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San Benedetto, rapina al Conad
di via Mazzini:
il giudice ordina la verifica sui cellulari

SAN BENEDETTO - L'avvocato Mauro Gionni ha chiesto di verificare la cella dove si è agganciato il telefonino di un testimoni che vide uno dei tre rapinatori cambiarsi
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«Chi mi accusa di avermi visto mentre mi cambiavo non era a San Benedetto ma a Pescara, verificate le celle del telefonino». E’ la tesi difensiva di uno dei tre rapinatori, difeso dall’avvocato ascolano Mauro Gionni, finiti in manette nel giugno scorso con l’accusa di aver rapinato il Conad di via Mazzini a San Benedetto. Durante l’udienza in Tribunale, il giudice Rita De Angelis ha concesso la possibilità di verificare le celle dei telefonini rinviando così la decisione sul rito abbreviato chiesto dalla difese ad inizio dicembre.

Mauro Gionni

I tre arrestati, già conosciuti alle forze dell’ordine, sono due sambenedettesi di 29 anni (S.D.F.) e di 40 anni (R.R.) e il 28enne foggiano S.V., tutti raggiunti dal provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip del Tribunale di Ascoli, Annalisa Giusti, su richiesta della piemme Cinzia Piccioni. Le indagini, come si può evincere dal lungo periodo intercorso tra la rapina e le manette, sono state quantomeno complesse. Sono durate circa nove mesi. Partirono da quel pomeriggio in cui i tre si presentarono con una pistola, poi risultata arma giocattolo, alla cassa del Conad. Messo a segno il colpo, fuggirono dopo aver terrorizzato i dipendenti e i clienti in fila alla cassa. Il bottino fu di circa 6.000 euro. Alla fine si sono rivelate determinanti non solo le immagini delle videocamere, ma anche gli esami sul Dna effettuati sui caschi e sui guanti che i rapinatori abbandonarono non lontano da via Mazzini durante la fuga.

 

 

 


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