più giovane, ritrova maggiore serenità. Arrivano Giulia Sofia nel 2014, Martina nel 2016 e Tommaso nel 2023. Una famiglia numerosa e unita, come quella in cui era nato e cresciuto lui a Roccafluvione, gli piaceva. «Fosse per me ne farei anche dieci di figli…». Soleva ripetere. Amava avere la propria casa sempre piena di amici e le grandi feste tutti insieme. Non sapeva dire mai di no. A nessuno. Come non sapeva mai riferire il numero preciso di quanti sarebbero arrivati a cena, o anche per un drink. Perché invitava tutti. A prescindere dal lignaggio. O, tanto meno, dalla convenienza, dal manierismo interessato.

L’inaugurazione di Pianeta Salute, metà anni ’90
Amava ogni tipo di sport, oltre il calcio. Come andare a sciare, o giocare a padel. L’ultima passione. Oggi il poliambulatorio Pianeta Salute di Villa Pigna a Folignano, e il centro di fisiokinesiterapia e riabilitativo I.R.E.F. a Villa Pigna di Folignano, le “creature” di Pasquale Allevi, contano una dozzina di dipendenti. Si avvalgono della collaborazione di una equipe medica che conta una quarantina di specialisti in una ventina di branche mediche e dispongono di proprie attrezzature di avanguardia, soprattutto nella diagnostica per immagini. Pasquale Allevi aveva di una memoria di ferro. Riusciva a memorizzare perfettamente ogni paziente ed ogni patologia pregressa, magari diagnosticata mesi, se non anni, prima. Scordandosi, in compenso, di tutto il bene che faceva. Degli aiuti che dispensava, sostenendo economicamente, senza vantarsene, diverse realtà. Lo apprendiamo solo ora per volontà, e a pubblico ringraziamento, di alcuni fra i tanti enti beneficiati, come la Zarepta e le Patronesse dell’ospedale Salesi. Ma di tasca sua ha pagato, di nascosto in segreteria, anche tantissime parcelle ai colleghi del suo centro medico, per prestazioni ad amici che lui sapeva in difficoltà economiche.

L’applauso di Piazza Arringo
Alla fine delle esequie lo hanno ricordato in tanti. Preti e sindaci (a nome delle loro comunità di Ascoli, Roccafluvione e Folignano), i fratelli e le sorelle per i quali era faro, orgoglio e porto sicuro; i figli ormai adulti e la prima figlia, che lo vedeva come il suo personale e dolce supereroe; gli amici e gli eredi della sua passione politica fuori dai canoni, perché fuori da ogni gioco sporco di potere. Un coro unanime di riconoscenza e, già, di rimpianto. Pasquale Allevi è sempre stato di una disponibilità piena, incondizionata. Di una generosità esagerata. Sconcertante, per uno, come lui, già sempre oberato di impegni. Di fronte ad una emergenza, magari solo alla telefonata di un amico dolorante, preoccupato, non si tirava mai indietro. «Passa in studio domani, che fra un appuntamento e l’altro, provo ad inserirti…». E per gli amici degli amici faceva uguale. Su di lui si poteva contare sempre. Anche se poi doveva farsi in quattro, sacrificarsi in qualche modo. Per chiunque si sedesse alla sedia davanti alla sua scrivania le sue parole erano sempre le stesse: «Stai tranquillo, che il tuo problema lo risolviamo…». Con quel suo immancabile sorrisone, già di per sé terapeutico. Rinfrancante. Che infondeva fiducia, e coraggio. Sollievo, non solo fisico, ritrovato, non tanto per merito di una delle sue miracolose punturine, ma, soprattutto, di quel calore umano sempre più raro fra gli umani. E poi, dopo, alla domanda «Quanto ti devo dottò?», la risposta, troppo spesso presa alla lettera, era, ogni volta, sempre la stessa: «Non ti preoccupare… Fammi solo sapere come va…».

La famiìglia Allevi in un fotomontaggio realizzato da Giorgio Villa

Pasquale con i genitori Elsa e Mario
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