Castel di Lama e il vento
di rinnovamento che
soffia lungo la Vallata

ELEZIONI - Alla fine è stata premiata la tenacia del neo sindaco Mauro Bochicchio che ha avuto dal simbolo nazionale il valore aggiunto per sconfiggere al fotofinish lo sfidante di centro sinistra
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di Claudio Felicetti

Alla fine ha vinto Mauro Bochicchio, simbolo del rinnovamento e di una voglia di cambiare che ha contagiato anche i piccoli paesi. Il capolista del M5S si era accreditato per la vittoria soprattutto grazie alla sua tenacia, al lavoro certosino sugli atti amministrativi e alla rete di simpatizzanti che hanno presidiato il web durante i tre anni di opposizione. Ma molto ha contribuito il simbolo nazionale, un valore aggiunto che alla fine è stato determinante. Il M5S lamense ripartiva dallo strabiliante 43,32% delle politiche del 4 marzo scorso, un patrimonio che è stato in parte conservato, nonostante l’ampia offerta di liste. I 67 voti di scarto tra Bocchicchio e Vincenzo Camela confermano le previsioni della vigilia secondo le quali ci sarebbe stata battaglia fino alla fine.

Mauro Bochicchio

Dopo i primi 700 voti, che davano in leggero vantaggio Bochicchio, è iniziato il testa a testa tra il capolista dei 5 Stelle e quello del Pd, con Francesco Ruggieri a fare da terzo incomodo. Più staccata Sandra Sprecacè, molto indietro Emidio Colucci. Una gara al cardiopalmo fino alla fine, quando mancavano ancora 50 schede da scrutinare con i 5Stelle avanti di un soffio. Poi il conto alla rovescia, l’affermazione dei pentastellati e la loro gioia liberatoria, la grande delusione per tutti gli altri candidati.

Molta sorpresa per la scarsa affluenza ai seggi (67,42%), nonostante la bella giornata e le cinque liste in lizza. Probabilmente, la causa può essere attribuita al fatto inedito per Castel di Lama di una consultazione con una sola scheda.

Per il Pd si tratta di una sconfitta cocente, perché maturata dopo un lungo testa a testa proprio con gli odiati “grillini”.

Vincenzo Camela

Camela ha saputo tenere tutti uniti, recuperando anche ex sindaci e ex amministratori di peso e rango, ma forse proprio questa inedita e sospetta unitarietà può essergli stata fatale. A fianco a Camela, ironia della sorte, siederà sui banchi consiliari ancora una volta Cinzia Peroni, entrata in lista in quota Mdp-Articolo 1, uno dei tanti movimenti-meteore nel firmamento della Sinistra. Restano fuori dal Consiglio tutti gli altri candidati targati Pd. E la sconfitta lamense potrebbe preludere a scenari futuri simili negli altri Comuni della Vallata.

Sandra Sprecacè

Ruggieri ha lottato come un leone. Voleva una rivincita dopo l’affronto delle dimissioni dei sette consiglieri comunali e del successivo e inevitabile commissariamento dell’ente e ha giocato tutte le sue carte, forse anche con una strizzata d’occhio alla Destra, ma tutto questo non è bastato. Trovare i sostituti di tre macchine acchiappavoti come Sprecacè, Pio Silvestri e Domenico Angelini non è stato facile.

Quanto alla Sprecacè, le va dato pienamente l’onore delle armi. Con molto coraggio, l’ex assessora ha presentato una squadra di giovani preparati e spigliati che forse avrebbero meritato molta più fortuna. Passata in secondo piano anche la sua proposta-manifesto, sulla quale riponeva molte speranze, di rinunciare alle indennità di carica in caso di vittoria. Le parole d’ordine rinnovamento e trasparenza e una squadra giovane non sono bastate. Pur avendo intenti simili, la Sprecacè ha dovuto pagare pegno ai 5 Stelle che potevano contare su un simbolo riconoscibile e già collaudato.

Esordiente nel mondo della politica, Colucci ha scontato il pasticcio delle trattativa infruttuosa con la Sprecacè a pochi giorni dalla presentazione delle liste e gli attriti all’interno del Centrodestra. Alla fine, il simbolo all’insegna dell’unitarietà, che voleva essere un segnale di novità per Castel di Lama e la Vallata, non ha convinto neppure molti tradizionali sostenitori.

 


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