L’ospedale Mazzoni di Ascoli (Foto Vagnoni)
di Franco De Marco
Chissà che non sia stata la Provvidenza a far rinviare all’11 febbraio la Conferenza dei sindaci dell’Area vasta n. 5 che si sarebbe dovuta svolgere domani 22 presso la sala di Piceno Consind. Perché la Provvidenza? Perché forse con un po’ più di tempo a disposizione può maturare un’idea più concreta per disegnare il futuro della sanità nel Piceno.
Difronte a questa grande battaglia sulla sanità, che rischia, ancora una volta, di mettere Ascoli contro San Benedetto, e tutti contro Ancona, il sindaco di Ascoli Guido Castelli cerca di divincolarsi dalla morsa. E rimette tutto in discussione. «La Regione – dice – rinunci prima di tutto al suo disegno di realizzare una nuova struttura a Pagliare. Ragioniamo in termini di bisogni e servizi reali».
Guido Castelli (Foto Andrea Vagnoni)
Che vuol dire? «Io dico che, – anticipa il primo cittadino che come noto è a fine mandato – così come si è messa la situazione sanitaria nelle Marche, la Provincia di Ascoli rischia di essere del tutto marginale. Nelle Marche, checchè se ne dica, si sono create tre grandi aree geografiche con servizi sanitari di primo livello e anche di più. Mi riferisco a Pesaro, ad Ancona e alla terza macroarea Macerata-Fermo. Noi siamo i più piccoli e come tali, in base ai parametri del decreto Balduzzi per il funzionamento dei reparti, rischiamo di essere davvero schiacciati. Basta vedere allo svuotamento di specialità che c’è stato nel Piceno a vantaggio di Macerata. L’ospedale di Ascoli, se non si spezza il disegno, sarà un ospedaletto. Altro che eccellenze».
E allora qual è allora secondo lei la strada per impedire questa marginalizzazione geografica e di contenuti (leggi specialità)? «Propongo un accordo di confine con la Provincia di Teramo prevedendo, in questa macroarea interprovinciale e interregionale, con più di 500.000 abitanti, tutti i servizi sanitari ma dico tutti. Alcuni esistenti, come la neurochirurgia di Teramo, altri da attivare con una logica di necessità e razionalità».
Il sindaco di Ascoli, è evidente, con questa idea cerca di divincolarsi dall’iniziativa degli undici sindaci della costa picena i quali, bocciando la localizzazione del nuovo ospedale di primo livello a Pagliare, con riconversione e retrocessione delle strutture di Ascoli e San Benedetto, come ha indicato la Regione, sono convinti che la soluzione del problema sia la realizzazione di un ospedale di primo livello in terra sambenedettese riservando all’ospedale Mazzoni invece il ruolo di ospedale di base.
Proprio della “proposta Riviera delle Palme”, chiamiamola così, si parlerà l’11 febbraio nella Conferenza dei sindaci rinviata per consentire ai primi cittadini di partecipare al grande convegno della Ciip Spa sull’emergenza idrica nel Piceno. C’è il rischio davvero di altissima tensione e altissima confusione. Con il rischio reale che il Piceno, che dimostra di mantenere nel suo dna una inestirpabile litigiosità o incapacità di fare fronte comune, non riesca ad avere né uovo né gallina.
Di ospedale unico tra Ascoli e San Benedetto, altamente specializzato, con le più moderne attrezzature, capace di evitare i trasferimenti dei malati ad Ancona o più lontano ancora, si parla da 15 anni. E ancora non si riesce a mettere un punto. Autolesionismo che prosegue.
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