Ricostruzione leggera bloccata. Nelle aree terremotate del cratere le abitazioni danneggiate sono oltre 60 mila ma le richieste presentate in Regione sono 2500 e i cantieri avviati poco più di 500 a venti giorni dalla scadenza del 30 giugno. A frenare le pratiche sono le continue scosse che scoraggiano i proprietari di case dall’avviare i lavori di ristrutturazione mentre la terra trema ancora. Ma a bloccare le pratiche sono anche i piccoli abusi e le difformità urbanistiche ed edilizie delle abitazioni, magari vecchi di anni, che impediscono il recupero dell’intera struttura non a norma. «Chiediamo al Governo – affermano Camilla Fabbri responsabile Cna per la ricostruzione e Marco Rossi presidente Cna Costruzioni Marche – di approvare urgentemente un decreto per sanare piccoli abusi e difformità e sbloccare migliaia di richieste per la ricostruzione leggera. Non si tratta, come sostengono Legambiente e Fillea Cgil nazionale di un condono edilizio per le zone terremotate ma di una misura di buon senso per frenare l’abbandono dei borghi e favorire la ricostruzione di interi centri storici.I veri abusi sono stati condonati da tempo. Anche la Regione e il Commissario straordinario alla Ricostruzione Paola De Micheli sostengono la necessità e l’urgenza di una sanatoria per sbloccare i piccoli lavori. I proprietari di abitazioni con danni lievi non hanno diritto alla casetta, ma stanno in affitto o negli alberghi e gravano sulla collettività. Lo scorso 5 giugno la Commissione Parlamentare Speciale che ha approvato la proroga dei termini per i versamenti tributari e contributivi, non ha affrontato la questione. Una nuova riunione della Commissione è prevista per il 13 giugno. Sarebbe auspicabile che entro quella data, e comunque prima della scadenza del 30 giugno, il Governo approvi un decreto per sanare piccole difformità urbanistiche ed edilizie nell’area del cratere. Sono ormai passati due anni e se non ripartono in fretta i lavori della ricostruzione leggera, quelle case rischiano di essere abbandonate per sempre, con conseguente e inevitabile degrado sociale ed economico dell’area».
«No al condono nelle zone terremotate» Legambiente e Cgil scrivono ai senatori
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