Relluce e macerie, il sindaco di Appignano Sara Moreschini interviene decisa sulle metodologie adottate da Ascoli Servizi Comunali.
«Siamo alle solite, cambiano i nomi dei rappresentati della società ma i modi sono sempre gli stessi, quelli di preferire la strada più corta e ovviamente più conveniente per le tasche della società pubblico privata, a discapito della sicurezza pubblica e dell’ambiente, dimenticando però che i cittadini di questa provincia i soldi per la copertura definitiva delle vasche li hanno già pagati nella Tari degli ultimi 30 anni».
Il primo cittadino si riferisce alla segnalazione che lo stesso Comune da lei guidato ha effettuato lo scorso 17 febbraio tramite un esposto alla Procura della Repubblica e agli enti competenti in materie ambientale, relativo al passaggio sulla strada comunale che costeggia la ex discarica di Relluce di decine di camion pieni di materiali di natura edilizia provenienti da demolizioni legate alla crisi simica che ha colpito il centro Italia.
L’area della discarica di Relluce
«Questi materiali in grandissima quantità, sono stati stoccati fuori dai recinti della ex discarica, nei pressi della strada comunale di Appignano, che tra l’altro hanno completamente distrutto a causa dei sovraccarichi dei mezzi, con non pochi disagi per le aziende con sede in questa zona, per i residenti e per gli operatori e pazienti della struttura sanitaria. -continua Moreschini-Nessuno ovviamente si è degnato di avvisarci che la ditta Ascoli Servizi Comunali, pensando di fare cosa “virtuosa”, avesse acquistato circa 30.000 tonnellate di macerie dalla Dimensione Ambiente, per pochi denari probabilmente, per impiegarli negli strati di drenaggio necessari per l’allontanamento delle acque meteoriche e del biogas al fine ultimo del capping definitivo delle vasche 4 e 5».
«Arpam e Asur hanno fatto con attenzione i dovuti rilievi e si sono riscontrate diverse anomalie; una delle quali oggi, fa si che sia stato vietato da parte del settore ambiente della Provincia di Ascoli l’utilizzo dei materiali stoccati ai fini della copertura delle vasche 4 e 5 poiché non compatibili con il fine essendo composti da elementi di ogni genere (laterizi, intonaci, plastiche, cemento armato, mattonelle, guaine, pietre, legno) e di dimensioni non utili e certamente più dannose. -conclude il sindaco- I cittadini di questa provincia hanno pagato affinché la copertura delle vasche avvenisse in tempo utile e non dopo anni e anni dalla fine della coltivazione delle stesse e soprattutto tramite l’utilizzo di materiali adeguati alle coperture, ovvero quelli che la legge impone, senza scorciatoie perché “profumatamente” già pagate nelle bollette».
Sara Moreschini (foto Vagnoni)
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