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Vivani, secondo nelle presenze
bianconere di tutti i tempi:
«Con un paio di rinforzi
l’Ascoli può puntare ai playoff»

SERIE B - Fu pedina inamovibile negli anni ’60 e ’70 e protagonista della cavalcata dalla C alla Serie A. «Eravamo una grande famiglia. Devo tanto a Mazzone. Straordinari i tifosi ascolani, ieri come oggi. Mi è dispiaciuto tanto non poter partecipare alla festa dei 120 anni». Mario oggi allena nei dilettanti
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L’Ascoli appena approdato in Serie A nel 1974: Vivani è il terzo seduto da sinistra

di Bruno Ferretti

Alla festa per i 120 anni di fondazione dell’Ascoli è mancato, fra gli altri, uno dei grandi protagonisti degli anni ’60 e ’70. Quello che con 263 presenze è al secondo posto nella classifica assoluta guidata da Luigi Giambruno (275 nelle serie minori dal 1942 al 1952). E’ Mario Vivani che ha accompagnato, anzi guidato, la squadra dalla C alla Serie A. Mario, che i tifosi chiamavano con il simpatico nomignolo di “bruschetta”, oggi ha 69 anni e vive nella sua Cagli, in provincia di Pesaro Urbino. E’ sempre rimasto nel mondo del calcio e attualmente allena il Serra Sant’Abbondio che lotta per salvarsi in Seconda categoria.

Mario “bruschetta” Vivani quando giocava

«La mia assenza alla festa di sabato scorso? Mi sarebbe piaciuto tornare al Del Duca, rivedere tanti amici, salutare i tifosi. Ma avevo la partita e non potevo lasciare la squadra vista anche la nostra posizione di classifica – dice Vivani – mi è dispiaciuto tanto non esserci perché torno sempre molto volentieri, ad Ascoli vive mio figlio Manuel che è un grande tifoso dell’Ascoli». Papà Mario e Manuel qualche volta sono andati in curva insieme a tifare Ascoli. “Bruschetta” ha disputato dieci campionati in maglia bianconera (5 con la Del Duca Ascoli, 5 nell’Ascoli Calcio quando Rozzi decise di cambiare nome alla squadra dopo la promozione in B). Con Gola e Minigutti formava un trio di centrocampo che oggi potrebbe giocare senza problemi in serie A.

«Ho visto le immagini e ho notato che l’atmosfera e l’entusiasmo della tifoseria sono rimasti quelli dei miei tempi. Ad Ascoli il calcio è vissuto in maniera particolare, più intensa e più calorosa che altrove – dice Vivani – la tifoseria sostiene la squadra con una passione che spesso risulta vincente. C’è tanta pressione e questo talvolta può diventare un problema, soprattutto per i calciatori più giovani che non sono abituati. Era così anche ai miei tempi anche se il calcio, rispetto ad oggi, era molto diverso».

«La Nazionale? C’è stato un periodo in cui andavo veramente forte e qualche giornale ipotizzò la mia convocazione in Nazionale – rivela Vivani – purtroppo mi infortunai contro l’Inter e l’opportunità svanì. Ecco perché, causa quel brutto ricordo, ancora oggi, ce l’ho un po’ con l’Inter» ricorda sorridendo.

Mario Vivani oggi fa l’allenatore nei dilettanti

«Dalla serie C andammo in A quasi con gli stessi giocatori – prosegue Vivani – eravamo un gruppo unito, anche fuori dal campo, come una famiglia guidata da un grande allenatore come Mazzone che poi, non a caso, ha fatto un’eccellente carriera in Serie A. E’ stato mio compagno di squadra, poi allenatore, quindi testimone di nozze: gli devo molto e lo saluto con particolare affetto. Mi stimava molto. Ricordo che una volta, in una intervista, dichiarò: senza Vivani l’Ascoli non può giocare. Probabilmente un’esagerazione, ma mi riempì di orgoglio».

Torniamo al presente: dove può arrivare questo Ascoli?

«Spero il più lontano possibile. Secondo me con un paio di giusti rinforzi al mercato di gennaio l’Ascoli potrà puntare ai playoff. E’ un traguardo alla sua portata – sostiene Mario – conosco Vivarini, è un tecnico preparato che fa giocare le sue squadre, come sta facendo con l’Ascoli. La sconfitta con il Padova possiamo considerarla come un incidente di percorso dopo le vittorie contro Verona e Benevento. Per quello che posso vedere da lontano mi sembra che stia funzionando a dovere anche la società con i nuovi dirigenti. Insomma, la squadra possiede tutti i requisiti necessari per tornare ad essere protagonista. Forza Ascoli».

 


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