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Neve, vento e freddo in montagna
«Avventurarsi non è mai consigliabile»

ASCOLI - Nonostante le allerte meteo sono sempre più frequenti casi di escursionisti che si inoltrano in zone rischiose ad alta quota. Gli ultimi casi a Foce di Montemonaco e sul Gorzano. Parla Enrico Alberti, responsabile della Stazione di Soccorso Alpino e Speleologico: «In queste condizioni è difficilissimo ritrovare una persona senza conoscerne la posizione». Il ruolo fondamentale dello smartphone
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I ragazzi del Soccorso Alpino all’opera tra la neve

di Luca Capponi 

Allerta meteo o, peggio, allerta neve? Pare che ad alcuni escursionisti di questi avvisi non importi nulla, perché alla prima occasione buona si cimentano lo stesso in missioni ai limiti del comprensibile. Il caso recente che ha fatto più scalpore è quello del quarantenne giapponese che ha trascorso la notte nei pressi di Monte Palazzo Borghese, nella frazione di Foce di Montemonaco, a oltre mille metri di altitudine, nonostante l’allerta diramata dalla Protezione Civile. (leggi l’articolo).
Alla diffusione della notizia, da una parte c’è stata la ferma condanna per chi mette a rischio altre vite per un suo personale vezzo, dall’altra qualcuno ha difeso la posizione dell’avventuriero tirando in ballo la libertà personale. Ne abbiamo parlato con il responsabile della Stazione di Soccorso Alpino e Speleologico di Ascoli, Enrico Alberti. Uno che, insieme ai 18 volontari (tra cui 4 infermieri) che compongono la squadra, svolge ogni giorno, d’estate e d’inverno, un lavoro encomiabile sulle nostre montagne; quello di mettere a repentaglio la propria vita per aiutare (e spesso salvare) chi si trova in difficoltà.

Enrico Alberti

«Situazioni come quella del giapponese ci sono capitate, ma molto di rado. -spiega- In casi di allerta andare ad avventurarsi in zone di alta montagna non è mai consigliabile, anche perché non si può prevedere cosa può succedere e, soprattutto, perché trovare una persona dispersa nella neve non è per niente facile, anzi. Una valutazione preventiva andrebbe sempre fatta ma spesso non è così, si tende a sottovalutare. I casi sono tanti: c’è chi parte senza attrezzatura idonea, chi non si porta dietro cibo e acqua sufficienti fino a coloro che hanno un telefono cellulare come localizzatore ma poi non possono avvertire perché lo hanno scaricato, ad esempio, per scattare foto. Spesso le ricerche cominciano perché la persona non è riuscita a dire che sta bene».

Proprio lo smartphone, in alcuni casi, può risultare decisivo, se funzionante. Durante i loro interventi, i ragazzi del Soccorso Alpino seguono una serie di procedure standard. «Prima di tutto -continua Alberti- cerchiamo di avere informazioni dai familiari o da chi conosce il disperso, per capire quale percorso abbia seguito e dove si sia diretto, ammesso che lo abbia detto a qualcuno. In seconda battuta, cerchiamo di farci aiutare dagli strumenti tecnologici. Se si ha con sé il cellulare con una connessione dati, possiamo attivare il servizio “Sms locator” direttamente dalla centrale di Milano; il disperso, rispondendo, ci consente di conoscere le coordinate gps e di andare a colpo sicuro. In caso di soggetto non cosciente, però, il sistema non funziona quindi si parte in squadre basandoci sulla posizione, se c’è, dell’auto. Ovviamente con la neve i tempi aumentano a dismisura perché anche se ci si muove in tanti, spesso con l’aiuto delle stazioni vicine, la gran parte del tragitto viene compiuta con gli sci da alpinismo».

A volte, come durante l’intervento effettuato lo scorso 8 dicembre sul Monte Gorzano, occorre il supporto aereo perché la persona non è capace di deambulare. Nel caso in questione il bisognoso, intento a compiere una traversata notturna, aveva perso tutta l’attrezzatura a causa del forte vento, rischiando di passare l’intera notte all’addiaccio. «Dopo averlo trovato eravamo pronti a passare la notte lì, poi l’elicottero è venuto a prenderci» conferma Alberti. Non solo coraggio e sforzo fisico, dunque, ma anche un notevole dispendio economico quando si ratta di casi del genere.
«I consigli -conclude- sono sempre gli stessi: controllare le previsioni meteo, non partire troppo tardi per non rischiare di trovarsi buio durante il ritorno, dire sempre a qualcuno dove si intende andare, portare dietro se non il gps o una cartina, almeno il telefono che anche in assenza di dati fornisce la posizione, e cercare di non scaricarlo magari munendosi di un carica batterie portatile. A chi non è esperto e magari ha visto un percorso interessante su Internet, è bene ricordare che nei parchi esistono guide ed anche giri organizzati con escursionisti esperti».


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1 commento

  1. 1
    Michele Mazzieri il 10 Gennaio 2019 alle 21:57

    Ancora con questa balla del giapponese? Questa è più diffamazione che disinformazione

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