Il disperato appello di una mamma:
«Non toglietemi i figli»

LA STORIA - Era stata la donna, di origini greche, divorziata e residente a San Benedetto, a rivolgersi alle autorità per chiedere aiuto sulla gestione del più grande (16 anni), che è stato collocato temporaneamente in una casa famiglia a Folignano. Poi è arrivata la severa richiesta del pubblico ministero. Storia di una vita sfortunata
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di Maria Nerina Galiè 

«Non toglietemi i figli» E’ questo l’accorato appello di una giovane mamma di due ragazzi di 16 e 12 anni, divorziata e residente a San Benedetto, che rischia la sospensione della potestà genitoriale. La richiesta è arrivata qualche settimana fa dalla Procura Generale presso il Tribunale per i minorenni delle Marche, su segnalazione dei servizi sociali ai quali la donna si era rivolta, di fronte all’evidenza che il maggiore stesse prendendo una “brutta strada” (qui l’articolo). L’organo giudiziario di Ancona, il 1 ottobre scorso, ha disposto la collocazione del ragazzo in una casa famiglia di Folignano, dove si trova tuttora. Successivamente è arrivata la richiesta del più severo dei provvedimenti: la decadenza della responsabilità genitoriale per il padre e la sospensione per la madre sia nei confronti del primo figlio che della sorella più piccola. Immediata l’opposizione della donna, assistita dall’avvocato Valeria Iachini, sentita insieme all’ex marito dal giudice competente lo scorso 7 novembre. «Sia io che il collega che segue l’ex marito -ha spiegato l’avvocato Iachini- riteniamo la misura eccessiva. Anche perché la figlia più piccola non dà alcun segno di disagio. Vive serena con la mamma, frequenta con successo la scuola, fa sport ed è seguita dal centro diurno. Ci auguriamo che la richiesta sia stata avanzata solo a scopo deterrente, per spingere i genitori dei ragazzi a farsi carico più consapevolmente dei loro obblighi. E se è così, l’effetto è stato pienamente sortito. Entrambi i genitori si sono resi disponibili per un percorso di recupero ed affiancamento da parte di personale specializzato nell’interesse preminente dei figli».

Servizi sociali, psicologi, avvocati e giudici non hanno sempre fatto parte della vita di questa mamma, 36 anni e di origini greche, che per tutelare la sua privacy chiameremo Anna. Nemmeno ventenne sposa un autotrasportatore albanese, seguendolo poi in Italia. La coppia, dalla quale nascono due figli, si sistema in un comune dei Sibillini, dove si integra senza problemi. Una vita normale, di una famiglia come tante e, come accade sempre più di frequente, nel 2012 lui se ne va di casa. Anna rimane da sola con i figli di 10 e 7 anni. L’entroterra non offre molte possibilità occupazionali per una come lei, se non lavoretti saltuari. Non riesce a pagare l’affitto, pertanto viene sfrattata. L’ormai ex marito non provvede a fornirle alcun aiuto economico. Il giudice albanese al quale l’uomo si è era rivolto, battendo sul tempo il collega italiano, nel 2015 ha disposto che il marito riconoscesse alla moglie 200 euro al mese. Somma con cui in Italia si fa ben poco, eppure confermata dal tribunale ascolano. Anna sta cercando ora di ottenere l’adeguamento, ma nel frattempo non ha mai ricevuto neppure quel poco che le è stato destinato.
Come se non avesse abbastanza guai, nel marzo 2015 rimane vittima di un brutto incidente stradale, all’interno della galleria di Porta Cartara sull’Ascoli-Mare. Le costa un mese e mezzo di ospedale ed altri interventi successivi, di cui due nel 2018. Nel frattempo però trova impiego sulla costa dove si trasferisce con i figli, lavorando fino a 14 ore al giorno per tirare avanti. «Ho fatto di tutto per non far mancare nulla ai figli – sostiene Anna – e quando mi sono resa conto che, nonostante tutto, non riuscivo più a gestire il maggiore, mi sono rivolta ai servizi sociali. Me lo hanno allontanato ed è stato un momento bruttissimo. Però capisco che per lui è la cosa migliore. Voglio che abbia una vita tranquilla, un lavoro e sia rispettoso delle regole del vivere civile».
Anna non vede il figlio da quasi un mese. Si accontenta di ascoltare la sua voce e lanciargli i saluti dal freddo apparecchio mentre lui parla al telefono con la sorellina, un giorno sì ed uno no. E le si apre il cuore quando lo sente dire: «Dai retta alla mamma, segui sempre i suoi consigli così non farai cose sbagliate».

 

 

 


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