«Mia figlia era ridotta come una barbona, vagava tra Ascoli e Teramo e rubava l’oro in casa su richiesta dell’uomo con cui stava. Una volta si stava buttando giù dal balcone». E’ stata questa la drammatica testimonianza di una madre ascolana riguardo alle condizioni della figlia, riconosciuta incapace d’intendere e di volere, finita nelle grinfie di un quarantenne teramano. La donna aveva già testimoniato in aula nei mesi scorsi, ma il cambio del giudice titolare del processo (da Marco Bartoli a Pietro Merletti) ha costretto la donna a rinnovare la testimonianza. «Mia figlia mi ha rubato anche l’unico anello di valore che aveva con un rubino e in alcune conversazioni si faceva riferimento anche all’uso di sonniferi», ha ricordato la madre assistita dall’avvocato ascolano Mauro Gionni. L’uomo invece deve rispondere dei reati di circonvenzione d’incapace e furto utilizzando una persona non punibile. Altri furti erano stati commissionati a casa della nonna. I preziosi poi venivano rivenduti ad alcuni “compro oro” del teramano.
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