Case lesionate, il recupero va a rilento
«Colpa degli abusi edilizi da sanare»

POST SISMA - Il parere dell'architetto Francesco Cinciripini: «I ritardi non sono sempre delle Istituzioni, tante le situazioni in cui lo stato di fatto dell'edificio non corrisponde completamente a quello risultante agli atti catastali o comunque ad interventi edilizi regolarmente autorizzati»
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di Francesco Cinciripini *

Mi permetto di condividere le mie convinzioni (anche da tecnico del settore edilizio) relativamente al problema sbandierato dappertutto relativo al ritardo con cui vengono eseguiti i lavori di recupero degli edifici danneggiati dal sisma nonostante ci siano i soldi pubblici a disposizione. Basterebbe presentare i progetti ai Comuni ed all’ufficio ricostruzione per usarli, no? Ma leggo che essi arrivano con il contagocce. Di questa situazione i mass media ed il dibattito politico attribuiscono la colpa alle istituzioni. Ma sarà proprio così fino in fondo?

Un palazzo lesionato dal sisma (foto Vagnoni)

Mi capita di essere l’amministratore di un condominio del centro storico dichiarato inagibile, il quale ha affidato l’incarico per la progettazione e quant’altro necessario a tecnici che non riescono a presentare il progetto, perché quando hanno eseguito i rilievi dello stato di fatto dell’immobile, hanno riscontrato piccoli o meno piccoli abusi edilizi compiuti negli anni dai proprietari. In altri termini, lo stato di fatto non corrisponde completamente a quello risultante agli atti catastali e comunque ad interventi edilizi regolarmente autorizzati dal Comune. E questo stato di cose riguarda tantissimi casi.
Sono state chieste dai progettisti istruzioni agli uffici tecnici comunali ed a quelli dell’Ufficio ricostruzione su come risolvere la questione, ma non ci sono ancora risposte chiare, poiché mancano linee guida ufficiali per sanare queste irregolarità, se non quelle delle norme esistenti che riguardano gli abusi edilizi (amministrative e penali).
Ed allora, che fare? I Comuni e gli uffici ricostruzione non sanno che pesci prendere. C’è stata una proposta della Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri delle Marche per stabilire con ordinanza i criteri per classificare la gravità degli abusi, fissando ammende risolutive per sanare ciascun livello di gravità; tali ammende potevano poi essere decurtate dal contributo pubblico sull’importo dei lavori di ristrutturazione e sistemazione antisismica degli edifici. Ma, se non si interviene su questo problema, le procedure tecniche non possono andare avanti ed ecco che i progetti non possono essere redatti e presentati.
In questa situazione vale la pena anche “osservare” che gli autori degli abusi edilizi sono magari assistiti dai contributi per l’autonoma sistemazione, oppure direttamente negli alberghi della costa, e, se non si risolvono i problemi da loro stessi creati, le loro case non verranno rese di nuovo agibili ed essi continueranno a gravare (non so quanto legittimamente) sui fondi pubblici, che perciò – in estrema sintesi – vengono spesi a favore di chi ha compiuto reati penali.
Mi rendo conto che si tratta di un argomento è assai delicato, ma occorre sollecitare interventi legislativi per superare questa problematica. La colpa dei ritardi non è solo delle istituzioni; magari per tante cose è così, ma qui c’è una componente importante del problema che dice diversamente.

*Architetto 

 

 

 

 

 

 


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