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Il Teatro Filarmonici riapre dopo 17 anni
Castelli: «In funzione da gennaio»
La gestione sarà affidata all’Amat

ASCOLI - Dai 7 milioni del progetto Iti anche risorse per le attività. Le Marche tornano in possesso di un pezzo storico: fu inaugurato nel 1832
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L’interno del Filarmonici pronto per essere inaugurato

di Franco De Marco

Il Teatro Filarmonici, dopo un restauro lungo e travagliato durato 17 anni, è finalmente pronto per essere aperto. Ma per farci che cosa? Attenti al rischio di avere sì a disposizione un altro bellissimo e preziosissimo contenitore culturale ma senza la possibilità, per carenze economiche ed ideative, di farlo funzionare. L’esempio dell’auditorium “Montevecchi” della Piazzarola , pressoché inutilizzato nonostante un’acustica molto buona (ideale per la musica classica), sta lì a mettere in guardia. Il sindaco Guido Castelli però rassicura . «Da gennaio -dice- il Filarmonici potrà entrare in funzione. Ora, grazie al finanziamento di quasi 7 milioni attraverso il progetto Iti aree urbane, abbiamo i soldi anche per le attività culturali da attivare nel teatro». Sarà il Comune a gestire direttamente questa struttura che si affianca al Teatro Ventidio Basso? «No. Cercheremo un gestore attraverso un bando. Siccome però – chiarisce il primo cittadino – l’espletamento di questo bando ha inevitabilmente tempi lunghi, la mia intenzione è affidare provvisoriamente, per un anno, un anno e mezzo (tanto da arrivare alla fine della legislatura, ndr), la gestione all’Amat con la quale, come noto, collaboriamo per la programmazione della stagione di prosa e di altre iniziative culturali. Poi, quando sarà completato l’iter del bando, valuteremo l’affidamento della gestione definitiva. Il Filarmonici è un patrimonio della città e lo vogliamo utilizzare in maniera polifunzionale. Io conto, ripeto, di poterlo riaprire con l’inizio del nuovo anno».

L’esterno del Filarmonici

Dunque torna in campo l’Amat, braccio operativo dei Comuni marchigiani, che sicuramente, sul piano della programmazione, offre ampie garanzie. Tuttavia un Comune che si rispetti non può delegare tutte le scelte all’Amat. Bisognerà pure dare al gestore una linea generale di politica culturale: prosa d’avanguardia, musica classica o moderna, musical, danza o altro ancora. A meno che non si voglia abdicare totalmente nelle scelte. Insomma, comunque vada col gestore, provvisorio o definitivo che sia, bisogna pensare ad un’identità da dare al Teatro Filarmonici. Rincuora il fatto che, almeno per i primi tempi, secondo quanto afferma il primo cittadino, ci sono le risorse (sì, ma quante?) per poter offrire al pubblico spettacoli di richiamo. Nel futuro, secondo l’Arengo, c’è anche una utilizzazione per banchetti di qualità.
Con l’entrata in servizio del Teatro Filarmonici Ascoli potrà contare su due teatri cittadini storici e bellissimi: un privilegio che nessuno nelle Marche, e in Italia solo le grandi città, possono avere. Ma non bastano i muri servono anche le idee e le risorse. Il Filarmonici è certamente anche l’ideale per dare una casa stabile alle tante associazioni culturali cittadini che operano nella prosa e nella musica. Ma a quali condizioni? Anche da queste associazioni, naturalmente, possono venire idee e proposte. Il Coro Ventidio Basso, ad esempio, ormai lanciatissimo dopo il successo al Rof, ha bisogno di uno spazio più adeguato per le prove. Così come le compagnie di prosa locali. Tanti i ragionamenti da fare. Ormai, è vero, la legislatura del sindaco Guido Castelli ha imboccato la sua fase finale e nel 2019 si tornerà a votare per eleggere. Ma questo non può essere un alibi per non dar vita, da subito, ad una riflessione collettiva sullo stato della cultura cittadina. Da sempre auspicata ma mai realizzata, verso sindaco? Per la storia il Filarmonici venne aperto nel 1832. Il Comune lo acquistò, a prezzo decisamente vantaggioso, dalla Famiglia Marini nel 1994, sindaco Nazzareno Cappelli. E’ chiuso da più di 20 anni.


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