Mandato extra per i sindaci del cratere,
via libera alla richiesta di deroga

REGIONE - La proposta approvata all'unanimità dalla Prima commissione affari istituzionali: consentirebbe ai primi cittadini di essere rieletti per il quarto mandato consecutivo nei comuni sotto i 3mila abitanti e per il terzo mandato in quelli più grandi. Sarà presentata in Parlamento
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Luca Ceriscioli e il presidente della prima Commissione Francesco Giacinti

 

Approvata oggi in Prima commissione affari istituzionali la richiesta di aumentare il limite dei mandati per i sindaci del cratere sismico. La proposta di deliberazione ha ottenuto il via libera all’unanimità (favorevoli Giacinti, Minardi, Urbinati e Maggi) e chiede alle Camere, attraverso una modifica al Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di consentire un maggiore numero di mandati per i primi cittadini delle amministrazioni comunali comprese nel perimetro del cratere. «Con questa deliberazione – spiega il presidente Giacinti (Pd), firmatario della proposta con l’assessore agli enti locali Fabrizio Cesetti – presentiamo al Parlamento una proposta di legge per modificare il tetto massimo dei mandati dei sindaci nel cratere. Questa eccezione consentirebbe ai primi cittadini di essere rieletti per il quarto mandato consecutivo nei comuni più piccoli, sotto i 3mila abitanti, e per il terzo mandato in quelli più grandi». «Questa deroga – prosegue Giacinti – è importante per agevolare la fase della ricostruzione post-terremoto. La continuità amministrativa consente di procedere nel modo più celere possibile, evitando rallentamenti e interruzioni nelle procedure in zone già fortemente colpite dalle conseguenze del sisma». L’eccezione, specifica il testo, sarà consentita solo in vigenza dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei Ministri. «Siamo favorevoli alla possibilità per i sindaci che si stanno occupando della ricostruzione di ricandidarsi – ha dichiarato il vicepresidente Maggi (M5s) –, questo non è detto che equivalga alla rielezione». La proposta, se sarà recepita, presentata in Parlamento e approvata, andrà a modificare con una legge il decreto legislativo 267 del 2000.


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