Vendita di Relluce, la Corte dei Conti non lascia scampo al Comune. «E alla fine paga la città -accusa in un comunicato stampa il consigliere del Pd, Giancarlo Luciani Castiglia- Con la sentenza 7/2018, è stata posta la pietra tombale sulla cattiva amministrazione Castelli nella vendita della discarica di Relluce, avvenuta nel 2009, appostata nel bilancio del nostro Comune, per la sua quota parte, nel 2012. Secondo la Corte, come già da me evidenziato in molteplici e consecutivi interventi nel tempo, i proventi della vendita della discarica furono appostati con grave irregolarità contabile in quel bilancio, ottenendo il rispetto del patto di stabilità nel 2012 che altrimenti non ci sarebbe stato. Parliamo di una cifra che supera il milione di euro, pari a 1,55 milioni di euro, senza la quale, appunto, non sarebbe stato rispettato il patto di stabilità, con tutte le conseguenze che ciò avrebbe determinato». L’esponente dem ripercorre le tappe della vicenda. «Castelli -accusa ancora- preso in castagna, le ha provate tutte: ha provato a correggere il bilancio con poste che “per errore” non erano state considerate, ha provato a produrre un fantasioso atto pubblico tra le parti che correggesse addirittura l’intento sottostante alla vendita della discarica nel
tentativo di dimostrare che non si fosse trattato di una vera e propria vendita, il famoso e fumoso “Atto di ricognizione e di interpretazione del contratto” tra Comune e Ascoli Servizi Comunali. Tutto fatto con l’evidente e dichiarato intento di attuare una strategia dilatoria, forse nella speranza che la sentenza della Corte dei Conti potesse arrivare dopo la scadenza del proprio mandato. Alla fine invece è stata una farsa, insomma. Ha provato a fare tutto, tranne la cosa che avrebbe dovuto fare. Chiedere scusa e trarne le conseguenze. Ora il fardello -conclude- il pagamento della sanzione di quasi un milione di euro ed il blocco dell’assunzione di nuovi mutui, resta in capo alla città. C’è da chiedersi davvero fino a che punto dovremo ancora sopportare questo modo improvvisato di amministrare la città».
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