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Il Cotton abbraccia il suo “papà”
Premio alla Carriera a D’Auria

ASCOLI - Consegnato venerdì sera, a sorpresa, il fregio che è stato di gente come Sellani, Gaslini, Arigliano e Patruno: un riconoscimento doveroso al mitico Sergio, pioniere visionario che nel 1990 diede il via all'avventura di uno dei jazz club più longevi d'Italia
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Avigliano, D’Auria e Premoli durante la premiazione (foto di Pierluigi Giorgi)

di Luca Capponi

Certo che non consegnarli il Premio alla Carriera sarebbe stato a dir poco “sacrilego”. E se momento doveva arrivare, giusto che sia stato questo. Anche se lui, ritroso come sempre, avrebbe volentieri evitato. Per fortuna compagni di avventura, appassionati e neofiti erano tutti d’accordo: Sergio D’Auria andava in qualche modo omaggiato, lui folle visionario che, quasi trent’anni fa, diede il là alla meravigliosa (e unica a livello nazionale quanto a durata) avventura del Cotton Jazz Club, avventura che ancora oggi va avanti grazie al figlio Emiliano. Chi più di lui ha contribuito, con determinazione e sana cocciutaggine, a diffondere il jazz e, più in generale, la musica di qualità? Per altro, sempre, solo con l’aiuto del pubblico e non del “pubblico” inteso come Istituzioni. Il Piceno tutto e le Marche, a livello culturale, gli devono molto. E fare i nomi dei big passati tra le cento torri in questi anni ha poco senso perché, almeno per adesso (ci perdonerà sicuramente per questo), la scena è tutta sua.
Insomma, la “sorpresa” gliel’hanno fatta venerdì sera sul palco del Cotton Lab, prima del concerto del trombettista Giovanni Amato, con il buon Aldo Premoli e spiegare saggiamente i motivi che hanno condotto alla scelta: «Questi tre decenni di grande musica li dobbiamo a tutti noi del direttivo ed agli abbonati della prima ora, ma soprattutto a un vero e proprio pioniere della musica del nostro territorio». E nonostante in vita, è nato nel 1936, abbia calcato i palchi di mezza Europa col suo contrabbasso (storico l’aneddoto di quando, tra i ’50 e i ’60, con la sua band incrociò i Beatles in un locale di Amburgo), Sergio D’Auria, coi suoi soliti modi fintamente burberi, a ritirare il premio sul palco di casa…manco ci voleva andare. Arrivando a definirsi «malconcio, anziano e incerottato» (aggiungiamo noi anche commosso, come molti altri in sala) prima di lasciarsi andare ad una delle sue tipiche (e mitiche) esternazioni. A premiarlo, uno che ci ha diviso tante avventure, quel Sandro Avigliano abile a snocciolare un paio di aneddoti per i pochi che non conoscono l’estro di D’Auria.
Così, al Nostro è toccato seguire nella galleria di illustri premiati gente come, tra gli altri, Giorgio Gaslini, Nicola Arigliano, Gegè Munari, Franco Cerri, Lino Patruno, Enrico Intra, Renato Sellani: caro Sergio, chi l’avrebbe mai detto?

Foto di Pierluigi Giorgi


© RIPRODUZIONE RISERVATA

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