Ospedali piceni, De Vecchis:
«I politici di Pesaro e Ancona
contano più dei nostri assistiti»

SAN BENEDETTO - Il consigliere comunale di "Ripartiamo da zero" illustra i vari bacini di utenza dei nosocomi marchigiani e spiega perché c’è bisogno di mantenere quello di Ascoli e costruirne uno nuovo vicino al casello dell’A14: «Costruendo a Spinetoli si dovrebbero spostare ben 200.000 persone».
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Giorgio De Vecchis

di Epifanio Pierantozzi

Premessa: far parte delle “Marche sporche” non aiuta, e stare poi nella parte “più zozza” – poiché da troppi lustri il territorio rivierasco non esprime un politico di rilievo – è un aggravante che mette questa zona di confine “sotto schiaffo”.
PRESI A SCHIAFFI DA UN ALGORITMO. Una premessa indispensabile (per giovani o dimentichi) utile a meglio comprendere come mai, ora che c’è da decidere sulla sanità picena, San Benedetto (e forse anche Ascoli) viene trattata ad “algoritmi in faccia”. Tutto questo per introdurre i dati che il consigliere comunale di “Ripartiamo da zero”, Giorgio De Vecchis, ha illustrato per far capire perché i numeri dei bacini di utenza degli ospedali marchigiani ci dovrebbero premiare, non lasciare con un ospedaletto da campo, anzi, da gommone.
I NUMERI “CI COSTANO”. Per arrivare alla conclusione di come «nel Piceno due ospedali ci stanno tutti: uno di base ad Ascoli e uno di primo livello (nuovo, vicino al casello dell’A14) a San Benedetto», De Vecchis ha preso in esame i “bacini di utenza” dei 17 ospedali regionali. Bene, secondo questi dati non si comprende come faccia Pesaro (che dista circa 20 chilometri da Fano, che ha un suo ospedale) ad avere un nosocomio di “quasi” secondo livello con i suoi 235.000 abitanti (senza sottrarre quelli che si spostano nella vicina Romagna), quando San Benedetto ha un bacino di utenza, calcolando anche quelli del vicino teramano, di 165.000 pazienti ad avere solo un ospedale di base, senza neanche l’Unità di terapia intensiva cardiologica. Il tutto, sottolinea De Vecchis, «non sono numeri che do io, bensì contenuti nel decreto Balduzzi che nel 2012 ha razionalizzato la sanità italiana».
ESTATE IN ROSSO, DI PERSONALE. Da tenere presente come le presenze turistiche in Riviera incidono solo per 10.000 abitanti. Giusto, secondo una statistica “alla Trilussa”, ma sbagliato se non si tiene conto di come questi sono quasi tutti da imputare su luglio e agosto. In questi due mesi, all’ospedale Madonna del Soccorso, non arrivano neanche i ricambi per ferie, figurarsi i doverosi rinforzi.
A SPINETOLI SI DEVONO SPOSTARE TUTTI. C’è poi da tenere presente i “costi indotti” con l’ospedale unico di vallata. «Ora, con Ascoli e San Benedetto, la metà dagli utenti ospedalieri del piceno non deve muoversi dal territorio comunale per avere assistenza. Se trasferiamo quasi tutto a Spinetoli ben 200.000 persone dovranno “emigrare” per andare in ospedale. Si pensi a quanto costerà ai cittadini, e quanto non farà risparmiare alla Regione Marche, che ha l’85% del proprio bilancio impegnato nella sanità», si chiede De Vecchis.
POLITICI PICENO “CONTRO”. Insomma, De Vecchis vuole sottolineare come, utenti ospedalieri alla mano, la Riviera picena dovrebbe essere premiata, e non sgovernata da politici pesaresi e dorici. Ecco così che si capisce la premessa: non eleggiamo politici di peso. Se poi si considera come quei “quattro gatti” che rappresentano il territorio sono come i “polli di Renzo”, ovvero si becchettano tra di loro invece che unirsi e rappresentare le esigenza sanitarie della provincia al di là dell’appartenenza politica, si comprende il perché gli utenti delle Marche sporche sono destinate a finire in padella, anzi, ad emigrare per pensare alla propria salute.

I grafici sulle utenze ricavati da De Vecchis


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