Piazza del Popolo di Ascoli
di Franco De Marco
Non è l’invidia, da cronista ascolano, a ispirare questo articolo dopo l’approvazione, all’unanimità, da parte del Consiglio regionale, della mozione a firma di Gianluca Busilacchi (misto-Mdp) e dell’assessore a cultura e turismo Moreno Pieroni, per chiedere di inserire la Riviera del Conero quale patrimonio dell’umanità nella lista Unesco.
L’episodio, augurando ogni successo alla Riviera del Conero piccolo paradiso in Provincia di Ancona tra terra e mare, fa riemergere però il disappunto mai sopito e mai digerito, non solo del cronista ma di tanti cittadini e uomini di cultura ascolani, per la sconfitta di Ascoli Piceno nella battaglia per ottenere il prestigioso riconoscimento in questione.
La spiaggia dei Sassi Neri
Una battaglia iniziata addirittura 17 anni per giungere, dopo una serie infinita di documenti, studi, atti, burocrazia, incontri, speranze e delusioni, all’inizio del 2015, con la doccia fredda. La domanda di inserimento nella tentativ list venne respinta perché giudicata carente di motivazione e non meritevole. In particolare perché mancavano gli elementi di unicità. Insomma porta sbarrata già nell’anticamera del corridoio Unesco. A quella sentenza inappellabile però le associazioni culturali cittadine, in particolar Italia Nostra e Comitato Antidegrado, le più sensibili sull’argomento, manifestarono l’intenzione di non arrendersi e di studiare un nuovo tentativo su basi scientifiche più appropriate e più approfondite. Poi però non se ne è più parlato anche perché, diciamo la verità, a parte pronunciamenti più di facciata che di convinzione, le Amministrazioni comunali che si sono succedute da quel lontano 2001, quando 85 associazioni culturali cittadine lanciarono la proposta, non hanno mai mostrato una particolare attenzione e voglia di raggiungere veramente l’obiettivo.
Ora l’appello lanciato dall’associazione e rivista “Le Cento Città”, a favore della Riviera del Conero, è stato subito fatto proprio addirittura dal Consiglio regionale che ha approvato, come detto, la mozione per impegnare la Giunta regionale ad acquisire elementi scientifici, tecnici e amministrativi per avviare la procedura. La Regione si è già messa al timone dell’operazione impegnandosi in prima persona. Un fatto di per sé molto significativo. A dire la verità si pronunciò a favore anche della leopardiana Recanati col Colle dell’Infinito e del Santuario di Loreto. Senza esito tuttavia.
Ben venga il riconoscimento per la Riviera del Conero, però l’iniziativa offre il pretesto per riaprire, almeno a livello dialettico, la pratica Ascoli Piceno città del travertino, ricca di una storia che comincia 2 secoli prima di Roma, con palazzi nobiliari e torri di pietra bianca che costituiscono un centro storico unico nel suo genere checché ne possa dire qualche solone, con una Piazza del Popolo dalla bellezza ammaliante e campionario unico di stili architettonici.
Comunque sia riteniamo che sia maturo il momento per riprendere in mano il progetto e avanzare una nuova richiesta, anche sulla base all’esperienza, errori compresi, passata, per inserire Ascoli Piceno tra i beni italiani, ormai arrivati a quota 54 ultima arrivata Ivrea), dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Che ne dicono le associazioni culturali cittadine? Cosa ne pensa l’Amministrazione comunale? Cosa ne pensano parlamentari, amministratori regionali, provinciali e comunali e personalità varie della politica e dell’economia? “Cronache Picene” rilancia la proposta e invita tutte le forze interessate, che credono naturalmente nell’iniziativa, a rimettersi in moto. Almeno a riaprire il dibattito appena concluso il periodo feriale. Secondo noi è una battaglia che la città merita pienamente non avendo nulla da invidiare a tanti altri siti che hanno ottenuto il riconoscimento.
Era il 7 marzo 2014 quando la Giunta comunale approvò la proposta di candidatura predisposta dalla prof.ssa Paola Eugenia Falini e denominata “Ascoli Piceno, il territorio del travertino”. Andò male. Ma si può ritentare. Il riconoscimento Unesco è un marchio di qualità, da sfruttare turisticamente, di immenso valore. Una Dop indispensabile per valorizzare un patrimonio unico. Ascoli Piceno non può rinunciarci. Almeno a tentare di nuovo.
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