Dall’apicoltore al maestro di bottega enogastronomo, dal coltivatore di piante officinali al maniscalco, dal coltivatore di vigne, tartufi, olivi al produttore di latte e formaggi, senza dimenticare la birra artigianale, la norcineria, la gelateria, la pasta, la floricoltura, i vivai, gli allevamenti e tutte quelle figure in grado di valorizzare le produzioni tipiche marchigiane attraverso un buon marketing e l’organizzazione di eventi e manifestazioni. E’ la proposta formativa di 48 corsi gratuiti in partenza nell’ambito della filiera agroalimentare, destinata ai disoccupati e finanziata con il Fondo Sociale Europeo per 2.010.000 di euro, presentata ieri ad Ancona ad una platea di oltre 200 persone interessate dall’assessore all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro Loretta Bravi. Per alcuni corsi le iscrizioni sono già aperte e gli altri partiranno entro marzo.
I CORSI NEL PICENO
Per la Provincia di Ascoli sono previsti dieci corsi: Viticoltura all’Itas Ulpiani (iscrizioni entro il 6 marzo); Tecnico delle attività di conduzione del vigneto e di gestione della cantina; Apicoltura; Produzione lattiero/casearia; Floricoltura/Vivaismo; Operatore import/ export /commercio estero nel Settore florovivaismo; Gelateria (Il gelato artigianale); Operatore marketing agroalimentare e valorizzazione della ristorazione e dei prodotti tipici marchigiani agroalimentari al centro Agroalimentare (iscrizioni entro il 13 marzo); Amministrazione Settore agricolo
L’ASSESSORE BRAVI
«Innovare le competenze partendo dalle tradizioni tipiche locali, favorire la formazione di imprenditoria giovanile e il passaggio generazionale nelle imprese – ha spiegato l’assessore – sono i nostri obiettivi. Le Marche sono una Regione a forte vocazione agricola. Vantano una tradizione agroalimentare ampia, radicata e di grande qualità: un’eccellenza riconosciuta ormai a livello internazionale, che è anche un importante volano per il turismo. Secondo uno studio Nomisma nel 2018, il sistema agroalimentare marchigiano vale 2 miliardi di euro, conta su 43mila imprese (il 28% del totale regionale), 70mila occupati (11%) e produce un valore aggiunto nell’economia regionale quasi doppio rispetto alla media nazionale (12% contro 7%). Quindi, salvaguardare e valorizzare la biodiversità oggi, significa tutelare e valorizzare un patrimonio genetico, economico, sociale e culturale di straordinario valore fatto di pratiche, competenze, esperienze contadine ed artigiane non sempre scritte, ma ricche e complesse. Un “saper fare” che va tramandato perché la sfida è proprio questa: innovare dentro la tradizione». Dei 48 corsi, 30 sono finalizzati al rilascio di qualifiche o specializzazioni ricomprese nel tabulato regionale, con stage fino ad un massimo del 30% delle ore totali e 18 sono percorsi formativi di aggiornamento che mirano a trasmettere le conoscenze e le competenze necessarie per facilitare l’inserimento lavorativo dei disoccupati nel settore agroalimentare. Sono richieste figure con competenze tecniche agronomiche, ma anche conoscenze manageriali, di mercato, ambientali e sociali. Per ciascuna tipologia di figura professionale sono state individuate le sedi di realizzazione dei corsi.
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