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Vertenza Whirlpool, l’azienda è pronta
a ripensare il piano industriale

COMUNANZA - Si riaccendono le speranze dopo il summit di Roma al Mise. Il responsabile della comunicazione dell'azienda, Magnoni: «Cercheremo in tutti i modi di andare incontro alle richieste del ministro». Anche il sindaco Cesaroni positivamente colpito per l’attenzione dedicata al sito piceno dai sindacati nazionali e dal ministro Di Maio che a breve incontrerà i sindaci del territorio
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Il ministro Luigi Di Maio all’incontro di mercoledì scorso a Roma

di Maria Nerina Galiè

Sono state lapidarie le parole del ministro Luigi Di Maio all’incontro al Mise dello scorso 3 ottobre durante il quale azienda, sindacati e rappresentanti territoriali si sono confrontati sul futuro degli stabilimenti Whirlpool italiani. E’ stato il vicepremier la “star” indiscussa al tavolo di crisi: sì agli ammortizzatori sociali per due anni ancora; no al piano industriale 2019-2021 così come riproposto dall’ad per l’Italia Davide Castiglioni. Sullo sfondo, Comunanza che i segretari generali, riuniti sotto le varie sigle, hanno riconosciuto come la più penalizzata dalle attuali scelte aziendali e quella che in questo particolare momento, post sisma e nel pieno della crisi, merita maggiore attenzione. Anche al vicepremier ormai è nota la questione. Con una mail del 2 ottobre, il giorno prima dell’appuntamento al Ministero, aveva comunicato di non poter dare udienza ai 23 sindaci giunti nella capitale a supporto della vertenza. Ma aveva dato disponibilità per una data successiva, ma prossima. E lo ha ribadito al sindaco di Comunanza Alvaro Cesaroni, presente al tavolo di crisi con tanto di accredito, durante un breve scambio di battute.
Intorno al sito produttivo piceno intanto l’intervento al Mise di Di Maio ha suscitato un cauto entusiasmo, ma non ha dissipato tutte le preoccupazioni. In particolare dei dipendenti, 135 dei quali sono a rischio. Si dicono soddisfatti di quanto appreso sull’esito della riunione e soprattutto dell’atteggiamento del ministro. Due però le domande che continuano a girare nei reparti. L’azienda come si comporterà di fronte alle richieste del Governo? I sindacati nazionali, che saranno parte attiva nella revisione del piano, avranno la forza di perorare la delicata causa di Comunanza? Dovranno attendere per avere risposte certe ed è azzardato fare previsioni. Al momento deve bastare quanto riferisce chi era a Roma.
«La Ugl ha relazionato quasi esclusivamente sulla nostra situazione – ha precisato il sindaco di Comunanza – ribadendo che si tratta di un sito strategico. Hanno chiesto espressamente di mantenere qui la produzione delle lavatrici alto di gamma, 200 mila pezzi l’anno!, e l’impegno, da parte dell’azienda, a portare nuove produzioni. Anche i rappresentanti delle altre sigle, ad eccezione della Uilm, hanno speso parole a favore di Comunanza. Un aspetto più che positivo dell’incontro di mercoledì scorso. C’è da riconoscerlo. Altrettanto importante – ha detto ancora il primo cittadino – è il fatto che il ministro abbia bocciato il piano industriale». Cesaroni è andato a Roma il 3 ottobre, insieme a 22 sindaci del piceno, tra cui Guido Castelli di Ascoli Piceno, del fermano ed anche del maceratese per difendere lo stabilimento locale sul quale poggia l’economia di tutto l’entroterra. «Siamo andati in massa – ha spiegato – per investire il ministro del vero problema. Non basta la cancellazione degli esuberi. Vogliamo il ritorno alla piena capacità occupazionale. Per ripartire il nostro territorio ha bisogno di guardare al futuro con ottimismo. Il livello produttivo dello stabilimento Whirlpool deve ridiventare tale da giustificare una durevole permanenza a Comunanza».

A sinistra Alessandro Magnoni

Un breve commento da parte dell’azienda è stato affidato ad Alessandro Magnoni, direttore della comunicazione e relazioni governative di Whirlpool Emea: «Abbiamo accolto favorevolmente la notizia, per nulla scontata, della continuità degli ammortizzatori sociali. E, in merito al piano industriale, cercheremo in tutti i modi di andare incontro alle richieste del ministro, in accordo con i sindacati». Ben precise le richieste di Di Maio a tal proposito e non solo riguardo agli esuberi. Vuole il rientro in Italia della produzione estera. Per Comunanza vorrebbe dire recuperare le lavasciuga dalla Polonia e le asciugatrici dalla Slovacchia. Mesi fa l’ad Castiglioni, in una nostra intervista esclusiva, aveva escluso questa possibilità. «E’ tra i diversi scenari che potrebbero delinearsi», ha riferito invece oggi Magnoni che ha così concluso: «stiamo già programmando una serie di incontri con i rappresentanti sindacali sia nazionali che territoriali. Fin dalla stessa sera dell’incontro al Mise, ci siamo messi al lavoro per prepararci al meglio al prossimo incontro (previsto per metà ottobre, ndr)».

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