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Il Caffè storico, gli orari e l’accoglienza
C’è ancora tanto da fare e migliorare

ASCOLI - La gestione "in house" del Meletti e le esigenze del "mercato" da conciliare per far quadrare i conti. A Natale e Pasqua locale chiuso alle 23 con decine di clienti ancora all'interno intenti a consumare
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Il gruppo fatto uscire poco prima delle 23 mentre i camerieri liberano i tavoli

di Renato Pierantozzi

Può capitare che la sera di Natale un locale brulichi di clienti ed avventori. Ai tavoli ci sono decine di persone, tra cui diversi ascolani residenti a Milano e Bologna tornati in città per le festività di Natale. Si conversa e ci si racconta la vita degli ultimi mesi. Fuori il freddo è pungente, l’umidità ti entra nelle ossa. Siamo al Caffè Meletti, uno dei locali storici italiani gestito da qualche anno “in house” dalla Fondazione Carisap attraverso una propria società strumentale dopo tre gestioni “private”, più o meno fortunate. Torniamo alla sera di Natale. Il locale è pieno, entriamo intorno alle 22,30 ma già le luci dei lampadari sono spente. Un primo segnale che il tempo per consumare qualcosa al tavolo sta per scadere. Nel frattempo dalla porta entrano ancora gruppi di ragazzi. In piazza del Popolo il momento è “commercialmente” molto favorevole. Il bar di fronte al Caffè ha chiuso i battenti, il Lorenz è purtroppo “dimezzato” a causa delle ferite del sisma. Ma l’orologio del Caffè è impietoso, nonostante una qualità di prodotti offerti (dalla caffetteria ai cocktail) e di personale eccellente. E così mentre ancora si consuma ai tavoli, iniziano le attività propedeutiche alla chiusura. Una cameriera spazza parte della sala, un altro pulisce la zona dei tavoli di fronte alla vetrina che dà su piazza del Popolo. Intorno alle 22,50 entra un nuovo gruppo di giovani desiderosi di consumare, ma gentilmente viene fatto uscire. “Il locale è chiuso”. L’accesso ai bagni viene interdetto poiché il pavimento è bagnato. Una ragazza presa da una necessità fisiologica impellente è costretta quasi a scavalcare gli “ostacoli”. Intorno alle 23 scatta la chiusura definitiva preceduta dal classico segnale delle luci spente e poi riaccese. Stesse scene anche la sera di Pasqua con il locale pieno, ma fatto chiudere inesorabilmente intorno alle 23. Anzi a guardare gli orari esposti sulla porta d’ingresso è stato fatto anche uno strappo alla regola: ad eccezione dei giorni di venerdì e sabato il Caffè chiude alle 22. Si arriva all’una nel fine settimana. Ci permettiamo un piccolo suggerimento al futuro presidente della Fondazione Carisap: va bene la gestione “in house” (forse unica nel panorama nazionale con una Fondazione bancaria impegnata tramite una sua società a sfornare caffè e aperitivi se è giustificata anche per preservare nome e struttura), ma almeno sia commercialmente adeguata alle richieste del “mercato”. Non ci si venga a dire che il Caffè non sia in attivo quando intere comitive vengono letteralmente “rimbalzate” all’ingresso. Immaginate la stessa scena in un locale “privato” con il proprietario che alle 22,30 inizia a spegnere le luci con il locale stracolmo. Fantascienza.

 


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3 commenti

  1. 1
    Roberto De Vecchis il 26 Dicembre 2017 alle 18:53

    Mi pare che con la gestione in house e la direzione di Marco Cicconi sia molto migliorato e la sera del Santo Natale vanno considerati i diritti dei dipendenti di poter trascorrere la residua serata con la famiglia

  2. 2
    Mauro Bianchini il 26 Dicembre 2017 alle 19:10

    Amen!

  3. 3
    Giorgio Angelini il 26 Dicembre 2017 alle 21:45

    ” Forse Ancora Non Si è Capito che Ascoli Piceno Non è Milano,Roma, Firenze, Venezia, ecc,ecc, Che Durante Le Festività L’ Ascolano che Ha Un’Attività Vuole Stare a Casa, Che il 26 Dicembre alle 18,00 Sta Aperto il Kebab, Ma La Pizzeria Vicina No, Per Fare Uno Spuntino Un Non Ascolano,e Ce Ne Erano Stasera, Devono Chiedere Dove Andare Quasi Con Vergogna !!!!! , Dopocena, Lasciamo Perdere, Stiamo a Casa, Tv, Famiglia, e Una Buona Bottiglia Che Sorseggio Con Mia Moglie !!!!!! . Buone Feste !!!!!! “.

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