di Gianluca Ginella
Nei momenti in cui il gip del tribunale di Macerata decideva sulla convalida del fermo e la misura da applicare per Innocent Oseghale, in città si è scatenato l’inferno con i colpi esplosi da Luca Traini, 29enne maceratese, residente a Tolentino. Alle 11,30, mentre la città era nel panico, il giudice si è pronunciato: fermo convalidato e confermata la detenzione in carcere per il nigeriano accusato del delitto di Pamela Mastropietro, la 18enne di Roma morta martedì e fatta a pezzi. Oseghale si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’udienza è iniziata alle 9,30 circa. Sul delitto di Pamela proseguono le indagini e i carabinieri starebbero cercando eventuali complici dell’uomo. La ragazza che lunedì si era allontanata dalla comunità Pars di Corridonia, da quanto emerge aveva incontrato il nigeriano ai Giardini Diaz di Macerata per acquistare della droga, martedì mattina. Poi con lui, che comunque non le ha spacciato lo stupefacente, si è diretta in via Spalato, a Macerata.
La ragazza, da quanto emerge, ha fatto un acquisto di droga, presumibile si tratta di eroina, per 30 euro. Poi ha comprato una siringa ed è andata a casa di Oseghale, in via Spalato. L’accusa contesta a Oseghale (ma sono attesi gli esiti dell’autopsia e non viene esclusa l’ipotesi dell’overdose) di aver ucciso Pamela colpendola con profonde ferite da taglio e di averne smembrato il cadavere. La procura parla di mutilazioni sul corpo della ragazza (mammelle, monte di venere, scarnificazioni a torace e bacino). Non sono state trovate parti di pelle e carne su collo e gambe e la parte superiore del pube. Le parti del corpo ritrovate sono state lavate con una sostanza a base di cloro. Il corpo fatto a pezzi della giovane è stato sistemato in due trolley e a quel punto, intorno alle 22, Oseghale aveva chiamato un camerunense che conosce e che fa una sorta di servizio taxi. Da lui si è fatto accompagnare a Casette Verdini di Pollenza, dove poi aveva scaricato i trolley. Il camerunense, una volta scoperto cosa era accaduto era andato in questura e poi era stato sentito dai carabinieri. Per quel passaggio Oseghale aveva pagato 20 euro. Ulteriori indagini sono in corso per ricostruire se Oseghale, che nega ogni addebito, abbia agito con altre persone. Il nigeriano è assistito dall’avvocato Monia Fabiani.
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