Stefano Artissunch, Danila Celani, Dario Faini, Simona Cavallari, Ettore Bassi e, in basso, Gianni Morandi e Walter Mramor, direttore del Teatro Duse
di Luca Capponi
Prima bolognese con standing ovation e ospiti vip. E il bel tour, con elogi e soddisfazioni annesse, continua sotto i migliori auspici. Produzione nata (anche) tra le cento torri, regista sardo/ascolano, musiche di Dardust; tanti sono gli ingredienti “fatti in casa” di “Mi amavi ancora”, spettacolo teatrale diretto da Stefano Artissunch su testo di Florian Zeller che, dopo il doppio debutto al Ventidio Basso dello scorso gennaio, sta girando l’Italia con altrettanto successo. Merito delle interpretazioni di Ettore Bassi e Simona Cavallari (ma anche delle due “spalle” Malvina Ruggiano e Giancarlo Ratti) e di una messa in scena abile a dipingere le traiettorie di un amore (finito?) e a scuotere con i suoi salti temporali che a volte sembrano essere niente altro che tormentati dejavu.
Morandi, Faini, Calcutta e Simona Cavallari
Recensioni positive un po’ ovunque e plauso anche degli addetti ai lavori. Venerdì 1 marzo, ad esempio, in occasione della prima al Teatro Duse di Bologna (dove si replica sabato 2 e domenica 3 marzo), sono arrivati a dare manforte tre big della musica: il mito Gianni Morandi, l’astro emergente Calcutta ed il buon Dario Dardust Faini, reduce dalla vittoria dell’ultimo Sanremo come coautore di “Soldi” che di “Mi amavi ancora” ha curato le musiche. Complimenti, abbracci e foto di rito per i tre ospiti illustri.
«Lo spettacolo sta andando benissimo, siamo felicissimi, non possiamo chiedere di meglio da un’operazione del genere -conferma Artissunch-. Le date bolognesi coincidono col giro di boa e una piccola pausa, per il futuro si prospettano ottime cose, compreso il debutto a Roma. Inutile negare che la vittoria sanremese del brano scritto da Dario sta facendo bene anche a noi».
Tra gli ascolani impegnati nel viaggio di “Mi amavi ancora” anche Danila Celani con Synergie Teatrali, Giorgio Morgese col disegno luci e le foto di Ignacio Maria Coccia.
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