Caso migranti, il sindaco Luciani:
«Scarsa comunicazione tra enti»
Il Comitato: «Non siamo razzisti»

SPINETOLI - Dibattito a radio Studio Erre moderato dall'ex sindaco Emidio Mandozzi. Presenti anche i residenti di via Tevere
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di Claudio Felicetti

«Una vicenda negativa in cui ci sono state leggerezze e mancanza di comunicazione tra istituzioni». Questo, in sintesi, il giudizio del sindaco di Spinetoli, Alessandro Luciani, sul caso del centro in via Tevere (dato alle fiamme nella notte di Capodanno e che avrebbe dovuto ospitare dai 37 ai 50 migranti), emerso nel corso di un dibattito a Radio Studio Erre, emittente locale che diffonde le sue trasmissioni sul web. Al dibattito di ieri sera, moderato dall’ex sindaco di Spinetoli ed ex vice presidente della Provincia, Emidio Mandozzi, hanno partecipato oltre al sindaco Luciani anche i componenti del “Comitato cittadini di Spinetoli” Roberto Pagnoni, Piero Giardini, Andrea Lancioni e Federica Calvaresi. Presente, nella sala attigua, anche una ventina di residenti di via Tevere.

La manifestazione di Spinetoli

Nei suoi interventi, il sindaco Luciani ha più volte sottolineato l’inadeguatezza della legge che prevede grandi strutture per la prima accoglienza dei migranti. «Occorre trovare un’altra strategia – ha auspicato – per regolare i flussi di migliaia di migranti, ma con le elezioni alle porte è difficile che il ministro Minniti possa fare qualcosa».
«A Spinetoli – ha continuato Luciani – è successo quello che può succedere in una piccola comunità quando le cose vengono dette all’ultimo momento. Se la cooperativa Versoprobo avesse sentito l’Amministrazione comunale, il risultato sarebbe stato diverso. Ci sono prefetti che si relazionano con gli Enti locali, altri invece che non lo fanno». Dopo aver riferito che a oggi non si conosce ancora il numero esatto dei migranti assegnati (da 30 a 50), il primo cittadino ha voluto precisare anche che per la palazzina in via Tevere l’atto notarile è stato stipulato a ottobre 2017, mentre il Comune sarebbe stato messo al corrente della faccenda solo quando successivamente è stata presentata la Scia (la segnalazione certificata di inizio attività, ndr) all’Ufficio tecnico. “Il vizio di fondo è stata la leggerezza con cui siamo stati messi di fronte a un problema del genere. I prefetti hanno la necessità di sistemare in fretta i migranti, ma i sindaci devono essere informati con anticipo sia dalle prefetture, sia dalle cooperative a cui viene assegnata la gestione sul territorio. Infine, devo ancora capire perché in Italia su 8.000 Comuni, solo mille ospitano i richiedenti asilo”.
I componenti del Comitato hanno rigettato ancora una volta le accuse di razzismo e xenofobia, bollando il rogo della palazzina come un episodio delinquenziale e grave da cui si sono dissociati prontamente e nettamente. «Il nostro intento – ha ribadito Pagnoni – è stato fin dall’inizio quello di porre all’attenzione della comunità un problema evidente senza strumentalizzazioni politiche e partitiche. Abbiamo cercato sempre il dialogo e il confronto con il sindaco per trovare una via d’uscita che non penalizzasse i residenti. Dopo l’incendio, abbiamo dato anche dimostrazione di responsabilità e buon senso rimuovendo gli striscioni di protesta».
«Una brutta pagina per Spinetoli – uno dei commenti di Mandozzi durante il dibattito – ora occorre ricostruire il tessuto sociale perché la nostra non è stata mai una comunità razzista ma storicamente accogliente. Vale la pena ricordare che nel 1974 ho celebrato il primo matrimonio di zingari e oltre venti anni fa è stata avviata una comunità per madri tossicodipendenti, senza dimenticare gli altri servizi sociali da sempre un vanto per la Vallata. Resta il fatto che non si possono ammassare circa 50 persone in una palazzina senza pensare a dare loro dignità e impegnarli in un’attività lavorativa minima».


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