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I tifosi a Bellini: «Ci ha deluso,
è meglio che venda subito la società,
noi saremo sempre l’Ascoli Calcio»

SERIE B - «L’uscita di scena dei soci ascolani sancisce la fine della società nata il 6 febbraio 2014 - è scritto nella nota - Siamo stati vittime involontarie di giochi di potere. E basta dare schiaffi alla città»
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Francesco Bellini (con la moglie Marisa) ai tempi del suo trionfale ingresso in Piazza Arringo

«Il grande amore per il nostro Ascoli, ci ha portato purtroppo a dare fiducia a chi si è dimostrato diverso da come si era presentato il 6 febbraio 2014. Quel giorno abbiamo consegnato la nostra passione a chi ha invece palesato in questi anni di non meritarla. Purtroppo abbiamo assistito e siamo stati vittime involontarie di teatrini mediatici e giochi di potere in cui l’Ascoli è stato relegato all’ultimo posto nei pensieri di chi ha amministrato; decisioni contraddittorie, dichiarazioni da lì a poco smentite, una mancanza totale e sistematica di rispetto verso la tifoseria e la città, la società diventata un porto di mare, con l’alternarsi ai vertici di personaggi di ogni genere, poi ripartiti o liquidati con le tasche piene, tutto a danno del nostro nome e della nostra storia». E’ il primo capitolo che i tifosi bianconeri della Curva Sud hanno diffuso oggi contestando apertamente l’operato e le decisioni prese dal patron Francesco Bellini.

«Nonostante tutto ciò, noi ci siamo sempre stati nella buona e cattiva sorte -prosegue la nota- abbiamo sostenuto e supportato la squadra in campo e cercato di non far deragliare l’Ascoli pur se questa era ormai stabilmente in mano ad incapaci, tappandoci il naso e gli occhi di fronte a quello che accadeva a Corso Vittorio. Ci abbiamo provato fino alla fine, cercando di far capire che proseguendo su questa strada si sarebbe finiti nel baratro. Abbiamo, perciò, esposto al dottor Bellini e alla signora Marisa queste considerazioni, presentandogli i fatti e la realtà nuda e cruda delle cose. Ci aspettavamo, come minimo, che avrebbero preso atto della situazione e messo da parte il rag. Cardinaletti e la sua “equipe”. Apprendiamo, invece, che il presidente, a questi soggetti, ha confermato pieni poteri e fiducia, provocando conseguentemente anche l’uscita di scena dei soci ascolani e in pratica determinando così la fine della società nata il 6 febbraio 2014. Tutto ciò ha rappresentato l’ennesimo schiaffo alla città e a tutta la tifoseria e per questo non possiamo accettarlo. Noi i giochetti di palazzo li abbiamo sempre combattuti e smascherati e questo modo di fare, che ha allontanato gente, piccoli e grandi imprenditori di un territorio ormai martoriato da crisi e terremoto, è semplicemente vergognoso e irrispettoso. Per quanto ci riguarda, presidente Francesco Bellini, puoi vendere subito la società senza aspettare la fine del campionato – concludono i tifosi – quello che rappresenta l’Ascoli per noi va oltre la categoria e in questo contesto ci basta sapere che c’è chi non permetterà alla sua storia di morire ma anzi di proseguire il suo evolversi con dignità e trasparenza, quelle parole tanto sbandierate a destra ed a manca ma mai realmente esistite. Ricordati bene: Noi non siamo l’Ascoli Picchio, ma sempre saremo l’Ascoli Calcio». Il comunicato è stato firmato da “La curva sud Costantino Rozzi”.

DA UOMO DEI SOGNI ALLA ROVINA – E’ una dura, dettagliata, condivisibile critica nei confronti del patron Francesco Bellini che pure, era stato accolto trionfalmente come il salvatore della patria calcistica. Come l’uomo dei sogni, colui il quale avrebbe potuto riportare l’Ascoli ai massimi livelli. Tante belle speranze sono diventare delusioni. Bellini si è ritrovato in serie B, quasi per caso, grazie all’illecito sportivo del Teramo e forse non ha capito bene la fortuna avuta. La precedente volta, per tornare in B (2001-02) l’Ascoli aveva impiegato 7 lunghi anni. Il patron ha compiuto una serie incredibile di scelte che si sono poi rivelate sbagliate. Un po’ alla volta ha eliminato la cosiddetta ascolanità ed è stato questo uno degli errori più gravi per la squadra di calcio che ha sempre vissuto in simbiosi con la città nutrendosi con l’affetto e la passione dei tifosi. Bellini, insomma, non ha capito Ascoli e l’Ascoli (forse per effetto dei 45 anni trascorsi in Canada), forse non si è innamorato fino in fondo della squadra e ha dimenticato troppo presto l’immenso amore che i tifosi gli hanno sempre manifestato. Il patron ha dilapidato un patrimonio di passione che, da queste parti, non aveva precedenti.

Bru.Fer.


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