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I tesori scampati al sisma
in mostra anche a Roma

MARCHE - Recuperate 51 opere danneggiate dal terremoto, grazie all'impegno per 200.000 euro di Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni. Un intervento dal rilevante significato storico-artistico
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Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni si stanno impegnando al recupero dei tesori artistici delle Marche danneggiati dal terremoto, grazie a un’operazione partita con la sigla della convenzione del maggio 2017, quando fu costituito un fondo che andrà a coprire totalmente le spese di restauro e conservazione delle 51 opere individuate in accordo con la Soprintendenza.
L’intervento ha un rilevante significato storico-artistico e conservativo per le comunità ecclesiali e civili delle zone terremotate. Le opere sono di proprietà di 17 differenti enti pubblici ed ecclesiastici. La conclusione degli interventi di restauro è prevista per fine maggio.

Si lavora per salvare le opere danneggiate dal sisma

Il curatore Stefano Papetti ricorda che si tratta di tesori «che vanno dal ‘400 al ‘700 con una puntata al ‘900 col gesso opera di Gaetano Orsolini dal titolo “La Schiava” proveniente da Montegiorgio». Le opere sono state affidate al lavoro di diagnostica dell’Università di Camerino, che con innovative capacità ha valutato lo stato di ciascuna opera. I restauratori sono tutti marchigiani.
«I progetti di restauro sono stati finanziati per complessivi 200.000 euro, la cui metà messa a disposizione dal Pio Sodalizio dei Piceni» ricorda il segretario generale Alfredo Lorenzoni. L’altra metà, invece, è stata versata dell’Anci Marche «che si è avvalsa si donazioni di privati e di fondi per il terremoto a disposizione dell’Anci Nazionale» aggiunge il direttore Marcello Bedeschi.

Mangialardi e Lorenzoni

Due le mostre che verranno organizzate: la prima a Senigallia da ottobre 2019 a febbraio 2020, l’altra a Roma presso la sede del Pio Sodalizio dei Piceni da fine marzo a giugno 2020. «Al netto delle spese -dice Maurizio Mangialardi dell’Anci- il ricavato sarà a disposizione per restaurare altre opere tra quelle individuate». Nel catalogo saranno contenute sia le schede artistiche di ciascuna opera e sarà evidenziato l’intervento che è stato effettuato e le tecniche per realizzarlo.
«Terminate le mostre, le opere che non potranno essere ricollocate nelle loro sedi originale perché crollate o non ancora restaurate, saranno collocate in otto depositi e rese fruibili al pubblico» conclude Pierluigi Moriconi della Soprintendenza dei Beni Architettonici delle Marche.


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