di Adriano Cespi
E’ una città in forte declino Ascoli Piceno. Con un tasso di disoccupazione tipico da profondo sud (14,5%): dal 2013 al 2017, sono 526 gli ascolani emigrati all’estero in cerca di lavoro. E un livello di povertà inquietante: 60 persone ogni giorno si rivolgono alla mensa Zarepta della Caritas, 843 famiglie nel 2018 si sono rivolte all’Emporio della Carità. Un capoluogo dove, alla staticità della classe politica si contrappone, però, la dinamicità del settore privato. O meglio, di alcuni imprenditori, magari più “illuminati” di altri, che, in linea con le economie europee più avanzate, vedono nell’innovazione e nello sviluppo tecnologico e digitale il volano del futuro imprenditoriale.
LA NASCITA E LO SVILUPPO DELL’INCUBATORE E ACCELERATORE D’IMPRESE
Nasce così, nel 2013, per volontà di Restart e Fondazione Carisap, Hub21, motore di quel polo scientifico e tecnologico che, abbandonata l’idea di insediarsi in area Carbon, vede nello stabilimento ex Haemonetics la futura sede. Dopo anni di rodaggio, la società trova la sua reale operatività a gennaio 2016 con l’arrivo di Luca Scali, studi alla Bocconi e un trascorso professionale tra Londra e Milano, che viene nominato amministratore delegato, per poi diventare socio. Capitale sociale di 1 milione di euro, i principali soci di Hub21 sono Fainplast, di Battista Faraotti, che detiene il 51% delle quote; Ciam, di Giuliano Tosti (presidente dell’Ascoli Calcio), e Luca Scali, che insieme raggiungono il 30%, quindi Restart, Faraone Industrie (azienda abruzzese) e altri piccoli finanziatori che, insieme, coprono il rimanente 19%. Presidente della società è Battista Faraotti, vice presidente Sabatino Faraone, amministratore Luca Scali; consiglieri Giuliano Tosti, Simone Mariani, Alfredo Sperandio, Franco Gaspari presidente Restart. «Come vedete – fa notare l’ad Scali – la Fondazione Cassa di Risparmio non figura perché, dopo una disponibilità iniziale, ripensò la sua partecipazione societaria».
LA MISSION DI HUB21: FAR NASCERE IMPRESE INNOVATIVE
«Sgombriamo subito il campo da eventuali equivoci – precisa l’amministratore delegato di Hub21, Luca Scali – noi non possiamo risolvere il problema occupazionale di Ascoli. Non possiamo e non è, peraltro, un ruolo che ci spetta. Quello che, invece, possiamo fare e facciamo tutti i giorni è esaminare idee, progetti innovativi, e trasformarli in impresa. Il nostro compito, insomma, è quello di miscelare fantasia e concretezza, creatività e operatività, talento e azienda. E, dopo due anni di vita, i primi risultati iniziamo a vederli. Abbiamo aperto anche una collaborazione con l’Università di Ascoli e due loro ricercatori collaborano con noi». Hub21 è quello che tecnicamente viene definito un incubatore d’imprese, un meccanismo, cioè, che permette ad una buona idea, ancora in fase embrionale, di diventare impresa attraverso l’immediata disponibilità di esperti consulenti e, successivamente, di risorse finanziarie. E queste nuove piccole realtà prendono il nome di start up. «Ribadisco – continua Scali – il nostro compito è dare vita a strutture imprenditoriali innovative, basate sulla tecnologia digitale avanzata. Attività che non sviluppano grandi numeri occupazionali, ma che, comunque, sono in grado di assorbire talenti e di realizzare i sogni di molti giovani. Vi dico questo perché i numeri parlano chiaro: in Italia ci sono 10.000 start up operative che occupano, complessivamente, 50.000 dipendenti. Mentre diecimila piccole e medie imprese riescono a dare lavoro a milioni di persone. Tuttavia il futuro è questo: innovazione tecnologica sempre più spinta. Non si scappa, ci dobbiamo adeguare». E l’Europa questo messaggio lo ha captato e compreso, mentre l’Italia è ancora in fase di decodificazione. «Da noi siamo ancora molto indietro – sottolinea Scali – basti vedere i capitali investiti in start up digitali nei principali Paesi dell’UE. Se nel 2012 immettevamo in questo comparto 100milioni di euro al pari di Inghilterra, Francia e Germania, nel 2017 le cose sono cambiate notevolmente. L’Inghilterra è, infatti, passata ad investire qualcosa come 4 miliardi, Francia e Germania 3 mld, addirittura la Polonia 1 miliardo di euro. E noi sapete quante risorse abbiamo mosso? 110 milioni di euro, appena 10 milioni in più di cinque anni prima, la stessa cifra, peraltro, che ha investito la sola città di Varsavia. E, infatti, il Pil prodotto, ovvero la ricchezza creata grazie alle start up, in Inghilterra è pari al 7% del totale, in Europa si attesta al 5,5%, mentre in Italia siamo sotto l’1%. E’ il risultato dello scarso appeal che l’innovazione vanta nel comparto delle piccole e medie imprese. Su un totale di 6 milioni di Pmi presenti in Italia, solo un terzo investe in innovazione».
