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Ascoli, città per anziani e stranieri
Fuga all’estero per cercare lavoro
I numeri sono da record

ASCOLI - Sempre più ascolani lasciano la città per andare all’estero a cercare lavoro. E’ quanto emerge dal Documento unico di programmazione varato dalla giunta Castelli in cui si evidenziano numeri e dati relativi alla situazione anagrafica cittadina. Ascoli, dunque, è una città che invecchia inesorabilmente, in cui le nascite sono sempre di meno e dove le iscrizioni all’anagrafe da parte di cittadini stranieri sono in continuo aumento: 3.000 unità circa nel 2018 contro le meno di 1.000 del 2004
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di Adriano Cespi

Non è una città per giovani, Ascoli Piceno. E non è nemmeno una città per ascolani vista la continua fuga verso altri comuni e, soprattutto, negli ultimi cinque anni, verso l’estero. E’, invece, secondo i dati contenuti nel “Documento unico di programmazione” varato dalla giunta Castelli, una città sempre più per anziani (l’età media dal 2013 al 2018, ad esempio, è salita dai 46,5 anni agli attuali 47,8: nel 2002 era di 43,5 anni) e per stranieri (2.966 unità all’1 gennaio 2018, contro le poco più di 2.000 del 2013; erano meno di 1.000 nel 2004). E se a tutto questo aggiungiamo il tasso di natalità sempre più basso (262 nuovi nati nel 2017, per la prima volta sotto quota 300: furono 348 nel 2012), quello che emerge è uno scenario da lento ma inesorabile declino, come dimostrato, anche, dalla popolazione scesa a fine 2017 a 48.773 abitanti (erano 49.203 nel 2016, 49.697 nel 2012, 51.377 nel 2001). Tante le cause, molte le criticità: in primis il lavoro che non c’è e che attesta Ascoli ai livelli da città del sud per quanto riguarda il tasso di disoccupazione (14,5% contro il 7,7% della media marchigiana ed il 10,3% di quella italiana) e quindi l’emersione drammatica di nuove povertà tra perdite d’impiego e chiusure d’attività, in particolare esercizi commerciali (60 persone al giorno sono costrette a ricorrere alla mensa Zarepta della Caritas per un pasto caldo, 843 nel 2018 si sono rivolti all’Emporio della Carità in cerca di beni di prima necessità, 36 famiglie, in attesa del “reddito di cittadinanza”, usufruiscono del “reddito di dignità” del Comune e 177 di quello “di inclusione” dello Stato).

MIGRAZIONE ASCOLANA IN AUMENTO, SOPRATTUTTO ALL’ESTERO

Ma vediamo, negli anni, come si sviluppa questo lento, ma continuo esodo. Relazione al Dup in mano, agli occhi balzano subito i numeri relativi a questa vera e propria fuga dal capoluogo: così si scopre che se gli altri comuni sono, ormai dal 2002, la via preferita da seguire, dal 2013 gli ascolani aggiungono una nuova strada, quella che porta direttamente all’estero. E se nel primo caso si può parlare di giovani coppie alla ricerca di una casa a prezzi più accessibili, in particolare nelle località della vallata del Tronto, nel secondo caso, è evidente che le cause vanno ricercate altrove, principalmente nella necessità di trovare un lavoro. Soprattutto per la data in cui questa tendenza si sviluppa. Se, infatti, fino al 2012 la migrazione di ascolani all’estero parlava di numeri limitati sotto la soglia dei cento (54 nel 2010, 45 nel 2012, appena 13 nel 2002), è nel 2013, quando la crisi comincia a mordere fortemente sul tessuto sociale ed economico cittadino, che la cifra inizia a lievitare superando quota cento (117 nel 2013, 119 nel 2014, 107 nel 2015, 105 nel 2016, per ridiscendere a 78 nel 2017). Facendo registrare così l’inquietante cifra di 526 ascolani emigrati oltre confine negli ultimi 5 anni. Il tutto parallelamente ad un altro tipo di migrazione, quella verso altri comuni. Ed in questo caso i dati sono ancora più alti. Già a partire dal 2002, infatti, questa tendenza verso altre località, magari vicine, inizia ad evidenziarsi. E 596 ascolani, quell’anno, decidono di lasciare definitivamente la città per andare a vivere altrove. Dato che aumenta costantemente (670 nel 2003, 807 nel 2004, 924 nel 2006, 1.017 nel 2009, 942 nel 2012) fino a raggiungere le 822 cancellazioni di residenza nel 2017. Nel contempo, però, in città arrivano persone provenienti da altri Comuni in numero superiore alle “fughe” solo nel 2003 (767) e 2004 (849), perché poi il numero cala sensibilmente facendo segnare un saldo sempre negativo (720 nel 2006, 699 nel 2009, 764 nel 2012) fino alle 623 nuove iscrizioni all’anagrafe del 2017.

IMMIGRAZIONE STRANIERA IN CRESCITA

Saldo negativo che si assottiglia con la voce arrivi di cittadini stranieri. In questo caso parliamo di qualche centinaio l’anno a partire sempre dal 2002 (139), che salgono a 271 nel 2003, 325 nel 2004, 239 nel 2006, 478 nel 2007, 403 nel 2008, 224 nel 2012, fino ai 311 nel 2017. Stranieri (sono complessivamente 2.966 nel 2018, il 6,1% della popolazione residente ad Ascoli) che vedono nella comunità rumena quella più numerosa (759 unità, pari al 25,59%: 551 femmine 208 maschi), seguita da quella polacca (312, pari al 10,52%: 251 femmine, 61 maschi), albanese (267, pari al 9%: 143 femmine, 124 maschi), macedone (202, il 6,81%: 124 maschi 78 femmine), ucraina (123, 4,15%: 95 femmine, 28 maschi). Complessivamente il totale degli europei che risiedono nel capoluogo piceno è di 1.880 unità (63,39% del totale). E’ sorprendente il dato relativo alla presenza degli inglesi in città, sicuramente non in cerca di lavoro, ma, probabilmente, di qualità di vita migliore: 24 unità (0,81%) con 21 maschi e 3 femmine, superiori alle presenze russe (18 di cui 17 femmine). Ci sono poi 15 spagnoli (0,51%, 13 femmine e 2 maschi), 11 tedeschi (0,37%, 9 femmine e 2 maschi), 5 francesi (0,17%, 4 maschi e 1 femmina). Decisamente più bassa di quella europea, la presenza di cittadini africani: 517 (17,43%) rispetto ai 2.966 stranieri complessivamente presenti ad Ascoli, di cui 330 maschi e 187 femmine. In questo caso, la comunità più numerosa è quella marocchina (164 unità, 5,53% di cui 93 femmine e 71 maschi), seguita da quella nigeriana (124, 4,18% di cui 82 maschi e 42 femmine), e da quella senegalese (59, 1,99% di cui 38 maschi e 21 femmine). C’è poi la popolazione asiatica (481 persone, 16,22% di cui 258 maschi e 223 femmine) con le presenze filippine in testa (223 unità, 7,52% di cui 134 femmine e 89 maschi), seguite da quelle cinesi (135, 4,55% di cui 75 maschi e 60 femmine). Infine, quella americana (87 unità, 2,93%, di cui 68 femmine e 19 maschi). La comunità più numerosa è quella brasiliana (24 persone, 0,81% di cui 19 femmine e 5 maschi), seguita, davvero sorprendentemente, da quella statunitense (15 unità, 0,51% di cui 10 femmine e 5 maschi) e cubana (12, 0,40% di cui 8 femmine e 4 maschi).


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