In 33 anni di fermo biologico le importazioni di pesce dall’estero sono passate dal 27% all’80%, le aziende sono in difficoltà nonostante la flotta si sia ridotta di un terzo con la relativa diminuzione della forza lavoro. Lo afferma Coldiretti Impresapesca nel commentare sia le intenzioni del Ministero della Pesca di definire un fermo uniforme per tutto l’Adriatico, sia la richiesta della Regione Marche di mantenere il fermo scaglionato a zone e periodi.
«A nostro avviso il fermo pesca così come è stato concepito non va: non ha dato risultati e va completamente rivisto. La nostra proposta è quella di ampliare la linea di tutela dalle attuali 3 a 6 miglia dalla costa da giugno a ottobre. È quello il periodo di riproduzione e questa fascia più diventare un’area nursery. In questo arco di tempo le aziende possono scegliere autonomamente il periodo in cui fermarsi per ferie del personale e manutenzione delle imbarcazioni» dice Tonino Giardini, responsabile nazionale e regionale di Impresapesca.
Una proposta che Coldiretti Impresapesca ha già condiviso con i pescatori e che andrebbe a difesa anche dei consumatori che, con l’aumento dei consumi di prodotti ittici nel periodo estivo, rischiano sempre più spesso di trovarsi prodotti esteri spacciati per italiani. «Per altro la richiesta dell’assessore regionale Sciapichetti ci sembra poco rispettosa delle istanze della marineria fermana e di quella sambenedettese che avevano chiesto direttamente al Ministero di non essere zona di confine per tutte le problematiche legate agli sconfinamenti e alle speculazioni di mercato».
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