di Maria Nerina Galiè
«I saldi di fine stagione sono ormai un rito collettivo che nel tempo ha perso la sua efficacia». Costantino Brandozzi, responsabile per Ascoli della Confcommercio, ha dipinto un quadro inequivocabile. Sabato 5 gennaio prendono il via gli sconti su abbigliamento, calzature e accessori, nati con la legge 80 del 1980 (rivisitata e corretta in più occasioni) come un modo per smaltire gli eccessi di magazzino all’insegna della trasparenza in fatto di prezzo che, limitatamente ad un periodo prestabilito, doveva essere più vantaggioso.
Costantino Brandozzi
Ora però i saldi «sono diventati una necessità per far quadrare i conti» sentenzia Brandozzi. La concorrenza spregiudicata dell’e-commerce e della grande distribuzione, la diffusione di altre forme promozionali, unita ad una discutibile scelta dei tempi, hanno reso questa misura “obsoleta e inutile”.
Condividono appieno Ugo Splavieri, presidente Confcommercio del capoluogo piceno, e Arianna Trillini, portavoce provinciale per la moda della Cna.
Ugo Spalvieri
«Sono del parere – dice Spalvieri – che i saldi andrebbero eliminati del tutto. Nell’era delle liberalizzazione, ritengo che ogni commerciante debba poter scegliere anche come e quando agevolare i suoi clienti. Che senso ha delimitare in un arco temporale quello che l’e-commerce, spesso ad opera della stesse case produttrici, fa tutto l’anno? Un consumatore su due acquista on line – continua – e le aziende, piccole e grandi firme, cercano di accaparrarsi il cliente attraverso un sistema di comunicazione sempre più veloce ed efficace». A discapito del negoziante che deve acquistare un capo in anticipo e sperare di venderlo a prezzo pieno in un lasso di tempo sempre più ristretto. Già prima di Natale, nei punti vendita della grande distribuzione, troneggiavano accattivanti cartelli di pre-saldi e formule convenienza di ogni tipo.
Arianna Trillini
Il negozio quindi, inteso nel senso più tradizionale del termine, «per non perdere la vendita deve applicare sempre uno sconto del 20 o 30 per cento» sostiene Arianna Trillini che pone l’accento sull’altro problema: Il momento giusto per i saldi. «Per incentivare le vendite in modo significativo, come è lo scopo dei saldi, i prezzi dovrebbero scendere almeno del 50 per cento. Farlo nel pieno della stagione è assolutamente antieconomico. Parlare di fine stagione i primi di gennaio o di agosto, per i saldi estivi, è assolutamente anacronistico. Febbraio e settembre sarebbero i mesi più consoni».
Il punto di vista degli addetti ai lavori non è «un piangersi addosso» commenta il presidente Spalvieri. «Ascoli – conclude – negli ultimi due anni ha assistito ad un depauperamento dell’utenza dovuto allo spopolamento della città e dell’entroterra che vi gravitava, a favore della costa». Crisi e terremoto hanno influito negativamente e, in tale contesto, i saldi di fine stagione, così come strutturati, non sono di aiuto.
Per meglio aiutare gli associati nel superare questo difficile periodo, che coinvolge Ascoli ma è in linea con la tendenza nazionale, la Federazione Moda Italia della Confcommercio ha diffuso un questionario che gli associati sono invitati a compilare entro le 14 di lunedì 7 gennaio al fine di un monitoraggio sull’andamento del primo week end di saldi invernali. Tra le domande, il confronto con le vendite dell’anno precedente e la location. Nel frattempo valgono i dati previsionali. La Confcommercio ha stimato in Italia un giro d’affari di 5,1 miliardi, pari ad una media di 325 euro a famiglia. Un po’ meno le aspettative per le Marche dove un nucleo familiare, composto da 2-3 persone, spenderà 280 euro.
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