Martedì grasso clou:
a Castignano tornano i moccoli

CARNEVALE - Dalle 19 la colorata sfilata ha illuminato l'antico borgo con un rito dalle origini antiche. Goethe ne descrisse alcuni momenti durante il suo soggiorno a Roma
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I moccoli di Castignano

Tornare indietro nel tempo è un’operazione che può risultare affascinante. Anche se a volte è difficile, per non dire impossibile, dipanare certe matasse su cui le epoche hanno gettato il peso dei giorni. Ad esempio, materia su cui si potrebbe dibattere è l’origine del momento clou del Carnevale di Castignano, vale a dire la sfilata de “li moccule”, che come da tradizione si è tenuta questa sera, nella giornata del martedì grasso. Alle 19 in punto lo stupendo borgo ha spento tutte le luci, pronte ad essere sostituite da migliaia di lanternine ricavate da canne intagliate dall’estremità romboidale, rivestite di carta velina colorata con all’interno una candela ad illuminare il tutto.

I fuochi d’artificio finali

La scena si ripete ogni anno quasi allo stesso modo: la “fiumana” di moccoli sfila per il paese, al ritmo di cassa, tamburi e piatti, accompagnata dal refrain “Fora, fora li moccule”, che invita chi è rimasto in casa ad uscire per partecipare. Una sorta di processione pagana che ha il suo culmine nella piazza sommitale del borgo antico, piazza San Pietro, dove dopo una simbolica battaglia tra moccoli, questi vengono bruciati in un falò che rappresenta la purificazione da gozzoviglie ed eccessi del Carnevale.

L’origine del rito, si diceva, è incerta. Di sicuro c’è era in voga nella Roma papalina, per poi scomparire con l’Unità d’Italia. Da allora solo Castignano, in tutto quello che era il vecchio Stato Pontificio, mantiene viva ed intatta questa tradizione.
E nelle parole del grande scrittore Johann Wolfgang von Goethe, che assistette a ciò che accadeva nella Capitale, sembra di ritrovare la contemporaneità: «Appena cala la notte sul corso angusto e infossato, ecco apparire qua e là dei lumi alle finestre, altri accennare sui palchi e, in pochi minuti, diffondersi all’intorno un tal fuoco, che tutta la via appar rischiarata da ceri ardenti. I balconi si adornano di lampioni di carta trasparente, tutti espongono le loro torce alle finestre, tutte le tribune sono illuminate…le vetture scoperte espongono lampioncini di carta colorata; fra i pedoni alcuni passano con alte piramidi luminose sulla testa, altri hanno fissato i loro moccoli in cima alle canne, in modo che queste pertiche arrivano all’altezza di due o tre piani. A questo punto ognuno si fa un dovere di portare un moccolo acceso e da tutte le parti echeggia l’interiezione favorita dei romani “Sia ammazzato, sia ammazzato chi non porta il moccolo!” grida l’un l’altro, cercando ognuno di spegnere con un soffio il lume avversario».

Lu. Ca. 


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