Erano talmente “alla fame” che due di loro, lo scorso novembre, si ridussero a rubare grondaie e discendenti in rame da case terremotate nella “zona rossa”” di Pretare ad Arquata. Se non fosse che si parla di sette arresti e ben 171 chilogrammi di marijuana ancora verde (da qui “Operazione Green”), ci sarebbe quasi da sorridere all’idea dei Carabinieri di San Benedetto che, pazienti, tengono sotto controllo cinque spacciatori rimasti senza “erba” e senza soldi per vivere.
TUTTI IN CARCERE – Per capire la portata dell’Operazione Green basti pensare che in un periodo di “svuotacarceri” ben 7 persone – gli abruzzesi residenti a Martinsicuro: P.M 50enne, G.S. trentenne (in carcere dallo scorso 30 settembre poiché trasportavano 3 chili di marijuana con l’auto e ne avevano altri 168 chili in sacchi rinvenuti dentro il garage), G.S di 46 anni, W.T. 48enne e M.P 55 anni, la donna di 53 anni M.T. C., oltre all’albanese 31enne E.K. – sono stati messi e lasciati in carcere a Teramo, meno uno ristretto al Marino per… mancanza di brande.
MARIJUANA A SACCHI – Se è vero che l’Operazione Green è iniziata durante un controllo stradale con il sequestro di 3 chili di marijuana, a cui aggiungere i 168 trovati nel garage a Martinsicuro dei 2, è da dire che i Carabinieri di San Benedetto hanno presto capito come questa “erba” non era dello stesso “campo” di quella rinvenuta sulla spiaggia della Sentina dalla guardia di finanza negli stessi giorni, anche se la droga arrivava tutta dall’Albania. Così militari della Compagnia di San Benedetto – il cui comando era stato assunto da poco dal tenente Marco Vanni – hanno iniziato a cercare i complici. Non è stato troppo facile, anche perché – come ha sottolineato il tenente colonnello Ciro Niglio – non c’è stata molto collaborazione da parte dei cittadini. Però, indagando tra parenti e amici dei due corrieri già in carcere, presto i Carabinieri sono arrivati agli altri 5, che avevano anche precedenti specifici e avevano “assaggiato” il pagliericcio delle camere di sicurezza e carceri.
SOTTO CONTROLLO – Da quel momento i cinque non sono mai stati persi di vista e, soprattutto, sono stati ascoltati sia grazie a controllo telefonico che a microfoni ambientali. Così i militari scoprono che hanno a disposizione una pistola (ancora non trovata) e che, non avendo più “merce” – quasi sicuramente pagata alla consegna – da vendere sono costretti sia a lavori occasionali che a rubare rame dalle case terremotate. Da dire che, pur sapendo del furto delle grondaie, i militari hanno preferito rinunciare a un facile arresto e aspettare (ma nel frattempo hanno recuperato la refurtiva) di poterli incriminare per il reato ben più grave di detenzione e spaccio di grosse quantità di droga.
CUSTODIA IN CARCERE – Quando, dopo 5 mesi di indagini, i carabinieri hanno avuto tutte le prove per incriminare i 5 rimasti ancora a piede libero, il pm Mara Flaiani ha consegnato il fascicolo al gip Annalisa Giusti la quale, per Pasqua, ha dato il via libera alla retata (che ha visto impiegati oltre 50 militari, compresi quelli in elicottero che ha controllato dall’alto le abitazione dei 5 che vivevano ognuno per suo conto, due Unità cinofile e carabinieri da San Benedetto e Ascoli) con tanto di custodia cautelare in carcere. Custodia che può durare fino a una anno, sperando che nel frattempo si celebri il processo.
(epi)
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