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Ospedale di Vallata, la voce del comitato:
«Basta campanilismi, migliorerà l’offerta
L’alternativa? Andare a curarsi fuori»

PICENO - Tra i membri personalità come il manager Maresca e l'ex vicepresidente della provincia Mandozzi: «I due ospedali di Ascoli e San Benedetto sono stati progettati negli anni ‘50/’60, dobbiamo maturare un altro concetto di sanità». Partecipata assemblea a Pagliare
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di Claudio Felicetti

Una grande opportunità per il territorio, ma anche un’occasione imperdibile e unica per cambiare in meglio la sanità territoriale. Questo il credo e la sfida del neo comitato civico spinetolese favorevole alla realizzazione di un nuovo presidio ospedaliero di eccellenza al centro della Vallata del Tronto, che venerdì 15 marzo ha chiamato a raccolta cittadini, operatori socio-sanitari e rappresentanti istituzionali al teatro “Gigli” di Pagliare per un confronto sull’argomento. Al tavolo dei relatori, l’ex sindaco di Spinetoli ed ex vice presidente della Provincia Emidio Mandozzi, il manager della Sanità Mario Maresca, il presidente del Consiglio comunale spinetolese Duilio Ortenzi e il promotore del primo comitato Giuseppe Del Moro.

Da sinistra: Emidio Mandozzi, Mario Maresca, Duilio Ortenzi e Giuseppe Del Moro

«Proprio in questa sala, il 16 settembre 2002 – ha esordito Mandozzi – nove Consigli comunali del Piceno, insieme a Regione e Asur 13, espressero la comune volontà di impegnarsi per la realizzazione di un nuovo presidio di eccellenza, non come terzo ospedale e neppure come doppione, ma come struttura per “acuti”. Un polo di eccellenza – ha rilevato Mandozzi –  dove i primari avrebbero potuto esprimere la loro professionalità, dando nel contempo la possibilità ai pazienti di avere cure all’avanguardia senza emigrare in altri nosocomi. Dopo il pronunciamento favorevole della conferenza dei sindaci e i carotaggi con esito negativo effettuati dai tecnici regionali sull’area – ha affermato l’ex sindaco -, l’intera vallata avrà un’attrazione e uno sviluppo notevoli, quindi i cittadini devono essere consapevoli di questa grande opportunità».

E’ toccato poi a Del Moro rifare la cronistoria dei passaggi tecnico-istituzionali necessari per arrivare all’individuazione dell’area per il nuovo complesso e al via libera alla sua realizzazione, dallo studio di fattibilità in collaborazione con l’Università di Camerino del febbraio 2006, fino al primo tentativo di comitato nel 2014.  «Basta campanilismi -ha ammonito Del Moro- l’importante è che migliori l’offerta del territorio».

L’ingegnere Maresca, indimenticato direttore generale della Asl picena per una decina di anni, dal 15 maggio 1997, ha tracciato un quadro impietoso delle gestioni ospedaliere, a partire dall’analisi costi e benefici, sottolineando la necessità urgente di una svolta e di un cambiamento radicale, a cominciare dalla cultura dei pazienti-utenti, sull’utilizzo delle strutture ospedaliere.

«I due ospedali attuali -ha evidenziato Maresca- sono stati progettati negli anni ‘50/’60, ora ci sono materiali e tecnologie di un altro livello, e quindi dobbiamo maturare un altro concetto di sanità, a partire dai politici. Oggi -ha proseguito- abbiamo due strutture vecchie e costose, con tecnologie obsolete. Dunque, se spendiamo risorse in maniera non corretta, non possiamo acquistare apparecchiature avanzate e sofisticate, e neppure farmaci di ultima generazione. Ecco allora che dobbiamo porci la domanda: possiamo ancora mantenere così i due ospedali attuali? Servono presidi territoriali e una capillare attività di cure domiciliari per evitare file e disagi al pronto soccorso (che sembrano stazioni ferroviarie). Un giorno di ricovero nella Rsa – ha continuato – costa dagli 80 ai 100 euro, mentre un ricovero in ospedale grava per 1.000 euro al giorno». Insomma, per Maresca deve “funzionare” il territorio e per il futuro va valutato anche un impegno dei medici di base nella diagnostica. In tale prospettiva, è fondamentale il ruolo del personale, che non deve essere stressato come ora, ma deve riqualificarsi e aggiornarsi. «Ecco perché -ha concluso Maresca- serve un nuovo ospedale con professionisti seri e preparati. Non è uno sfizio politico, ma una necessità, per dare risposte soddisfacenti ai pazienti».

L’ospedale Mazzoni di Ascoli (foto Vagnoni)

Il professor Vincenzo Eusebi, spinetolese doc con una carriera al Dipartimento di Anatomia patologica del Sant’Orsola di Bologna,  ha elencato i vantaggi di un nuovo presidio ospedaliero, equidistante da Ascoli e San Benedetto, che consentirebbe di migliorare la velocità di ingresso, avere medici e personale di alto livello e apparecchiature all’avanguardia, con possibilità anche di intercettare le richieste del vicino Abruzzo.
L’infermiere, e componente della Rsu del Mazzoni, Paolo Villa, ha rimarcato le incongruenze dell’attuale gestione dell’Area Vasta 5, che generano sprechi quotidiani.
«La Sanità è cambiata tantissimo – ha osservato il dottor Vincenzo Luciani, psicologo e per anni direttore del Consultorio familiare – e non siamo in grado di dare risposte efficaci. Serve allora una struttura baricentrica con alte tecnologie e professionalità qualificate, e una rete sanitaria più strutturata sul territorio. Umanizzare l’ospedale -ha aggiunto- deve essere una nostra prerogativa, ma serve un cambiamento radicale. Ci attende una sfida – ha concluso Luciani – ma questa è l’unica strada che può dare risposte adeguate alle nostre necessità, se no tra qualche anno dovremo andare a curarci fuori».
Il comitato (di cui fanno parte, oltre a Del Moro, Mandozzi e Ortenzi, anche Benito Erbuto, Giulio Ficcadenti, Giuliano Girolami, Giuseppe Mascitti e Gianluca Straccia) chiederà presto un incontro al presidente della Regione Luca Ceriscioli. Prevista entro l’anno la posa della prima pietra.


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