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Il Ventidio come un’astronave
Si vola sulle ali di Dardust
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ASCOLI - Sabato sera spaziale nel Massimo cittadino. Faini fa sold out e regala un concerto da standing ovation. Dopo 85 date in giro per il mondo il suo progetto sonoro non ha perso smalto. Ospiti speciali i La Rua
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Dardust e i La Rua durante l’esecuzione di Gran Finale

di Luca Capponi 

(fotoservizio di Alessio Panichi)

Ne ha 85. Ma non li dimostra. Anzi. Per come batte sui tamburi, di vigore ne ha da vendere. Non a caso il pubblico del teatro Ventidio Basso, solitamente abbottonato, non ce la fa proprio a stare seduto. Giusto nella prima parte, ipnotica, suadente, commovente, e sarebbe un delitto anche solo distrarsi per alzarsi in piedi. Poi nel secondo tempo arriva la scarica di adrenalina, il rullante che spacca, e succede l’esatto contrario. Tutti a ballare, quasi a volare. Perché se c’è un’astronave che ti porta in alto, allora anche toccare il cielo diventa più facile.
Tre anni fa si affacciava sul panorama musicale un progetto sonoro dai contorni spiazzanti: elettronica, nord Europa, Duca Bianco, Luigi Tenco, minimalismo, Chemical Brothers e soprattutto sensibilità innata si univano nel nome di Dardust e del suo creatore Dario Faini. Un successo che pian piano è divenuto esponenziale. Non solo per la critica. Ma soprattutto per il pubblico. Chi l’avrebbe mai detto per un genere musicale sì indefinito, ma la cui certezza, sin da subito, è stata l’assenza del cantato. E invece…
Oggi, dopo ben 85 date in giro per il mondo, ecco il Gran Finale, tour conclusivo di una fase artistica, in attesa di una nuova avventura. Un Gran Finale che ieri ha toccato il Massimo di Ascoli, città natale di Faini, in un vero e proprio tripudio. Due dischi sul piatto, gli ascoltatissimi “7” e “Birth” (controllare Spotify per credere, dove il Nostro abbatte le 10 milioni di riproduzioni), un impianto luci con scenografia mozzafiato (di Pietro Cardarelli), ospiti di lusso (i La Rua in veste inedita…ai tamburi) ed il gioco è fatto: Ventidio sold out e un’ora e mezza di show live che fila via come un treno in corsa. Anzi un’astronave.

Incicco, D’Angelo e Faini

«Benvenuti sulla nostra piccola navicella spaziale» aveva detto Faini all’inizio, con la modestia che da sempre lo contraddistingue. Invisibile ai tuoi occhi, The Wolf, Sunset on M., In the clouds, Invisibile ai tuoi occhi, Birth sono alcuni dei pezzi (riduttivo definirli così, perché di piccole sinfonie si tratta) che hanno scaldato l’anima degli ascoltatori. Ovazione anche per gli ospiti. Dopo Ermal Meta, Luca Carboni e Wrongonyou (nelle tappe di Torino, Bologna e Londra), stavolta non poteva non toccare ai La Rua, band da sempre vicina a Faini. Prima l’interessante esecuzione di “Halleluja” di Cohen (qui nella versione di Jeff Buckley) con Daniele Incicco alla voce e William D’Angelo alla chitarra, poi la ballata “I miei rimedi”, infine l’arrivo degli altri componenti della band per Gran Finale, trascinante nella sua riproposizione con ben 7 tra tamburi e rullanti, per una marcia quasi marziale dove il coinvolgimento primordiale del pubblico ha toccato l’apice.
Menzione speciale merita il gruppo che ha accompagnato Dardust: Simone Giorgini (contrabbasso), Valentino Alessandrini (violino), Sergio Grandoni e Marcello Piccinini (alternatisi alla batterie ed alle percussioni) ed il polistrumentista Vanni Casagrande. D’altronde, per volare alto serve un equipaggio coi fiocchi. Per toccare il cielo, invece, a volte basta la musica.


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