Da sinistra Emidio e Zenobio Angellozzi
di Renato Pierantozzi
Da Roccafluvione a Manhattan portando sulle tavole degli chef, stellati in primis, il tartufo bianco e quello nero pregiato. Emidio Angellozzi , insieme al fratello Zenobio, i figli, (tra cui Vanda ormai quasi stabile a New York), sono ormai ambasciatori del Piceno nel mondo. Tartufi freschi o conservati al naturale, senza aggiunta di aromi, come ben evidenziato nel sito aziendale. Solo tartufo, bianco o nero, fresco, surgelato o conservato (con acqua e sale). «Vendiamo ovunque, anche se il Giappone è per noi – dice Angellozzi- è il mercato più significativo. Non è facile entrarci, serve un’anticamera di 15 anni ma poi si crea una fidelizzazione straordinaria».
Angellozzi, che tartufi portate nel mondo?
«Bianchi, neri pregiati e neri estivi che per il 95% sono venduti allo stato fresco ed in un tempo compreso tra le 15 e le 36 ore, con corriere espresso, raggiungono le tavole di tutto il mondo. Laddove occorrerebbe maggior tempo, ai fini di garantire sempre la massima freschezza, si utilizzano voli di linea e possibilmente diretti, senza scalo. Il restante 5% sono tartufi conservati o surgelati, quest’ultima modalità in espansione, perché il tartufo conserva meglio le sue qualità».
Quando è iniziato l’export?
«Cominciò subito, in seguito alla decisione di interrompere gli studi universitari per la scelta che fu quella di cavatore prima e tartuficoltore poi ed esattamente nel 1984, con il nero pregiato, che tuttora è il nostro core business. Il primo mercato fu la Francia per poi allargare pian piano a tutta l’Europa, Stati Uniti, sud est asiatico…All’estero sembra esserci una maggior capacità di spesa, ritengo ci sia una fascia di consumatori di questo prodotto abbastanza estesa e crescente, mentre in Italia la domanda rimane sostanzialmente stabile».
Perché il tartufo di Roccafluvione e di questa zona del Piceno (Venarotta, Palmiano, Amandola, Comunanza, Ascoli Piceno…) riscuote così successo?
«In queste aree si hanno condizioni pedologiche e climatiche ottimali e si è selezionato un ecotipo di tartufo che riesce ad avere una produzione piuttosto costante negli anni, raggiungendo sempre una piena maturazione e qualità elevata. Ha una forma molto rotondeggiante, quasi sferica, caratteristiche molto richieste dagli operatori del settore; sono questi, aspetti che incidono notevolmente sul prezzo finale».
A proposito, si è da poco aperta la stagione di raccolta. Come si annuncia, come vanno le quotazioni?
«Per il nero pregiato sembra una stagione ottimale, sebbene la siccità di questo periodo sembrava prolungarsi troppo e minacciare qualche danno, ma finalmente è arrivata la pioggia.. La campagna del bianco è promettente, ma sembra essere in ritardo di maturazione. Anche per il bianco hanno inciso negativamente sia la siccità che le temperature elevate di questo ultimo periodo, ma senza arrecare significativi danni. Riguardo ai prezzi, piuttosto larga la forbice, andando dai 1000,00 agli oltre 3.000 euro al kg».
Dove raccoglie i tartufi che poi esporta in tutto il mondo?
«Attualmente nelle tartufaie, estese su 3 comuni: Roccafluvione, Palmiano e Venarotta. Inizialmente, io, mio fratello e mio padre, andavamo in raccolta libera, la famiglia Angellozzi ha praticato questa attività per 5 generazioni. Purtroppo, in seguito all’abbandono del territorio, che ha portato al crollo della produzione naturale di tutte le specie, in particolar modo quella del nero pregiato, abbiamo iniziato la sperimentazione e la tartuficoltura».
Nonostante il successo mondiale del tartufo Piceno, non ritiene che il territorio non si identifichi con questo tesoro e non tragga i benefici economici (diretti e indiretti) del caso?
«E’ assolutamente vero!! Il territorio non si identifica in questo prodotto perché manca quasi completamente la conoscenza se non per i pochi addetti ai lavori. Bisogna lavorare affinché emerga con forza una cultura generalizzata del tartufo che sia presente in ogni casa in ogni attività in ogni esercizio come tratto identificativo territoriale e di appartenenza. Non è certo sufficiente un cartello stradale all’ingresso del paese per dare il tratto distintivo del Comune di Roccafluvione. Attraverso il tartufo e la sua attenta e giusta promozione, si darebbe una grande valorizzazione anche a tutte le economie locali presenti, creando inevitabilmente occupazione, arginando ed invertendo un fenomeno, quello del pendolarismo, che ha portato ad un progressivo spopolamento ed abbandono soprattutto dei nostri borghi. Insomma creare quelle condizioni occupazionali che favorirebbero la scelta di prender casa qui a Roccafluvione, o, con aiuti economici mirati, si potrebbe favorire la ristrutturazione di qualcuna in qualche borgo e farlo rivivere».
Che si può fare allora?
«Quello che ho detto, fare in modo che si creino le condizioni affinché nascano e si sviluppino micro imprese che possano dare un reale impulso all’economia locale. Di recente, come faccio abitualmente da anni per motivi di lavoro, ho rivisitato due borghi molto piccoli (Richerenches in Francia e Sarrion in Spagna) ma famosissimi ed importanti per il Mercato del tartufo nero, che negli ultimi anni lottano per contendersi il primato in Europa. Ebbene, grazie al loro prodotto, unito ad una promozione attenta ed al coinvolgimento di tutte le forze, vivono di turismo enogastronomico e di ogni ricchezza del territorio che grazie al tartufo è venuto alla luce. Perché tutto ciò non si potrebbe riprodurre qui, tra l’altro unito ad un territorio incontaminato, ad un paesaggio meraviglioso a ridosso di due Parchi Nazionali, ad un fiume dai tratti fiabeschi ed a tante tradizioni? In fondo siamo posizionati a due ore da Roma e poco più dai suoi aeroporti internazionali e a mezz’ora dall’Autostrada. Di fatto condizioni molto positive per lavorare a realizzare questo modello di sviluppo, che tra l’altro si pone a tutela dell’ambiente oltre alla creazione di tanta occupazione».
Magari a parole può sembrare tutto facile, nel concreto è disponibile a dare una mano alla sua terra?
«Intende dire se fossi disposto politicamente? Si, c’è la mia disponibilità a dare una mano, ripartendo dalle piccole cose, dalle cose semplici, perché forse la vera politica consiste nel dare, nell’immediatezza, le risposte giuste alle persone, al fine di migliorare il loro presente e strategie per costruire il loro futuro e quindi del paese»
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