Fondazione, parlano i candidati
Sociale sì ma più spazio alla cultura

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Da sinistra Galeati, Olivieri e Dragoni

di Franco De Marco

Di sicuro il nuovo presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno avrà un doppio nome come l’uscente, dopo 17 anni, Vincenzo Marini Marini. Angelo Davide Galeati appare il netto favorito, in base al numero, sette, delle firme a sostegno della sua candidatura, rispetto a Giuseppe Maria Olivieri e Piera Alessandra Dragoni entrambi con una sola firma di presentazione.

L’Organo di Indirizzo, per l’importante elezione, è stato convocato per il 23 prossimo. Successivamente a questa elezione dovrà essere riconvocato per aggiornare la composizione del Cda dove, per scadenza di mandato, deve essere sostituito anche il vice presidente Sergio Maria Remoli (altro doppio nome, ma allora è una fissa!) e dove, nel caso Galeati diventasse presidente, deve essere nominato un altro componente. Presumibilmente, per l’entrata in servizio del nuovo Cda al completo, bisognerà attendere aprile. L’erede di Marini Marini invece entra subito in carica. Il ruolo è primario. Non vale come un sindaco ma poco ci manca.

La sede della Bottega del Terzo Settore (foto Perozzi)

Soprattutto la Fondazione, con le sue erogazioni, può dare una spinta rilevante allo sviluppo del territorio e all’aiuto a chi è in difficoltà. Serve un presidente di alto rigore morale, che sappia tenere la barra dritta senza farsi condizionare da partiti e lobby, che abbia la capacità di leggere i bisogni del territorio e che sappia gestire un patrimonio tanto rilevante. Vedremo. Di sicuro Marini Marini ha esercitato una fortissima leadership e ha dato una identità ben definita alla Fondazione realizzando per di più operazioni finanziarie molto molto redditizie.

I tre candidati si sono incontrati con l’Organo di indirizzo illustrando, separatamente – cioè nessuno ha potuto ascoltare l’altro – , le loro linee programmatiche. A tal proposito, in nome della tanto sbandierata trasparenza della Fondazione, sarebbe stata sicuramente utile anche una discussione pubblica . La collettività non ha diritto di conoscere le idee dei candidati anche se la competenza dell’elezione spetta all’Organo di indirizzo?

Ma quali sono queste loro linee programmatiche? In particolare il futuro presidente ha intenzione di indirizzare al sociale quasi tutte le risorse come ha fatto Marini Marini? In passato non poche sono state le polemiche per il disimpegno rispetto a Cultura, Università o Sanità. “Cronache Picene” ha posto la domanda ai tre aspiranti presidente. Olivieri, con gentilezza, ha preferito non rispondere rimandando al dopo.

Piersandra Dragoni ha elaborato un articolatissimo documento programmatico ponendo una serie di valutazioni-interrogativi.  Per quanto riguarda la cultura e l’istruzione è molto chiara. Fa riferimento ai dati pubblicati dall’Acri nel Rapporto sulle Fondazioni di origine bancaria. «Vediamo – afferma – che 85 Fondazioni su 88 intervengono nel settore Arte, attività e beni culturali, settore che è da sempre al primo posto per importi erogati oltre che per numero di interventi, e che 79 Fondazioni su 88 intervengono nel settore Educazione, istruzione e formazione erogando somme pari al 9,4% del totale. Tenuto anche conto che tutti gli interventi nel macro settore cultura contribuiscono notevolmente a ridurre il disagio nella popolazione, compresa quella giovanile, non sarebbe il caso di riconsiderare, in futuro, le scelte di intervento della nostra Fondazione nei vari settori, ricalibrandole almeno un po’ in termini sia qualitativi che quantitativi?». E ancora:  «Siamo davvero convinti che solo i soggetti del Terzo Settore “perseguono scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico” come la Fondazione? In definitiva: siamo davvero convinti che la nostra Fondazione debba collaborare solo ed esclusivamente con i soggetti del Terzo Settore?». Dragoni auspica più potere decisionale all’Organo di indirizzo e meno al Cda. E sottolinea: «Non parlerò mai di “poteri” di un qualsivoglia organo della Fondazione, parlerò invece di “compiti” e userò questo termine al posto dell’altro perché la Fondazione che immagino non è un ente all’interno del quale o attraverso il quale si esercita “potere” ma è invece un ente la cui esistenza ha senso solo ed esclusivamente si pone a servizio della comunità e del territorio».

Galeati, lei con quali idee si mette in campo? Cosa c’è da aspettarsi da un eventuale suo mandato? «Cuore, dinamismo e la giusta convinzione – risponde – per investire sulle più importanti potenzialità del territorio contribuendo ad una crescita complessiva della qualità di vita della nostra  comunità sotto tutti gli aspetti: sociale, culturale ed economico. Questa la strada che, a mio avviso, occorre intraprendere per tenere al centro la persona, la sua salute, la sua condizione sociale, ma attuando parallelamente una strategia che affianchi il sostegno diretto alle fasce deboli con azioni in grado di incentivare la ripresa economica ed occupazionale del territorio. L’obiettivo – continua – deve essere costruire, con umiltà e convinzione, un sistema in grado nel tempo di ridurre, con i giusti strumenti, la percentuale delle emergenze sociali e consentire al territorio di ripartire adeguatamente. Un percorso difficile e ambizioso ma a cui non possiamo più permetterci di rinunciare»

Auditorium “Neroni” della Fondazione Carisap

Pronto a continuare la linea di Marini Marini puntando quasi esclusivamente sul sociale? Galeati, seppur con cautela, fa un’apertura alla cultura. «Ho un’idea di Fondazione  – risponde – che deve continuare a mantenere la lente d’ingrandimento su chi è in difficoltà, ma deve farlo anche muovendo parallelamente le leve dello sviluppo economico e puntando con estrema concretezza sulla valorizzazione di potenzialità, ancora parzialmente inespresse, in settori come il turismo e la cultura in senso lato. Spaziando dal valore aggiunto che quella tradizionalmente intesa può garantire,  alla cultura dell’innovazione d’impresa in grado di garantire, a medio e lungo termine, benefici di importante impatto sociale, restituendo dignità e vivibilità a molte famiglie».


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