Saldi, primo bilancio: freno a mano tirato,
meccanismi da rivedere
e tanti suggerimenti

ASCOLI - Il punto a una settimana dal via alla caccia allo sconto. Commercianti poco soddisfatti: «Lavoriamo di più in piena stagione». Non mancano le curiosità: «C'è chi chiede di fotografare un capo per farlo vedere al fidanzato o all’amico, poi se lo va a cercare su siti internet»
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di Maria Nerina Galiè

Il meccanismo dei saldi è da rivedere. Vuoi perché il settore merceologico di abbigliamento, calzature e accessori, soprattutto nei centri città,  è vittima di una crisi generalizzata ed ormai cronica. Vuoi perché, se si possono fare saldi tutto l’anno, viene meno l’esigenza. Vuoi perché il calendario regionale li pone troppo a ridosso del Natale. Certo è che la prima settimana di svendite di fine stagione, tolti il 5 e 6 gennaio, non ha dato grandi soddisfazioni ai negozianti del centro, ad Ascoli, i quali però non hanno nessuna intenzione di autocommiserarsi. Al contrario, sono pronti a spiegare cosa non funziona e dare suggerimenti su come migliorare.

Qualità del prodotto e serietà sul lavoro premiano sempre, sostengono in molti. Tutti chiedono una maggiore attenzione ai problemi del centro storico. Qualcuno si sente di spronare gli ascolani ad essere meno “pigri”, preferendo due passi al centro, magari parcheggiando a Torricella, che andare in auto  al centro commerciale. Altri, in linea con quanto anticipato dai dirigenti di Confcommercio e Cna, sollecitano una vera e propria rimodulazione delle regole a livello di Governo centrale.

Patrizia Leanza di “People”

«Per prima cosa andrebbe messo un tetto alla percentuale di sconto» dice Patrizia Leanza, titolare di “People”. «Non si dovrebbe andare oltre il 50%, perché siamo al limite del sottocosto. Il 70% andrebbe fatto solo per eventi eccezionali, quali liquidazioni per cessazioni o cambio gestione. Lasciando piena libertà, che si riflette anche sui ricarichi, si rischia la guerra tra “poveri”. Inoltre  – aggiunge – non va bene porre i saldi subito dopo Natale. Soprattutto per una questione di etica nei confronti del cliente che non può vedersi i prezzi dimezzati dopo pochi giorni».

Lele Paci e Noemi Razzè di “Zona Ventitré”

«Appena terminate le Feste – rincara Lele Paci, di “Zona Ventitré” – in genere le persone hanno meno disponibilità economica. Oppure c’è chi, sapendo dei saldi imminenti, a Natale compra meno. Poi qui in centro – continua Paci – l’affluenza nei negozi registra alti e bassi. Il sabato va bene. Ma durante la settimana c’è molta, troppa calma». Paci spazia infine sull’online, che non aiuta. «Capita che ci chiedano di fotografare un capo per farlo vedere al fidanzato o all’amico. Glielo permettiamo – spiega –  ben sapendo che in molti casi poi se lo vanno a cercare su siti».

Internet, promozioni a mezzo sms, condizioni meteo avverse, per Mariano Sante di “Detto Sante”, hanno fatto si che le svendite partissero un po’ a rilento. Ma non se ne fa un cruccio. «Speriamo vada meglio nei prossimi giorni» commenta. E precisa: «Non c’è più la corsa ai saldi di un tempo. Ma se si rimane nella correttezza, si può ancora sperare in un trend positivo. Un esempio è specificare al cliente se la merce è di quest’anno o delle stagioni passate. Io per questo ho distinto la vendita in due negozi differenti».

Nadia Catani di “Ancaria 56”

Nadia Catani, che insieme ad Anna Maria Caruso gestisce “Ancaria 56”, auspica che chi amministra si adoperi per difendere i negozi della parte storica della città. «Più siamo – afferma –  più si crea movimento, senza tema di concorrenza. Quella ce la fanno i caldi e comodi centri commerciali». Cosa pensa dei saldi? «Lavoriamo di più in piena stagione che con gli sconti».

Sara e Osvaldo Brunone

Osvaldo Brunone non ha dubbi: «Bisogna tornare alla qualità del prodotto ed insegnare al cliente a riconoscere i materiali ed i particolari che fanno la differenza anche sul prezzo». Brunone, ora affiancato dalla figlia Sara, da 40 anni fa il commerciante tra le cento torri nell’omonimo “locale storico”, con tanto di targa che non si fregia di ostentare. Anzi, che tiene quasi nascosta insieme a numerosi altri riconoscimenti. E’ reduce dal Pitti di Firenze, dove «la ricerca del pregio nei capi è stato argomento centrale» racconta.

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