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“Design Week” e multiculturalismo
Gli studenti: «Progettare il futuro, una sfida»

ASCOLI - Venerdì 28 settembre appuntamento finale con la manifestazione targata Unicam che sta portando in città ricercatori da tutto il mondo. L'ascolano Mazzocchi: «Le aziende? Curiose, ma non investono». Il messicano Pesa: «Amo lavorare progettando oggetti e servizi che potranno servire tra 10 o 15 anni»
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I due ricercatori greci Athanasios Makris e Ioannis Nintakis

di Claudio Felicetti 

Sono giovani che sviluppano visioni progettuali per un futuro più sostenibile, e che sperano di avere nello stesso futuro relazioni proficue e opportunità professionali. Sono gli 80 studenti di sei università di Italia, Grecia, Israele e Messico che partecipano alla manifestazione internazionale Design Week Experience, curata e organizzata dalla Scuola di Ateneo Architettura e Design “Vittoria” dell’Università di Camerino. A loro in questi giorni, negli spazi della sala Cola d’Amatrice nel chiostro di San Francesco, spetta l’arduo compito di elaborare idee “in uno scenario di riferimento caratterizzato da interrogativi etici, sociali e ambientali, da speranze e visioni ipertecnologiche, da aspettative di cambiamenti radicali e di miglioramento della qualità della vita, da differenti idee di benessere e di sviluppo personale e collettivo, dai complessi rapporti tra globale e locale, tra umano e tecnologico”. I risultati saranno presentati alla città il 28 settembre durante “la Notte europea dei ricercatori”.

Tadeo Presa

Una sfida interessante, ma anche un’esperienza entusiasmante, come si capisce parlando con loro. «Una settimana intensa – il giudizio dei due studenti greci Athanasios Makris e Ioannis Nintakis– che permette di avere contatti con persone importanti nel campo del design e di collaborare con colleghi di altri paesi, in modo da diventare veri professionisti e disegnare prodotti reali. Ringraziamo Unicam per l’organizzazione perfetta, Ascoli è una città molto ospitale e attraente».
«Un workshop molto positivo – sostiene il ventottenne industrial designer israeliano Matan Rosen– per la presenza di giovani studenti e per le idee innovative e creative che ci consentiranno di avere benefici nelle nostre future attività. Un’iniziativa ancora più coinvolgente poiché organizzata in una città antica, artistica e piacevole per chi ci vive».
Si esprime in un buon italiano Tadeo Presa, messicano 35enne di Monterrey, grazie ai suoi cinque mesi di “Erasmus” trascorsi a Pesaro. «Mi piace l’approccio multiculturale della manifestazione – dice- e il poter lavorare pensando al futuro, progettando oggetti e servizi che potranno servire tra 10 o 15 anni».
«Mi laureo tra un mese -confida Virginia D’Augusta, ventiseienne siciliana di Augusta- e per me questa è un’occasione di crescita poiché si parla e ci si confronta durante le presentazioni intermedie per capire da quali idee si è partiti. Vorrei fare anche qualche esperienza all’estero per apprendere di più e misurarmi con metodi progettuali diversi».
Più articolate le considerazioni di Chiara De Angelis, 25 anni, marchigiana di Mondolfo, e del 27enne ascolano Enrico Maria Mazzocchi, anche loro studenti Unicam. «Ho già fatto due esperienze simili in precedenza -racconta Chiara- sempre con colleghi italiani, ma questa è molto più impegnativa. E’ utile per capire i diversi approcci al lavoro e come si arriva alla presentazione di idee e progetti, inoltre il tema è molto stimolante perché ti induce a pensare agli scenari futuri. Dovrei laurearmi il prossimo anno, poi mi piacerebbe fare la ricercatrice nel mio ambito o lavorare per aziende private».
«Ho finito la triennale e ora mi sto specializzando -riferisce Enrico, che sottolinea anche la necessità di un albo professionale- spero che questa iniziativa continui, cresca e promuova sempre più gli scambi internazionali. In questo workshop non ci occupiamo di veri e propri progetti ma di ricerche, basate su dati ufficiali, che ipotizzano i trend del futuro. Le aziende? Curiose, ma non investono, hanno timore di sprecare soldi per qualcosa che non sarà utile. Il disegno si sta trasformando – continua – prima lo facevano gli architetti, ora noi. Loro vedono le cose da un’altra prospettiva, noi ci focalizziamo sulla funzione degli oggetti e sulla loro interazione con le persone».

Enrico Maria Mazzocchi

Chiara De Angelis

Virginia D’Augusta


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