Gaetano Rinaldi, presidente della sezione ascolana di Italia Nostra intitolata a William Scalabroni, ha scritto al vescovo Giovani D’Ercole, al sindaco Guido Castelli, al Ministero dei Beni culturali (segretario generale Carla Di Francesco), alla Soprintendenza archeologia, belle arti e del paesaggio delle Marche (Carlo Birrozzi), al presidente nazionale di Italia Nostra (Oreste Rutigliano), al presidente del consiglio regionale Marche di Italia Nostra (Maurizio Sebastiani) e alle associazioni culturali e di tutela. Lo ha fatto a proposito del convento di San Giorgio di Rosara dopo che la stessa sezione da lui presieduta aveva evidenziato le condizioni di degrado in cui versa lantica struttura a pochi chilometri da Ascoli.
«Si è creata una serie di contestazioni, in particolare per l’affermazione della presunta convenienza dell’offerta di acquisto dell’immobile fatta dal Comune di Ascoli. Infatti alcuni proprietari del monumento hanno respinto la correttezza di questa affermazione, non riconoscendo un minimo di congruità tra le 200.000 euro offerte dal Comune e il valore di 2 milioni di euro evidenziato dalla loro perizia di parte. In merito alla nostra affermazione – spiega Rinaldi – va precisato che l’accenno alla convenienza dell’offerta del Comune non intendevamo minimamente riferirci all’interesse delle parti, cioè Comune e proprietari, quanto a quello fondamentale del complesso monumentale assicurato dall’intenzione del Comune di “procedere alla realizzazione di una ipotesi di restauro del complesso monumentale”. Evidentemente – aggiunge Rinaldi – la differenza stratosferica di valutazione ha purtroppo interrotto una qualsiasi possibilità di transazione. L’interruzione della trattativa ha determinato, purtroppo, la sostanziale impossibilità di tentare il recupero del bene , impossibilità resa definitiva dalla mancato completamento della pratica per la dichiarazione di interesse culturale del bene da parte della Soprintendenza. Nel frattempo, pur a fronte della valutazione eccezionale del bene da parte della perizia esibita dai proprietari del bene, sembra che nessun acquirente sia apparso all’orizzonte per fare un probabile conveniente affare. D’altronde gli stessi proprietari, pur avendo in dotazione un bene di così elevato valore, a quanto sembra non abbiano effettuato alcun intervento per evitare il progressivo degrado del monumento, che corre il rischio di un definitivo collasso, privando, così, il territorio di una preziosa testimonianza di civiltà».
«A nostro parere questa calamità va evitata assolutamente. E’ augurabile che per evitare questa drammatica eventualità la Soprintendenza riattivi la procedura per la dichiarazione di interesse culturale del bene in modo che si creino le condizioni per l’applicazione di quanto previsto dal comma 5 dell’articolo 1 del codice dei beni culturali e del paesaggio con tutte le conseguenze che per questa nuova situazione si verrebbero a determinare, comprese quelle derivanti da quanto previsto dall’articolo 42 della Costituzione, che subordina la “stessa possibilità di esistenza giuridica del diritto di proprietà alla sua funzione sociale e all’accessibilità a tutti” e dall’articolo 41 della Costituzione che prevede che “l’iniziativa economica privata è libera” ma non può essere in contrasto con “l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umana”. Ci auguriamo – conclude Rinaldi – che Amministrazione comunale e Soprintendenza di Ancona si attivino per porre in essere tutto quanto possibile per evitare che del convento di San Giorgio di Rosara si perda anche la memoria».
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