di Franco De Marco
Il sindaco di Ascoli Guido Castelli a Porto Sant’Elpidio, per la presentazione del suo libro “Coi piedi per terra”, viene accolto come una star da un numeroso pubblico. Firma dediche. E il primo cittadino locale, il Pd Nazareno Franchellucci, oltre a sottolineare la sua amicizia personale, lo inonda di elogi e di ammirazione per lo stile di amministratore pubblico. Lo definisce “un grande sindaco”. Lo addita addirittura come esempio. Gli rende merito per il lavoro svolto all’interno dell’Anci nell’interesse generale senza guardare alla casacca. Insomma un vero e proprio endorsement. E sottolinea quello che per lui è un modello da esportare e che proviene dai Comuni: «Il giorno dopo le elezioni si lavori tutti insieme per il bene della collettività».
Nel Piccolo Aragno, locale cult di Porto Sant’Elpidio, si radunano in tanti. Apre l’organizzatore Edoardo Capodarca. Coordina la giornalista Sonia Amaolo. Al tavolo anche Giorgio Marcotulli consigliere comunale di opposizione il quale pure rivolge tanti complimenti al sindaco di Ascoli visto come modello da seguire e politico di caratura nazionale.
Il libro, “Coi piedi per terra”, pubblicato ormai da un anno, è un saggio sulle difficoltà che un sindaco incontra nel suo operare quotidiano per colpa soprattutto della burocrazia. Castelli rivendica ai sindaci, e al loro confronto, quotidiano e diretto, con i cittadini, una sorta di” purezza” nell’amministrare la cosa pubblica. «Per chi non vuole fermarsi alla politica dei like o dei vaffa e preferisce ripartire dai territori, dalle comunità, dalle famiglie, dalle autonomie e dalle sussidiarietà», è lo slogan del libro che Castelli ha presentato e continua a presentare, in tutte le latitudini, dalla Sardegna al Nord. Solo amore per la letteratura o anche incremento di visibilità in vista di possibili futuri ruoli politici? Chissà.
«Questa accoglienza un po’ mi imbarazza», dice Castelli sorpreso. Poi, con il suo eloquio forbito, tra mito di Anteo e teorie del filosofo libanese Nassim Nicholas Taleb, entra nel merito ovvero nel difficile mestiere di sindaco. La sindrome dei 12 passi? «Un sindaco – risponde – non riesce a fare più di dodici passi senza essere fermato per strada da chi gli sottopone un problema, gli chiede un lavoro o una raccomandazione. Il sindaco deve fare i conti giornalmente con i cittadini che gli chiedono conto del suo operato. C’è un tipo di responsabilizzazione, nel bene e nel male, che non esiste per altre figure della politica. Ogni atto ha una conseguenzialità concreta». Si sofferma sulla disaffezione generalizzata verso la politica però dice anche: «Dopo le elezioni del 4 marzo c’è una ripresa dell’attenzione verso la politica. Me lo dicono anche i giornalisti durante le mie apparizioni in tivvù. La colpa della disaffezione? Quando è scoppiata la crisi nel 2009 si è diffusa l’idea che i figli si troveranno in una situazione peggiore. Si è creata una metastasi dell’ottimismo». Come reagire? «Intanto basta a dire ai giovani che non potranno avere la pensione. Non dobbiamo ammazzare la speranza».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati