Potrebbero salire a tre i decessi per influenza registrati nel 2019 nella provincia picena. L’ultimo, le cui cause però sono ancora in corso di accertamento, è avvenuto nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli la notte tra il 10 e l’11 febbraio, ai danni di un uomo di poco più di 60 anni, ricoverato un paio di giorni prima per problemi respiratori conseguenti, sembra, al “male di stagione”.
Due invece le morti conclamate, su tre a livello regionale, per il virus AH1N1 sottotipizzato con pdm09. Il primo episodio risale a fine gennaio ed ha visto protagonista una donna di 84 anni. Il secondo è del 9 febbraio, vittima una sessantasettenne.
«Si tratta di conseguenze con esito funesto di un’influenza grave e complicata -spiega il dottor Claudio Angelini, direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Area Vasta 5 – fenomeno costantemente tenuto sotto controllo. L’influenza grave è caratterizzate da infezione respiratoria acuta (Sari) oppure dalla sindrome di distress respiratorio acuto (Ards). Il trattamento consiste nel ricovero presso l’unità di terapia intensiva e l’identificazione del virus attraverso analisi di laboratorio. Di norma – continua il dirigente medico – queste complicanze sono legate ad altre patologie come malattie croniche cardiorespiratorie o reumatiche, diabete, tumori o obesità. Chi ne è affetto è considerato un soggetto a rischio che dovrebbe pertanto essere sottoposto a vaccinazione».
Nella sola Area Vasta 5, nel periodo di osservazione che va da ottobre 2018 ai primi di febbraio, sono stati registrati 7 casi di influenza grave, 20 in tutte le Marche. «La gravità clinica – precisa il dottor Angelini – era legata a patologie pregresse e i soggetti non erano vaccinati». «Siamo nel periodo clou del picco influenzale – dice ancora il medico – o in quello immediatamente prima. E ne avremo per l’intero mese di febbraio. In base ai dati Influnet (la rete nazionale di sorveglianza epidemiologica, ndr) nella settimana che va dal 28 gennaio al 3 febbraio sono stati stimati 40 mila casi nelle Marche con un’incidenza di 25 casi ogni 1000 abitanti. Un dato decisamente più elevato rispetto alla media nazionale che parla di 14 casi ogni 1000 abitanti. La fascia maggiormente colpita è quella pediatrica cioè da zero a 14 anni con una impennata rilevante da zero a 4 anni. Si parla di un’incidenza di 54 ogni 1000». Adesso è tardi per sottoporsi a vaccinazione. Ma non per seguire altri consigli dell’esperto. «Invito chi è malato – dice – a non andare a lavorare. Se facciamo gli eroi poi diventiamo gli “untori”. L’isolamento volontario è utile per arginare la propagazione del virus che avviene per via aerea, tramite goccioline di saliva, durante la manifestazione del sintomo. Raccomando poi di lavarsi spesso le mani. Sempre dopo aver soffiato il naso. E di buttare via il fazzoletto sporco. Se poi in casa ci sono soggetti a rischio, tra cui gli immunodepressi, è bene utilizzare la mascherina. Ci si ammala entro pochissimi giorni dal contagio».
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