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Faccia a faccia con i lupi
davanti al portone di casa

COMUNANZA - L'episodio è avvenuto nella frazione di Gabbiano. L'uomo ha chiamato i Carabinieri
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di Maria Nerina Galiè

«Dove non è riuscito il terremoto a spopolare del tutto borghi e paesi montani, ci penseranno i lupi». Lo ha detto uno dei residenti  di Gabbiano, frazione di Comunanza, che la sera del 5 novembre scorso si è trovato faccia a faccia con due esemplari a pochi metri da casa. Spaventato, ma più ancora seccato per una circostanza che si ripete ormai da tempo, si è rivolto alla locale stazione dei Carabinieri. Quello segnalato non è stato un episodio isolato né l’uomo un “privilegiato”. L’avvistamento di lupi nei pressi delle abitazioni è ormai frequente a Gabbiano come in altri borghi vicini. Diverse altre persone riferiscono di vederli frequentemente sulla strada per tornare a casa ma anche aggirarsi nei cortili. Una signora confessa di non avere quasi più il coraggio di andare ad accudire il pollame. Un altro, che è pure cacciatore, è tentato di tenere il fucile a portata di mano, in caso di bisogno, ben sapendo che il lupo è una razza protetta. 

Lupi avvistati sui Monti Sibillini

«L’altra sera ero uscito per fare una passeggiata – racconta la vittima del recente incontro ravvicinato – e dopo soli 100 metri da casa, lungo la strada asfalta ed illuminata dai lampioni, ho visto due lupi fermi di fronte a me. Ho avuto paura e sono scappato senza pensare che è proprio ciò che non dovevo fare». L’uomo ha corso un bel rischio che per fortuna non ha avuto conseguenze, ma è bastato per fargli perdere la pazienza e chiamare i militari dell’arma. «L’ho fatto più per dare un segnale – confessa – che nella convinzione che possano fare qualcosa. I Carabinieri di Comunanza mi hanno mandato dai colleghi della ex forestale. Questi, senza nemmeno redigere un verbale,  hanno detto che avrebbero segnalato il caso alla Provincia che, forse, potrà intervenire con dei dissuasori acustici». L’abitante di Gabbiano non  nasconde il suo scetticismo sulla reale possibilità di arginare il fenomeno. «Premesso che io non sono un cacciatore ed amo gli animali – precisa ancora – ritengo che questo sia un fatto del tutto innaturale. Mi sento leso nella mia libertà di uscire per il paese senza correre pericoli. Sono dappertutto e non temono di avvicinarsi alle abitazioni. Paesi come il mio sono quasi disabitati per il terremoto. Ma chi ancora resiste, è messo a dura prova. Si teme per gli animali domestici o da allevamento. Così come, per colpa del dilagare dei cinghiali, le piantagioni sono a rischio. Che ci stiamo a fare – si chiede amareggiato – a Gabbiano, Lago o in altri posti simili se non possiamo tenere una gallina o piantare nemmeno le patate? Meglio se ce ne andiamo tutti al mare o  in città». 

Parole che trovano riscontro in un problema reale e che le istituzioni non possono più ignorare. L’Unione Europea qualche settimana fa ha accolto la richiesta della Regione Marche circa gli indennizzi per gli allevatori marchigiani che hanno subito danni dai lupi. Negli ultimi tre anni, i cinghiali sono costati all’ente regionale circa 4 milioni di euro in risarcimenti per incidenti stradali e coltivazioni distrutte. E’ bene ricordare che gli ungulati non sono autoctoni ma introdotti nei boschi locali a scopo venatorio. 


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