«Se vogliamo Ascoli città d’arte e città turistica, se vogliamo, come ha detto il sindaco Guido Castelli, una città che si comporti come se avesse il marchio Unesco anche se formalmente non ce l’ha, allora questa non è la strada. Il degrado nel centro storico è totale. E’ ora di dire basta». Il Coordinamento Antidegrado per Ascoli, formato dalle irriducibili associazioni AdB, Cai, Cittadinanzattiva, CV Piceno, Fai, Italia Nostra e Provincia Nova, torna all’attacco e questa mattina, nella nuova sede di Italia Nostra in via dei Notai, ha proiettato una lunga galleria di “mostruosità”: edifici cadenti e abbandonati, su tutti il caso di via Vezio Catone, transenne rosse che non garantiscono alcuna sicurezza, scritte sui muri, impalcature eterne, fontana di viale De Gasperi, torri Merli e molto altro.
«Torniamo a chiedere al Comune, come abbiamo fatto nel 2016, – afferma Nazzareno Galanti, leader del coordinamento, con accanto accanto Gaetano Rinaldi, Umberto Cuccioloni e Paolo Prezzavento – di istituire la figura del “commissario al degrado urbano” ovvero un assessore o un consigliere in grado gestire questa situazione che si aggrava sempre di più. Allora la risposta del sindaco fu lapidaria: non serve (19 maggio 2016). Avviammo una manifestazione a cui demmo il nome di “25 sfumature di degrado urbano” per far comprendere a tutti quanti e quali fossero i problemi che in quel momento ci sembravano di serio ostacolo alla potenziale crescita della nostra Ascoli». «Poi il 24 agosto di quello stesso anno – continua Galanti – iniziò il dramma terremoto. Oggi, ad un anno dal sisma, a parte i danni provocati dalle scosse, molte di quelle 25 sfumature di degrado urbano continuano a regnare, anzi sono aumentate».
Quali le “sfumature” più rilevanti? «Sicurezza e incolumità pubblica, raccolta dei rifiuti depositati fuori orario, pubblicità abusiva, manutenzione dei palazzi e della viabilità, transenne a gogò e ponteggi a futura memoria, imbrattamento dei muri, atti vandalici, telenovela della videosorveglianza. Tutti vedono come sono ridotti via Trieste, parte di corso Mazzini, piazza Sant’Agostino o via Pretoriana. Dove sono i controlli? Dove sono ispettori ambientali, droni e foto trappole?». Galanti conclude con un ennesimo appello a chi è preposto e a tutti i cittadini affinché la città diventi più vivibile. Speriamo che l’appello non resti di nuovo inascoltato. Queste associazioni hanno la forza di non scoraggiarsi e di insistere nella loro “missione”. Sulle telecamere antivandali punta il dito Cuccioloni: «Così come sono organizzate non servono. C’è bisogno di almeno due operatori a turno che guardano e controllano le registrazioni. Non basta mettere l’apparecchio». Poi un dato shock: «Se le mie informazioni sono giuste, a maggio, in città, a seguito dei danni del terremoto e delle relative pratiche di inagibilità, saranno 4.000-4.500 le persone che dovranno trovare un altro alloggio». Affonda Prezzavento: «Il centro storico è morto. Si continua a favorire la nascita dei centri commerciali».
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