di Benedetto Marinangeli
Si rinsalda ulteriormente il legame di fratellanza tra San Benedetto e Viareggio. Dopo la visita dello scorso ottbre di un’ ampia delegazione proveniente dalla Versilia, sabato 14 aprile alle ore 12, si svolgerà la cerimonia di scoprimento della targa che intitola ai Trabaccolari la strada situata nell’area portuale che congiunge via M. Bragadin e via D. Manin. Sarà scoperta dal sindaco Pasqualino Piunti alla presenza del consigliere con delega ai gemellaggi Mario Ballatore e di un gruppo di cittadini di Viareggio che tanto si sono dati da fare negli anni per la concretizzazione del gemellaggio ufficiale tra le due città, legate da uno stretto vincolo di sangue. Tra loro Tore Dj, al secolo Salvatore Romani, insieme a Pietro Romani e Margherita Romani e all’ex sindaco versiliese Andrea Palestini.
L’intitolazione è stata decisa dall’Amministrazione comunale di San Benedetto con delibera di Giunta n. 160 del 12/09/2017: l’atto contiene diverse nuove denominazioni di aree di circolazione, tutte accomunate dalla volontà di ricordare tradizioni, fatti, personaggi della storia e della cultura sambenedettese.
Alla fine del 1800 numerosi pescatori sambenedettesi emigrarono a Viareggio e lì, in Darsena, fondarono una comunità che interagì in modo perfetto con i versiliani, divenendo parte integrante della città. Furono definiti “trabaccolari” perché con le loro lancette, trasportate con il treno da San Benedetto, iniziarono la marineria locale alla pesca a strascico. Con il “trabaccolo”, appunto, imbarcazione che è poi entrata di diritto nella storia di Viareggio.
«I trabaccolari (così furono chiamati i sambenedettesi trasferitisi a Viareggio) –scrive il compianto storico viareggino Egisto Passaglia nel suo libro Gente di Mare– costituiscono una categoria di pescatori che ha finito col caratterizzare, in un secolo di storia, l’intera attività peschereccia del nostro mare e del nostro porto. Fu verso la fine dell’ 800, infatti, che centinaia di pescatori adriatici cominciarono sempre più rapidamente a trasferirsi sulle coste tirreniche ed in particolare nel porto di Viareggio, anche se molte famiglie risalirono oltre, sino a La Spezia.
Questa migrazione era dovuta al fatto che in quell’epoca il mare Adriatico, nel tratto compreso da San Benedetto delm Tronto fino quasi a Cesenatico, era costituito da spiaggia sabbiosa, lunga e con basso fondale antistante. Questa costa era pertanto priva di piccoli e medi approdi per un ricovero sicuro, soprattutto notturno, dei piccoli legni pescherecci tipici dell’Adriatico.
Erano quelli i trabaccolari (il termine fu dato dai Viareggini), barche di 10-15 metri con vele latine e con la carena quasi piatta, per consentire loro di mettersi rapidamente a secco sulla spiaggia quando il tempo diveniva minaccioso. A prua della barca era installato un argano a mano che facilitava l’intera operazione di messa a secco, pur sempre molto faticosa. Questi problemi connessi al rimessaggio giornaliero delle barche stimolarono i trabaccolari a cercarsi nuove zone di pesca anche molto lontane dai loro paesi originari, purchè offrissero facili e sicuri attracchi ogni giorno, al ritorno dalla pesca.
Fu così che intere famiglie caricarono le loro barche e le loro scarse masserizie sui carri merci ferroviari, alla scoperta della nostra costa tirrenica e dei nostri porti. Questi trabaccolari divennero ben presto i veri pionieri della pesca locale: prima di loro si praticava a Viareggio una pesca molto più limitata e misera, con l’ausilio di piccole barche (le nostre “stardelle”), il cui prodotto non soddisfaceva nèi pescatori né la richiesta di un mercato più vasto. Sono dunque i trabaccolari che hanno trasformato in pochi decenni la nostra città in uno dei più importanti porti pescherecci d’Italia.
Il buon carattere dei romagnoli e dei marchigiani ha fatto sì che questa gente si sia fusa rapidamente con i residenti locali legandosi sempre più frequentemente con le più vecchie famiglie viareggine. Così l’originaria colonia dei trabaccolari s’è confusa con la gente del luogo, mano a mano che arrivava dai loro paesi d’origine: e del resto la popolazione locale li ha subito accolti con la massima simpatia proprio per il loro carattere. I trabaccolari hanno conservato inalterate le migliori doti del loro carattere, appartenente a gente coraggiosa, veramente instancabile, onesta e che da secoli era più abituata a vivere esclusivamente della loro attività marinara con tutti quei pericoli che il mare ogni giorno poteva riservare in una navigazione a vela su piccoli legni lontani dalla costa. E i numerosi naufragi che li hanno colpiti, spesso anche funestamente, lo dimostrano ampiamente».
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