QUALE FUTURO PER IL POLO TECNOLOGICO ASCOLANO?
Non son numeri altissimi, a livello occupazionale, quelli finora raggiunti da Hub21, ma che comunque, secondo l’amministratore delegato Scali, fanno ben sperare per il futuro. «Intanto – puntualizza l’ad – voglio ricordare che Restart, con la start up “Terrenuove”, punta ad assorbire una quarantina di lavoratori ex Carbon over 50 che si occuperanno della bonifica dell’area. E non è poco, vista la situazione occupazionale ascolana, soprattutto relativa alle persone di una certa età e, quindi, a rischio reinserimento professionale. Speriamo che a livello ministeriale arrivi presto l’ok al commissario per la bonifica della vasca di prima pioggia e, quindi, allo sblocco dei lavori». Un primo risultato, dunque, sembra essere centrato. Ma sono diverse le realtà imprenditoriali nate in questi tre anni di attività. «In totale – spiega Scali – abbiamo dato vita ad una trentina di start up. Ed alcune davvero molto interessanti e ad alta innovazione digitale. Sto parlando, ad esempio, della società Cashinvoice.it che è una piattaforma di anticipo fatture fintech: pensate che dà lavoro ad otto persone qui sul territorio e, nel 2018, ha effettuato transazioni per 65 milioni di euro diventando, così, il terzo operatore italiano. C’è poi la Demosend.com che produce e distribuisce musica in streaming. Dà lavoro a tre persone e con un investimento di 100.000 euro ci ritroviamo, ora, con una società che vale 3 milioni. Ma non basta, un’altra start up molto importante per il settore di cui si occupa, è la Sanusfood.it che promuove e commercializza prodotti naturali per cure oncologiche: oltre quaranta prodotti creati dallo scienziato Domenico Martini di Roccafluvione, tutti certificati dal Ministero della Salute. In questo caso sono cinque le persone occupate. E poi c’è la Animeoscure.it una start up molto particolare. Dal talento di alcuni giovani ascolani è nato questo piccolo gioiello che realizza fumetti cartacei in realtà aumentata sulla vita di Cecco D’Ascoli. Finora sono stati realizzati quattro “giornalini” ed il disegnatore è lo stesso di Tex Willer. Ebbene, attraverso uno smartphone possiamo vedere i personaggi, oppure i luoghi disegnati su carta, espandersi improvvisamente fino quasi a schizzare fuori dal cellulare. E siamo fieri di poter annunciare che siamo riusciti a siglare una partnership con Digital magics, uno degli acceleratori d’impresa più importanti, che ci permetterà di occuparci di start up marchigiane, umbre, abruzzesi, molisane e romagnole. Abbiamo, infatti, visionato già tre dossier – conclude Scali – per arrivare ad incubare (fornire i primi servizi, come il notaio, il commercialista ed altro, indispensabili per far nascere l’impresa, ndr) altrettante start up marchigiane ed umbre nel settore degli accessori moda in pelle e della componentistica motociclistica».
Sarà per Ascoli l’inizio di una nuova visione imprenditoriale capace di rilanciare il territorio anche in chiave occupazionale e di ricchezza prodotta? E’ quello che la città si aspetta.
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