Pamela, ecco l’ordinanza del giudice:
autopsia, telefoni e contraddizioni
i cardini della custodia in carcere

ORRORE A MACERATA – Giovanni Manzoni punta sugli accertamenti del medico legale che parla sia dei due fendenti che sarebbero decisivi nel provare la morte violenta, cita poi l’ipotesi di asfissia, e da alcune tracce di saliva ipotizza la violenza sessuale di gruppo. Intanto i difensori degli indagati ribadiscono l’estraneità ai fatti dei loro assistiti
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L’ultima immagine di Pamela viva: esce dalla farmacia di via Spalato trascinando dietro di sé il trolley rosso e blu

 

di Gianluca Ginella

Una quindicina di pagine per spiegare la necessità di tenere in cella Desmond Lucky e Lucky Awelima. E’ la seconda autopsia a convincere il giudice Giovanni Manzoni della colpevolezza degli indagati. Nella sua ordinanza di custodia, oltre al sospetto di una violenza sessuale di gruppo, che sarà confermata o smentita dalla comparazione delle tracce trovate sul corpo di Pamela, anche le contraddizioni nelle dichiarazioni fornite dagli indagati, le testimonianze, le analisi medico legali e quelle fin qui emerse dal consulente informatico.

Sono tre i punti cardine dell’ordinanza con cui il giudice ha deciso di tenere in cella i due nigeriani accusati dell’omicidio di Pamela Mastropietro. Primo fra questi le risultanze emerse dall’autopsia. Si parla del sospetto di una violenza sessuale di gruppo legato alle tracce di saliva trovate sul corpo (sul collo e su di un seno) anche se, per ora, non si può stabilire a chi appartengano.

L’ipotesi violenza sessuale sarebbe avvalorata anche dalle condizioni in cui si presentava il corpo e dal tentativo, secondo il medico legale, di far sparire le tracce.

Innocent Oseghale

Altro aspetto: il medico legale parla anche di possibile asfissia, questo in base alla posizione della lingua. Manca però la pelle del collo, anche in questo caso chi ha ucciso Pamela potrebbe aver cercato di far sparire le prove. Altro dettaglio le ferite al fegato, inferte quando la ragazza era in vita e segno evidente di una morte violenta e che vengono evidenziate dall’autopsia che «indica in maniera certa che tale lesività ha svolto un ruolo nel determinismo morte» scrive il medico legale nella perizia depositata al gip. Oggi su quei fendenti sono stati svolti nuovi accertamenti a Roma (leggi l’articolo).

Desmond Lucky

Altro sintomo di morte violenta il fatto che la ragazza avesse una ferita al capo. Nell’ordinanza il giudice si sofferma sulle dichiarazioni contrastanti rese dagli indagati, il secondo cardine. Cita le versioni date da Innocent Oseghale che prima dice di aver solo fatto incontrare la ragazza con Desmond Lucky, poi riferisce che la ragazza era stata male dopo aver assunto droga e lui si era spaventato ed era uscito di casa. C’è poi la dichiarazione di Desmond Lucky che dice di conoscere Oseghale, ma per le scommesse alla Eurobet. Però dalle indagini emerge una conoscenza più approfondita tra i due: ad esempio Lucky accompagna Oseghale a comprare la candeggina la mattina del 31 gennaio, sostanza che secondo gli inquirenti sarebbe poi stata usata per lavare la casa dove la giovane è stata uccisa e il corpo. Tra l’altro, ma è argomento extra ordinanza, secondo alcune fonti i due uomini in principio avrebbero chiesto al supermercato di comprare dell’acido.

Lucky Awelima

Lucky risulta inoltre essere, dalle celle telefoniche, nella casa di via Spalato 124 il 30 gennaio, giorno del delitto, e di esservi rimasto dalle 12 alle 18. Con loro c’era anche il terzo indagato, Lucky Awelima, difeso dall’avvocato Giuseppe Lupi. E proprio le celle telefoniche e i tabulati (17 le chiamate tra gli indagati il 30 gennaio, ma nessuna telefonata tra loro tra le 12 e le 18 del 30 gennaio quando la ragazza sarebbe stata uccisa e il corpo fatto a pezzi) sono il terzo cardine dell’ordinanza. Altro aspetto è quello di un testimone che dice che uno dei trolley in cui è stato trovato il corpo della ragazza era di Desmond Lucky.

Si parla poi dei messaggi al quarto indagato, pure lui nigeriano, la cui posizione al momento resta defilata: in uno Oseghale gli chiede aiuto perché c’è una ragazza che è stata male, ma lui dice che non può raggiungerlo. Mentre in un altro gli scrive che è tutto a posto e la ragazza se n’è andata.

L’avvocato Giuseppe Lupi

I motivi per la custodia in carcere sono i gravi indizi di colpevolezza, il rischio di reiterazione del reato e il pericolo di fuga cui è connesso anche, secondo il giudice, il fatto che il clamore mediatico della vicenda rende impossibile l’inserimento sociale e lavorativo nel territorio nazionale degli indagati. Non c’è traccia della videochiamata riferita dalla compagna di Oseghale, Michela P., in cui la donna dice di aver parlato con il nigeriano il 30 gennaio. In serata il procuratore Giovanni Giorgio, in un comunicato, ha spiegato che «La notizia apparsa su organi di stampa circa dichiarazioni rese da Michela P., difformi da quelle rese in sede investigativa ai carabinieri di Macerata, è priva di fondamento, avendo la testimone nuovamente confermato ai carabinieri quanto già detto in precedenza, in modo molto diverso rispetto a quanto pubblicato».

Al momento su questo sono in corso accertamenti per capire se vi sia stata la videochiamata cosa di cui la donna agli inquirenti non aveva riferito. Nelle indagini restano ancora ore di buio. Tra queste cosa sia avvenuto nella notte di lunedì, dove la ragazza sia stata a dormire, forse in stazione a Macerata. Nel corso della trasmissione «Chi l’ha visto?» una impiegata della biglietteria di Macerata ha raccontato di aver visto la ragazza la mattina del 30 gennaio.

L’avvocato Borgani ieri mattina in tribunale

«Mi ricordo benissimo della ragazza con quel trolley che faceva rumore – ha detto la donna – erano sicuramente passate da poco le 7,34 perché il treno per Roma era partito da poco. Mi chiese quando era il prossimo e io le risposi che doveva attendere le 13 e andò via.

Poi è tornata una decina di minuti dopo chiedendomi se c’era qualche altra coincidenza da prendere per poter partire prima e raggiungere ugualmente Roma ma io le dissi di no. Ha fatto avanti e indietro per la stazione per un po’ e poi non l’ho più vista». Intanto gli indagati continuano a ribadire la loro innocenza.

L’avvocato Simone Matraxia

«Il caso non è chiuso, anche per l’approssimazione sulla causa della morte. Che sia morta per le coltellate non è suffragato da alcun elemento di prova, ancorché inferte su corpo in vita, non significa che siano la causa della morte – dice l’avvocato Gianfraco Borgani, che assiste Desmond Lucky –. Ci sono elementi per dire che si è iniettata droga. E la causa principale della morte può essere l’assunzione di droga mortale». Intanto oggi l’avvocato Simone Matraxia ha incontrato Innocent Oseghale in carcere «Dice di non avere ucciso Pamela ma che è morta dopo avere assunto sostanze stupefacenti. Dopo che ha visto quello che era successo lui si è allontanato dalla casa».

 


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